~ 𝖮𝗇𝖾 𝗌𝗁𝗈𝗍 ~

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Ormai si era fatta notte fonda, e un ragazzo gironzolava ancora per le strade di Yokohama nonostante fosse inverno. Quello stesso giorno aveva anche nevicato, e la città era ricoperta di neve. Se ne stava seduto su una muretta con le mani nelle tasche del cappotto nero che indossava ad osservare la luna.
Quest'ultima rifletteva su i suoi piccoli occhi color grigio, che dopo poco si concentrarono a guardare altro.

C'era una piccola stradina al suo fianco, dove di solito nessuno ci andava se non qualcuno con cattive intenzioni. Rimase a guardare per parecchi minuti il vuoto di quella via, dato che non si poteva vedere granché con tutto il buio che c'era, fino a quando la sua concentrazione non venne interrotta da un rumore provenire proprio da quella direzione.

Si mise subito sulla difensiva, saltando giu dalla muretta e pronto a utilizzare la sua abilità se ci fosse stato qualcuno o qualcosa a venirgli incontro ad attaccarlo.
Lentamente si incamminò verso la stradina, voleva capire che cos'era stato quel rumore ed accertarsi che non ci fosse nessuno e che semplicemente era stato un gatto che magari correndo era andato addosso a qualcosa facendola cadere. Sfortunatamente peró, non era così.

Inizió a intravedere delle gocce di sangue sul pavimento che a quanto pare creavano come un sentiero da seguire che l'avrebbe portato sicuramente da qualche parte. Infatti, dopo pochi minuti, ritrovò ai suoi piedi un corpo, disteso a pancia in giù. Non riusciva a capire chi fosse dato che la luce scarseggiava e i lampioni sembravano non voler collaborare, però, nonostante questo, quel corpo disteso a terra gli sembrava parecchio familiare, era quasi sicuro di averlo già visto da qualche parte.
Posó un piede sulla spalla di quello che sembrava essere un ragazzo e con un pó di forza giró completamente il suo corpo, così da poter vedere il suo viso.

Sgranó gli occhi a quella visione e fece immediatamente tre passi indietro, attivando subito dopo la sua abilità, ovvero Rashōmon.
Tentò di strozzare il ragazzo con quest'ultima, ma si fermó non appena le sue lame appuntite raggiunsero il collo dell'altro, che, vedendo che non dava nessun segno di vita, decise di ritirare, trovando pressoché inutile tentare di fargli del male dato che quest'ultimo era già svenuto da un pezzo.
Decise di riavvicinarsi al ragazzo e di accucciarsi vicino a lui, osservando attentamente il suo viso.
Si, non c'erano dubbi, era decisamente lui, Atsushi Nakajima. Iniziò a domandarsi come mai fosse conciato in quel modo, e soprattutto, chi poteva essere stato. Sospiró, rimanendo ancora per qualche minuto a guardare il ragazzo, pensando a che cosa avrebbe potuto fare.
Era meglio lasciarlo morire lì di freddo?
o magari ucciderlo definitivamente dandogli il colpo di grazia?
o forse dargli una mano?
Ci pensò su per un po', e non si sa per quale strano motivo che nemmeno lui riusciva a comprendere, optò per l'ultima opzione, ovvero di aiutarlo.

Attivò nuovamente Rashōmon, questa volta però non per strozzare il ragazzo ma bensì per aiutarlo. Avvolse le lame attorno al suo bacino, alzandolo lentamente da terra, prima di incamminarsi verso casa.

davvero? io? Akutagawa Ryūnosuke che aiuta la persona che odia di più al mondo?

tsk... maledizione a me

Pensó, mentre stava camminando a testa bassa con le mani in tasca come al suo solito.
Una volta a casa posó il ragazzo sopra il divano, accucciandosi poi vicino a lui. Allungó una mano verso il suo viso, posando il dorso di quest'ultima sulla sua guancia. Percepì che il ragazzo era praticamente congelato, infatti si alzó e andó subito a prendere una coperta, alzando anche il riscaldamento. Posó sopra di lui la coperta che aveva preso dalla sua camera, rimettendosi poi nella stessa posizione di prima, tornando ad osservare ogni minimo dettaglio del suo viso. Notó solo dopo tutti i piccoli tagli e lividi che aveva sul viso e che molto probabilmente aveva anche sul resto del corpo dato che pantaloni e camicia erano rovinati, e in più non portava nemmeno le scarpe.
I suoi vestiti erano anche sporchi di sangue e terra, in più erano fradici.

𝙨𝙢𝙞𝙡𝙚 𝙖𝙜𝙖𝙞𝙣 (𝗌𝗁𝗂𝗇 𝗌𝗈𝗎𝗄𝗈𝗄𝗎) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora