8. Il matrimonio dell'anno

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Sabato 19 Dicembre

Il matrimonio dell'anno.

Lui è qui.

È arrivato alla fine.

Ci siamo.

Il grande giorno, il mio grande giorno. Quello che, a detta di mia madre, mi ricorderò per tutta la vita. Il giorno migliore della suddetta vita.

Bah.

Io spero solo finisca il prima possibile. Devo togliermi questo cerotto, passare al dopo. Voglio già togliermi questo vestito che d'un botto è diventato pesante, soffocante.

Mia madre, Viola, Caterina non sembrano pensarla così. Mi saltellano attorno da qualche ora ormai, tutte sprizzanti gioia, allegria, un'allegria apparentemente incontrollabile. Ci sono già passate prima, sanno cosa hanno alle mani. Ed io mi sento come totalmente abbandonata a loro, alle loro mani veloci che mi aiutano a pettinarmi, ad infilarmi il vestito, a truccarmi. E nel frattempo parlano tra di loro, bevono champagne e se la ridono, se la ridono tantissimo. Io non riesco a fare un mezzo sorriso spontaneo.

Dentro di me sento che sto per fare un passo sbagliato. Forse il più grande errore della mia vita. Eppure non riesco a prendere quel briciolo di coraggio per annunciare che io non amo Gabriele come amo quel cretino che abita a venti metri da me, quello che nonostante tutto quello che è successo tra di noi è pronto a ritornare insieme a me, a baciarmi, a scrivermi delle splendide lettere d'amore. O almeno era questa l'impressione che mi aveva dato prima di lasciarmi in lacrime sul pianerottolo, proprio un attimo dopo avermi dato il bacio più intenso della mia vita. Un bacio d'addio come non ne avevo mai dati. Come non ne avevo mai ricevuti.

«Mì, inclina un pochino la testa che devo verificare di averti dato per bene il fondotinta anche sulla mandibola» la voce profonda di Viola mi distrae appena dal mio flusso di pensieri che Joyce scansate. Inspiro a fondo, decidendomi di affrontare tutta questa situazione con una delle mie caratteristiche preferite, ma che ultimamente sto lasciando un po' andare: il sarcasmo e l'ironia.

Se lo vogliamo fare, almeno abbandoniamo l'atmosfera da telenovela brutta e facciamola diventare una commedia romantica. Una cosa alla Notting Hill. Oppure alla Quattro matrimoni e un funerale. (Qualunque cosa che abbia Hugh Grant dentro che sprizzi il suo essere british da ogni poro va bene).

«Via giù Lola, mi sembra già di essermi coperta di quella schifezza abbastanza da sembrare una Kardashian» mi scanso dal suo ennesimo sforzo d'incipriarmi il naso e quindi lei si arrende, abbandonando la cipria sul cassettone.

«Quanto manca mamma?» chiedo, mentre osservo dubbiosa l'estetista mentre si impegna a farmi le unghie quantomeno presentabili.

«Un'oretta» risponde dopo una veloce occhiata all'orologio. Però poi sembra ripensarci. «Facciamo mezz'ora, togliendo però il tempo di arrivare in centro da qui con tutto questo casino di gente».

Un'ora al mio addio definitivo alla vita da single e felice. Cioè da persona non sposata perché ormai single non lo sono da sette anni. Tra un'ora mi devo per sempre legare ad una persona di cui non sono nemmeno sicura. E allora perché lo sto facendo? Perché sacrificare la mia intera vita per stare con qualcuno che non amo completamente? Un dilemma del genere manco i personaggi di Jane Austen. Eppure io vivo nel 2015, potrei tranquillamente farmi avanti e dire "Gabri, scusa ma non sei te quello che voglio sposare". Troppo facile, non vi pare? Infatti è impossibile. Soprattutto per un cuor di leone come me. E poi ci vogliamo mettere anche mia madre che continuerà a rompermi i coglioni finché campo? Ma non ci penso nemmeno. A maggior ragione perché Max, la mia unica scelta, l'unico uomo con cui sono sicura di passare la mia vecchiaia si è tirato indietro. Preso da un attacco di strizza, ha deciso che non se la sentiva di buttare tutto all'aria per una cosa inutile come l'amore. Le sue parole mi sono rimaste impresse: "non saremo mai felici insieme". Forse ha ragione. Forse noi abbiamo avuto il nostro momento, il nostro attimo, ma non siamo riusciti a coglierlo come si deve, non siamo riusciti a far sviluppare la relazione, forse perché troppo egoisti, forse perché troppo fifoni. Ma immagino che non conosceremo mai la risposta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 08, 2020 ⏰

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