13 Era il suo Eren...

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"Hai il pranzo?".
"Sì mamma", rispose Eren mentre si allacciava le scarpe.
"Il telefono carico?".
"Sì sì".
"E cosa importante non-".
"Mamma faccio tardi!".
"Mikasa per favore fai in modo che tuo fratello non combini alcun guaio".
"Certo mamma" rispose la ragazza mentre si sistemava la sciarpa rossa attorno al collo "mi occupo io di lui".
"Non sono più un bambino!" obiettò Eren "Ho diciotto anni per la miseria!".
"Su dai Eren facciamo tardi".
"Sì sì non serve che me lo ripeti. Ciao mamma".
"Buona gionata ragazzi", salutò Carla.
Mikasa ed Eren si congedarono con un cenno del capo e si incamminarono diretti alla fermata dell'autobus. Il sole sarebbe sorto a breve, ma ciononostante c'era poca luce, colpa di nuvole grigie come il manto dei topi, che occupavano tutto il cielo. Soffiava un vento talmente gelido che avrebbe congelato qualunque cosa, intrappolandola in una gabbia di ghiaccio artico. Nel frattempo che aspettava il pullman il ragazzo si sistemò la collana con la chiave sulla felpa. Non si ricordava da dove venisse; secondo suo padre era stato un regalo dei nonni per il suo decimo compleanno, ma non aveva alcun ricordo a riguardo. Aveva domandato pure a sua madre, ma lei aveva finto di non aver capito la domanda, rispondendo alla fine con vacuità. Sospirò. Era inutile pensarci. Tanto non lo avrebbe mai saputo. Si mise le cuffie bluetooth alle orecchie ed avviò la musica al massimo volume. Alla fine della prima canzone arrivò la corriera e dopo aver mostrato l'abbonamento al conducente si sedette al solito posto vicino a Mikasa.
"Ragazzi!", li chiamò un ragazzo seduto dietro di loro.
Aveva i capelli a caschetto, di un biondo acceso, col volto tondo e i lineamenti dolci e quasi femminili. Gli occhi erano grandi e azzurri.
"Armin!" esclamò un Eren sorridente, levandosi le cuffie dalle orecchie "Come stai?".
"Benissimo! Ho saputo che hai ricevuto i risultati delle analisi".
"Te l'ha detto mia madre vero?".
"In realtà no. Entrambi ci ha visitato tuo padre".
"Vero, non me lo ricordavo più. A me è venuto fuori Alfa. Tu invece?".
"Beta. Pronto per iniziare l'ultimo anno di scuola?".
"Oh sì. Non vedo l'ora, così vado a lavorare e i libri non mi perseguiteranno più ".
"A quanto so abbiamo cambiato un professore", disse all'improvviso Mikasa, dopo un lungo momento di silenzio.
"Davvero?", domandò Armin.
"Sì. Il professore di matematica è andato in pensione. Ne abbiamo uno nuovo".
"Era ora!" esclamò Eren "Quello di prima non insegnava una sega. Speriamo che quello nuovo sia decente".

"Maddai Levi! Dovresti esserne felice!".
"Felice di dover insegnare a un branco di mocciosi diciottenni? Spero tu stia scherzando".
"No invece! Hai cambiato ambiente, colleghi e studenti. Aria nuova fa sempre bene".
"Che ne sai tu quattrocchi?".
"Sono una dottoressa te lo sei scordato?".
"No Hanji".
"Ecco appunto. Chissà, magari rivedrai-".
"Hanji" la interruppe con voce ferma, sapendo già di chi stava parlando "ci saranno una decina di scuole superiori in città. Credi veramente che lui sia qui, con tutte quelle che ci sono?".
"Chi può dirlo".
"Lo dico io. Non lo vedo da otto anni e credi veramente che lo rivedrò qui?".
"La speranza è l'ultima a morire caro Levi, ricordalo. Scusa ti devo lasciare. Il lavoro mi chiama".
"Va bene".
"Fammi sapere com'è andata! Ciao!".
Levi mise giù la telefonata ed entrò nell'aula. Venti studenti, metà ragazze e l'altra ragazzi, sedevano tra i banchi in posizione composta, tutti che guardavano il nuovo arrivato con curiosità. Eccetto uno. Aveva la tempia appoggiata sul banco, con la testa velata dal cappuccio della felpa e le braccia penzoloni. Russava come se non dormisse da giorni, fregandosene di stare in classe. Sbuffando, Levi appoggiò la borsa con dentro i libri sulla cattedra e guardò lo schema dei banchi, disegnato su un foglio di carta fissato sullo scrittorio con dello scotch. Leggendo un certo E. Y. nella casella corrispondente a quella del banco del bello addormentato urlò:
"Svegliati moccioso!".
Il ragazzo si svegliò di colpo, guardandosi attorno con sguardo assonnato. Sbadigliò e si scoprì la testa. Levi invece, sgranò gli occhi.
Capelli castani.
Pelle olivastra.
Occhi smeraldini.
Una chiave legata al collo a mo di collana.
Il suo Eren.
Era il suo Eren...



Angolo Autore:

Ciao! Come vi sembra questa storia?
Da adesso comincia la seconda parte del racconto, piena colpi di scena e cose mlmlmlmlmlml😏😏😏
Okay a parte gli scherzi, volevo darvi un annuncio: la ereri non sarà l'unica ship presente. Infatti ci saranno degli accenni (e PROBABILMENTE dei capitoli a sé, ma non ne sono sicura) di altre 2-3 ship, ma ovviamente non vi dirò di cosa parlo, anche perché farei degli spoiler nella trama.
Detto questo, ciaooo!!!

Mi chiamo Eren! ~Ereri~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora