Il ragazzo di nessuno

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Che serata del cazzo.

Stava pensando la stessa cosa da almeno mezz'ora, mentre fissava il bicchiere semivuoto che aveva davanti a sé. Sarebbe stato meglio rimanere a casa piuttosto che andarsi a rintanare da solo in quel locale per fingere di avere una vita sociale che invece scarseggiava da un po'.
Louis mandò giù un altro sorso d'alcool, sperando che fosse sufficiente a sollevare le sorti di una serata a dir poco noiosa e inconcludente. Se non gli fosse sembrato troppo patetico tornare a casa alle dieci e mezza del venerdì sera, sarebbe andato a recuperare la sua macchina senza pensarci due volte.

                                                                                              *

Forse avrebbe fatto meglio ad uscire con i suoi colleghi di lavoro accettando il loro invito, ma l'idea di andare al cinema a vedere un film mieloso gli aveva fatto venire i brividi, tanto che poco prima di uscire aveva disdetto inventandosi una scusa e riattaccando il telefono in faccia ad Eleonor, la quale aveva provato a chiedergli spiegazioni.

*

In fondo gli piaceva regalarsi dei momenti da solo con se stesso, ascoltare il silenzio dei suoi pensieri dispersi in mezzo alla confusione del resto del mondo attorno a lui ed era da tanto che non gli capitava di tagliare fuori tutto e starsene per i fatti suoi.
Certo, aveva anche altre aspettative, e gli seccava che i suoi piani fossero naufragati in maniera tanto plateale, ma non poteva farci nulla.
Non c'era nessuno che conosceva in quel locale. Tutti erano troppo impegnati a divertirsi o a pensare agli affari propri per curarsi di lui.
E, all'improvviso, tornare a casa e seppellirsi davanti alla televisione, magari a guardare un horror di serie B, non gli sembrò più una cosa tanto pessima, considerato anche che il giorno dopo avrebbe dovuto alzarsi presto per andare a lavorare.
Ordinò una bottiglia di birra, pagò il conto ed uscì, rabbrividendo per l'aria fredda di settembre che gli frustò il volto.
Aveva appena attraversato la strada, quando qualcuno lo chiamò, spingendolo a voltarsi.

– Ehi! Ehi, fermati!-

Vide un ragazzino che si sbracciava verso di lui e gli veniva incontro con il suo portafoglio in mano.

– L'hai dimenticato sul bancone. – glielo porse senza aggiungere altro.
– Oh, grazie! Dannazione, chissà dove avevo la testa! – replicò lui.
– Ti ho osservato per un po', mentre stavi seduto a bere. In effetti avevi l'aria scazzata. Però ti dona!
– Cos'è questo, un nuovo modo di fare complimenti? – ridacchiò lui, prendendosi qualche attimo per scrutare il ragazzino che aveva davanti. Quasi spariva dentro ad una felpa enorme e un paio di jeans troppo stretti. Alla luce dei lampioni della strada non riusciva a distinguere il colore dei suoi occhi, forse erano castani come i folti capelli ricci? O erano verdi? Aveva l'aria sperduta di chi non andava troppo spesso in giro per i locali gay di Londra, forse era solo uno di quei ragazzini in piena confusione sessuale, convinto di riuscire a farsi un'idea della sua condizione grazie ad una serata passata fuori.

– Comunque mi chiamo Harry, piacere!-

Gli porse la mano e abbozzò un sorriso.

– Louis. – rispose, senza mostrare particolare entusiasmo.
– Brutti pensieri per la testa?-
– Mh, qualcosa del genere. – replicò, correggendosi subito dopo. – No, niente di che, sono semplicemente annoiato, tutto qui.-
– Anche io. Quel posto non mi è piaciuto granché.-
– È la prima volta che ci vieni?-
– Beh... sì. Tu ci vieni spesso?-
– Quando capita.-

La conversazione sembrò morire lì, fino a quando Harry indicò la bottiglia e gli chiese un sorso di birra.

– Grazie, stavo morendo dalla sete.-
– Figurati. Allora dimmi, che ci fai qui tutto solo? – gli chiese incuriosito Louis.
– Mi hanno detto che quello era un locale gay e io... io ero venuto a vedere se era il posto adatto a uno come me.-

IL RAGAZZO DI NESSUNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora