Non appena Jaesun finì il suo gelato corse subito a giocare con gli altri bambini lì al parco, lasciando me e Jungkook soli a finire i nostri ancora a metà.
Eravamo seduti su una panchina all'ombra di un gracile albero, uno di fianco all'altro in silenzio e con il viso rivolto davanti a noi, come due sconosciuti finiti nello stesso luogo per caso.
Il ragazzo parlò per primo, «scusami ancora hyung, non era mia intenzione rovinarti la serata» e proprio non lo riuscivo a capire, perché continuava a scusarsi per quello?
«È questo quello che volevi dirmi?» gli chiesi schietto perché sicuro che non sarebbe arrivato al punto tanto facilmente, come se un grumo di saliva gli fosse bloccato in gola impedendogli di parlare chiaramente.
Tuttavia quel tono risultò un po' troppo duro perché percepii Jungkook sussultare, ma ahimè quella situazione stava mettendo più pressione a me che a lui.
Avevo solo in testa il forte desiderio di saltargli addosso, sentire il gusto di gelato alla fragola su quelle sue labbra a coniglietto che tanto volevo assaporare.
«No... Cioè, sia sì che no...».
Voltai lo sguardo verso di lui vedendolo piegato in avanti, con gli avambracci appoggiati sulle ginocchia e il viso chino a terra, tra le mani il rosato gelato che lentamente colava verso le sue lunghe dita leggermente tremanti.
Sentii un forte dolore al petto, sembrava stesse soffrendo internamento per cercare il coraggio e le parole per parlarmi.
«Sì, insomma... - lo sentii tirare su con il naso mentre alzava la testa, con la leggera brezza che gli scompigliava gli arruffati capelli color ciliegia - ... io volevo fare solo una sorpresa a Jaesun e passare il pomeriggio fuori con lui, ma non avevo immaginato che mia madre ti avrebbe chiamato per venire al posto mio, rovinando sia i miei piani che il tuo giorno libero per qualcosa che pensavo fosse scontato».
La stretta al petto si allargò, facendomi sentire in colpa per aver pensato che il ragazzo non tenesse minimamente al fratello minore.
«Ma forse hai ragione tu hyung, evidentemente non sono e sarò mai un bravo fratello, come non sarò mai un bravo amico, compagno di scuola, fidanzato e figlio, ma solo e semplicemente un completo disastro».
Subito dopo si alzò il cappuccio nero in testa per coprirsi il volto, ed io rimasi così spiazzato dalle sue parole che non riuscii subito a dire qualcosa, rimanendo per diversi secondi con la bocca socchiusa.
«J-Jungkook...» fu l'unica cosa che riuscii a dire, vedendolo passarsi nel volto una manica della felpa per asciugarsi gli occhi lucidi.
«E sai hyung, è davvero difficile rimanere motivati ad andare avanti per soddisfare le aspettative di tutti quanti senza avere l'appoggio di nessuno, ma per quanto io mi impegni anche un solo minimo errore mi fa cadere di più in basso».
La sua voce era sempre più tremolante, fragile, come sospesa su un filo a mezz'aria e pronta a perdere l'equilibrio da un momento all'altro.
Le miei mani iniziarono a fremere e il cuore a palpitare, lasciai la presa sul cono gelato che cadde sulla ghiaia sotto i nostri piedi senza importarmene, poiché le mie braccia andarono subito ad avvolgere le spalle del ragazzo in lacrime.
Lo sentii debolmente singhiozzare sotto quella stretta e, appoggiando un lato della testa sulla sua schiena, potei sentire come il suo cuore stesse battendo forte.
Chiusi gli occhi e mi lasciai avvolgere dal suo dolce profumo, il quale da giorni non riuscivo a togliermi dalla testa.
Era stato un cambiamneto improvviso, si era dimostrato tutto d'un tratto un ragazzo fragile e ricco di insicurezze e ciò mi faceva sentire in dovere di proteggerlo da tutto e tutti.
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fantasticherie color ciliegia. jikook
Fanfiction«Perché continui a guardarmi? Ho fatto qualcosa di male?» «Non puoi capire cosa tu riesca a farmi immaginare, Jeon Jungkook...» (incompleta) 2021 © ossobruco