EPILOGO

77 7 4
                                    

"In verità, in verità vi dico che chi crede in me 

farà anch'egli le opere che faccio io;

 e ne farà di maggiori"

- Gesù Cristo

***

Dopo quella notte, tutta Filadelfia era stata inondata da un nuovo fuoco di fede che ardeva in ogni componente di quella pacifica comunità. Grazie al coraggio della giovane Ariel si erano scoperto il punto debole dei Lucifer, primo fra tutti il nome di Gesù Cristo che, se pronunciato con fede e desiderio di salvezza, poteva mettere in ginocchio qualsiasi demone; questo particolare era stato confermato anche da Caleb, un pomeriggio, alla presenza di Simon e Nathan.

«Sì, è stato quando mi hanno condotto nella sala dei sacrifici che ho creduto nel Suo Nome...» Caleb era seduto nella poltroncina di pelle scura di fronte alla scrivania dello studio di Simon e scrocchiava le dita convulsamente. Lo sguardo di Nathan incontrò quello di Simon, seduto di fronte al ragazzo con il mento poggiato sulle mani intrecciate. «Figliolo...» iniziò il Padre «Non devi dirmi tutto adesso, questo lo sai, vero?» mentre cercava i suoi occhi. Quello alzò il capo in uno scatto, con occhi sbarrati e mento tremulo. «No! Io voglio. Io devo farlo!» si pose una mano sul petto e strinse il colletto della felpa tra le dita, come chi ha bisogno di respirare. «Ho bisogno di dire tutta la verità sul loro mondo; su quello che mi hanno fatto e su quello che hanno intenzione di fare!»

Nathan poggiò una mano sulla spalla di Simon e si piegò verso il ragazzo con un palmo sulla superficie legnosa; osservò il volto di quel ragazzo che pareva di star vivendo nuovamente e, di fronte ai suoi occhi, tutte le azioni immonde del passato. «Caleb,» pronunciò il ministro «vedo nel tuo sguardo la paura di una nuova ignota esperienza. Sarebbe meglio che andassi a riposare. Ci penseremo tra qualche giorno alle tue rivelazioni. Non temere.»

Simon storse le labbra a quella considerazione e lo osservò dal basso, poi la risposta di Caleb giunse repentina: «Con tutto il rispetto, Nathan...» sospirò, chiudendo gli occhi, quasi a voler reprimere una vecchia natura che avrebbe risposto malamente. «Io ricordo una parola, ascoltata in questo luogo, quando avevo circa dieci anni, e pronunciata da colui che ti sta alla destra.» Un mezzo sorriso sornione: «"Arriva il momento in cui l'anima va incontro alla verità e quando questo accade le tenebre devono scappare via da lei". E io voglio essere lo spavento delle tenebre.» concluse battendo il palmo sulla scrivania.

Simon rise come non aveva fatto da tempo, tanto che dovette portare il pugno chiuso alle labbra mentre Nathan si raddrizzava con occhi sbarrati. «La Parola è vivente, Nathan. Di cosa ti meravigli?» continuò a ridere tanto che dovette asciugarsi una lacrima con l'indice destro. «E' lui, Nathan. E' il nostro Caleb dalla risposta pronta...» ispirò tornando malinconico. «Alla fine...» gli occhi vacui «Joshua ti ha salvato sul serio.»

A quel ricordo, il padre avvertì la gola stretta a un nodo, ma sorrise ugualmente, volgendo gli occhi al cielo azzurro alla sua destra visibile dall'ampia finestra del suo studio.

***

«Amati fratelli» Simon era giunto sul pulpito della Cappella del Centro, sotto la grande Croce, per la predicazione della domenica. Il sole ancora alto del pomeriggio, si incanalava nelle vetrate dai colori accesi e dalle forme caleidoscopiche. «E' un periodo di festa per diversi motivi» il sorriso ampio, la luce nel volto disteso dopo molte lotte. «Non solo per il ritrovamento di un figlio che ci era stato portato via» i suoi occhi andarono al giovane Caleb, che in quel momento sedeva al primo posto accanto ad Ariel che stringeva ancora tra le mani il biglietto datole da Simon al cui interno c'era la foto del piccolo Caleb, sorridente verso la fotocamera, con in mano una boccetta contenente un liquido dorato, la stessa che aveva visto della stanza di Joshua, contenente l'essenza di bergamotto.

The Name of Jesus Christ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora