CAPITOLO 2

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Silenzio.
Solo silenzio attorno a me.
Mi trovo sdraiata sul mio caldo e morbido letto, intenta a guardare il soffitto e a provare ad addormentarmi. Sono solo le 6:30 del mattino, ma la mia mente non ne vuole proprio sapere di riposare ancora qualche ora.
Con movimenti pigri e lenti mi alzo, mettendomi in piedi fissa dinanzi allo specchio accanto al comodino.
I lunghi capelli rossi intenso mi scendono morbidi e disordinati lungo le spalle ed il busto, coprendo la larga maglietta nera che mi arriva fino a metà coscia. Le gambe scoperte sono pallide, piene di graffi e di lividi. Ho gli occhi socchiusi a causa della stanchezza, la quale è assai evidente sul volto. Insoddisfatta di ciò che lo specchio riflette, mi infilo in bagno lavandomi la faccia. La pelle quest'ultima è liscia e chiara, esattamente come piace a me; i grandi occhi verdi sono circondati da lunghe ciglia, mentre le labbra screpolate a causa dell'aria fredda della notte.
Dopo essermi messa il mascara e un filo di lucidalabbra, infilo al lato sinistro del labbro inferiore un piccolo piercing completando l'opera
     – Se mi vedessero i miei... sicuramente non mi riconoscerebbero – dico a voce alta come se stessi parlando con qualcuno.
Una sensazione di solitudine e rabbia mi invade appesantendomi il respiro. È inutile pensarci, lo so bene, ma la mia testa non riesce a rinunciare al passato, alle persone della mia ormai vecchia vita.
Un rumore proveniente dal piano di sotto attira la mia attenzione, mettendo fine ai pensieri monotoni.
Senza indugiare oltre ritorno in camera afferrando la pistola da sotto il cuscino, dirigendomi silenziosamente di sotto.
Sono ritornata in questa casa da un paio di settimane, durante le quali nessuno è mai riuscito ad entrare all'interno delle mura. Un'abitazione cinta da boschi, sicuramente infestati da creature mostruose, non è il luogo più sicuro dove vivere, ma è sempre meglio che essere costantemente circondata da esseri umani spaventati e incapaci di combattere.
Sollevata, ma con il cuore che ancora mi batte forte, mi fermo sull'ultimo gradino, ritrovandomi davanti un cagnolino ancora più spaventato di me. Il cucciolo è piccolo, ricoperto da un pelo lungo e grigio, lo steso colore dei suoi grandi occhi.
     – Come hai fatto ad entrare? – domando avvicinandomi con passi lenti all'animale.
Quest'ultimo abbaia indietreggiando, intimorito dalla mia presenza.
     – Non voglio farti del male – continuo a parlare sorridendo dolcemente.
Il piccolo persiste a tenere lo sguardo fisso su di me, mentre noto una piccola ferita alla zampetta destra. Non sembra il morso di un Uomo di Sangue, ma sicuramente, per quel piccolo esserino deve essere molto dolorosa.
Continuando a sorridergli mi avvicino sempre di più, fino a riuscire a prenderlo in braccio. È piccolo e morbido, proprio come un cucciolo indifeso bisognoso di cure e coccole.
Tornata in camera poggio il mio nuovo amico sul letto, rovistando nel cassetto del comodino: sono sicura di avere delle fasciature da poter usare per medicarlo, anche se so bene che non è la soluzione più adatta.
Dopo avergli fasciato la zampetta ed avergli dato qualcosa da mangiare lo chiudo in camera, mentre io esco, dirigendomi al supermercato della città.
Prima di mettere piede fuori  dalla porta infilo la pistola ed un piccolo pugnale  nella cintura dei jeans coperti dalla larga felpa nera.
Sfortunatamente non possiedo una macchina e l'unico modo che ho per spostarmi  è a piedi o con una vecchia bicicletta trovata nel giardino di una casa abbandonata.
La strada che porta a Neridia è deserta: nessuno vuole avere a che fare con questa città o con gli altri luoghi invasi dagli Uomini di Sangue. A distanza di 5 anni non si sa ancora la causa di quest'epidemia o il colpevole, un vero e proprio carnefice. Alcuni puntano il dito contro il Governo, convinti che quest'ultimo svolga esperimenti pericolosi e devastanti sull'umanità. Altri, invece, parlano di complotti da parte di organizzazioni segrete che vogliono eliminare la razza umana non si sa per quale motivo. Tante altre sono le ipotesi, ma nessuna di essa è accertata, in quanto priva di prove.
Sinceramente, a me non interessa più di tanto la causa, provo più interesse nel scoprire come mettere fine al dolore e alla paura.
Continuando a pedalare, ormai senza più voglia, sbuffo tenendo lo sguardo sempre fisso dinanzi a me.
Quanto vorrei avere un'auto o una moto” penso tra me e me, rendendomi conto di non possiedo neanche la patente. Vent'anni e non sono ancora riuscita a prendere quella dannata patente. Il mio mondo gira tutto attorno agli  Uomini di Sangue: non ho tempo da sprecare con ragazzi, amici o altre distrazioni come i corsi di scuola guida; il mio unico obbiettivo è quello di cacciare e sterminare più mostri possibili.
Arrivata in città mi dirigo direttamente verso l'unico negozio ancora aperto in questa parte della città, in quanto i migliori si trovano al centro di Neridia, ormai zona proibita da quando tutto ha avuto inizio. Gli Sterminatori vietano l'accesso a chiunque; gli unici che possono addentrarsi nel cuore della città sono loro, ovviamente solo se in possesso di un permesso speciale rilasciato dal capo dei Sterminatori stessi.
Da quando sono ritornata in città ci ho già provato più di un paio di volte a sgattaiolare nell'aria vietata scavalcando gli alti recinti, ma senza nessun risultato. Ogni via accessibile è sorvegliata giorno e notte dalle guardie, le quali hanno il compito di fermare, ad ogni costo, coloro che vogliono intrufolarsi nell'aria pericolosa, ma hanno anche il compito di non far fuoriuscire nessun mutante  dal centro della città. Sfortunatamente il cuore di Neridia  pullula  di Uomini di Sangue assetati di carne umana; in quanto si presume da da quella zona ha avuto tutto inizio.
Dimenticandomi completamente il motivo della mia visita in città, mi avvicino a passi lenti alle guardie posizionate in mezzo alla strada, dinanzi all'alta recinzione che porta diritto in centro.
     – Ancora tu! – sbuffa un ragazzo dagli occhi nocciola non appena mi vide.
Un sorriso spontaneo e strafottente mi appare sul viso udendo quelle semplici parole, che tanto mi divertono.
Non potevano capitarmi i ragazzini dell'altra volta” penso, maledicendo la sfortuna che continua a perseguitarmi.  L'ultima volta che ho provato a scavalcare la rete sono stata fermata ad un passo dal mio obbiettivo, e sicuramente, non grazie ai tre ragazzi spaventati e distratti.
     – Anche io sono contenta di vederti Signor?...
     – Signor “non puoi passare” – risponde il giovane incrociando le braccia al petto.
Questo è ancora da vedere”.
Accanto al ragazzo, una ragazzina dallo sguardo spaventato mi guarda stringendo al petto un fucile,  come se avesse paura di me. Senza proferire parola mi avvicino lentamente alla giovane fino a trovarmi a pochi centimetri dal suo naso.
Lei ha due grandi occhi azzurri e morbidi capelli ricci e biondi che gli arrivano fin sotto le spalle. Nonostante si tratti di una Sterminatrice indossa un vestito a pieghe fino alle ginocchia di un rosa chiaro.
     – Più che una Sterminatrice mi sembri una bambolina – le dico a voce bassa tenendo lo sguardo inchiodato al suo.
La piccola non risponde, si stringe nelle spalle sperando nell'intervento del suo collega, il quale ci guarda divertito e incuriosito.
     – Allora?.... Non parli? –  continuo guardandola accigliata.
     – Smettila di guardarmi così.
La sua voce pare proprio quella di una bambolina: dolce, soave e calda, una di quelle voce che hanno il potere di rilassarti.
     – Cosa si deve fare per ottenere un permesso dal vostro capo? – chiedo di colpo allontanandomi dalla fanciulla, indirizzando la mia attenzione verso il signor “non puoi passare”.
     – Sei seria? – domanda lui scoppiando a ridere.
Cercando di rimanere il più calma possibile stringo forte i pugni, fino a sentire le unghie conficcarsi nei palmi. Perché tutti trovano così assurdo il mio desiderio di volermi incamminare nel centro di Neridia? Perché non vogliono lasciarmi andare?; in fondo a loro non cambia nulla, al massimo divento una vittima in più, una persona in meno da proteggere.
     – Derek, c'è qualche problema? – chiede una voce a me famigliare al ragazzo dinanzi a me.
Mi giro di getto, ritrovandomi davanti un ragazzo a me assai famigliare. Il giovane è alto circa un metro e novanta, con capelli castani e due splendidi occhi verdi, gli stessi che tanti anni prima mi guardavano con una luce speciale.
Il cuore inizia a battermi all'impazzata, così forte che ho quasi paura che possa fuoriuscirmi dal petto. Il respiro mi si appesantisce, mentre la vista mi si annebbiò a causa delle lacrime che vogliono emergere ad ogni costo.
Com'è possibile? Lui è ancora vivo.
Una voglia improvvisa di saltargli tra le braccia e di stringerlo forte a me mi investe con una potenza inaudita, ma le sue gesta mi bloccano. Il ragazzo mi passa accanto con indifferenza, dirigendosi tra le braccia della giovane dagli occhi azzurri.
Rammarico e tristezza mi avvolgono in un morso straziante; in un singolo secondo mi ritrovo vuota, un semplice involucro privo di qualsiasi cosa. Prima di adesso l'indifferenza e il non essere riconosciuta da un abitante di Neridia non mi ha importato, ma con lui è diverso: essere una sconosciuta dinanzi a suoi occhi mi fa stare male, mi uccide dentro.
Senza indugiare oltre, e prima che le mie emozioni prendano il sopravento, mi allontano dai Sterminatori, iniziando a muovermi come un'automa, priva di volontà e voglia di allontanarmi nuovamente da lui.
Frastornata e confusa mi incammino verso casa, dimenticandomi del tutto il cibo per il cagnolino e la bicicletta che ho poggiato ad un edificio.
Perché non gli ho detto chi sono” continuo a ripetermi mentalmente senza darmi una risposta.
Cammino ormai da una ventina di minuti quando all'improvviso mi ritrovo davanti un Uomo di Sangue. Attorno a noi non c'è nulla, il che rendeva più complicato le cose, in quanto non posso nascondermi e sorprendere la creatura alle spalle.
Con movimenti più veloci possibili afferro la pistola sferrando il primo colpo che manca il bersaglio.
     – Riprenditi Nevra se non vuoi morire – dico a me stessa respirando profondamente.
Il mutato a pochi metri da me è alto circa due metri: lunghe braccia oscillano lungo il busto altrettanto lungo e incurvato in avanti, mentre artigli affilati bramano dal desiderio di conficcarsi nella mia carne, esattamente come le zanne assetate di sangue. La sua pelle è viscida, grigia e fumante, come se stesse bruciando dall'interno.
Gli Uomini di Sangue sono suddivisi in varie categorie: la A è quella più pericolosa, mentre la D più innocua. Si dice che esistono degli esseri "speciali", ma io fortunatamente non ho ancora avuto l'occasione di imbattermi in essi. Faustamente il mostro dinanzi a me è di categoria C, il che richiede pochi colpi o uno ben preciso dritto alla tempia per eliminarlo.
Lui fa uno scatto in avanti, ritrovandosi in pochi secondi sopra di me che cado a terra. Senza sprecare tempo poggio la canna della pistola sul petto della creatura premendo il grilletto. L'essere cade a peso morto sopra di me, mentre un dolore improvviso alla spalla mi togli il respiro. Il mutante a me assestato è ancora vivo e mi sta letteralmente addentando la carne della spalla.
Dannazione!....
Cercando di ignorare il dolore colpisco nuovamente l'orrendo essere facendogli esplodere il cranio grazie alla distanza ravvicinata.
Scrollandomi l'ammasso di carne di dosso scoppio in lacrime. Il sangue inizia a scorrermi lungo il braccio coperto dalla manica della felpa, mentre la pelle e i muscoli mi bruciano più che mai.
Il tessuto attorno alla ferita mi irrita cosi tanto che decido di rimanere in canottiera. Il vento soffia una leggera aria fredda che mi accarezza la ferita, alleviando leggermente il dolore. Devo assolutamente disinfettare e medicare la spalla.
Molti sostengono che non si diventa Uomini di Sangue  solo attraverso la respirazione del gas virus, ma anche con la somministrazione di quest'ultimo nel sangue o peggio, si possa diventare creature infernali a causa di un morso profondo.
La disperazione mi invade non appena la paura di divenire un mutante mi sfiora la mente. Non so se sono vere le voci che girano, ma non posso assolutamente rischiare di trasformarmi in ciò che più odio nella vita.
Con tutta la determinazione che possiedo in corpo e con il sudore che mi scende lungo la fronte, mi rimetto in piedi decisa a tornare nuovamente in città. So benissimo che quella ferita non può essere curata da me, ma necessita di cure da parte di qualcuno con gli strumenti adatti.
Cercando mi muovermi il più velocemente possibile, e senza farmi vedere da nessuno, mi incammino verso l'ospedale della città in cui lavora una bravissima infermiera nonostante la sua, forse troppa, giovane età. Ormai da ben 5 lunghissimi anni, chiunque con una buona testa e con ottime capacità diviene un lavoratore professionista nell'ambito sanitario e militare prima del tempo. Basta vedere gli Sterminatori: la maggior parte di essi sono giovani, tutti attorno ai vent'anni con ottime capacità fisiche e di controllo della tensione.
Prima di arrivare all'ospedale chiamo la mia amica avvisandola del mio arrivo e del problema che presento. La giovane ragazza, di soli 18 anni, si chiama Liara Jaden ed è l'unica persona di cui mi fido. Lia, otre ad esse una brava infermiera ed una buona amica, è una bellissima ragazza minuta dai grandi occhi azzurri-grigio e dai capelli corti e rosa. Quando eravamo piccole sognavano di avere i capelli colorati ed indossare un'armatura; ad oggi quel desiderio é in un certo senso diventato realtà.
     – Nevra – dice lei con voce preoccupata non appena mi vede avvicinarmi al grosso edificio alle sue spalle.
     – Buongiorno signorina Jaden – scherzo abbracciandola leggermente.
La giovane non dice altro, rimane immobile per qualche secondo osservandomi la spalla sanguinante. I suoi occhi si riempiono di lacrime, mentre le sue mani iniziano a tremare.
     – Puoi fare qualcosa per me? – le domando sorridendo, cercando di tranquillizzarla.
     – Dovresti smetterla di combattere o prima o poi....
     – Lia...
Non capisco benissimo il motivo della sua reazione, in fondo lei cura ogni giorno pazienti feriti da mutanti sfuggiti alla perlustrazione di alcuni Sterminatori incapaci.
La ragazza dinanzi a me, con le lacrime ancora agli occhi, mi fa segno di entrare nell'edificio e di seguirla attraverso un lungo corridoio che porta ad una piccola stanza.
L'ambiente è silenzioso e freddo, come se fossimo le uniche due persone all'interno dello stabilimento. Inizialmente penso sia dovuto al fatto che ci troviamo nell'aria più riservata dell'ospedale, ma non appena vedo, al di là di una finestra di una stanza, un ammasso di corpi mi rendo conto che in questo luogo che deve trasmettere sicurezza e salvezza è successo qualcosa di grave.
Una forte nausea mi invade alla vista di tutti quei corpi gettati via come bestie.
Cosa sta succedendo? Perché l'ospedale tiene i cadaveri di tutti quegli individui in quella stanza?
     – Si può sapere che cos'è successo qui? – domando a Lia fermandomi di colpo.
     – Ti spiegherò tutto non appena avrò finito con la tua ferita.
Il suo sguardo è vuoto, completamente abbandonato alla tristezza e alla desolazione.
Dopo qualche secondo di fitto silenzio riprendo a camminare, seguendo la ragazza in una piccola stanza piena di farmaci.
Dopo essermi seduta sull'unica sedia presente tra quelle gelide mura, Jaden mi somministra un anestetico locale in modo da poter intervenire liberamente sulla ferita senza provocarmi ulteriori sofferenze.
La sensazione di sollievo e pace che mi procura quella semplice puntura mi fa sorridere involontariamente.
Senza proferire parola Liara disinfetta la ferita  ragionando sul da farsi.
È cambiata così tanto negli ultimi anni che quasi faccio fatica a riconoscerla. La Liara Jaden che conosco io è una grande chiacchierona, pronta a confessarsi con me, a raccontarmi tutti i suoi segreti persino quelli più imbarazzanti.
In fondo so benissimo di non poter biasimare il suo cambiamento, in quanto anche io sono diventata un'altra persona.
Tutti gli abitanti di Neridia, e non solo, sono cambiati a causa della paura: alcuni in meglio, cercando di affrontare le proprie paure e rischiando la propria vita pur di difendere i propri cari; altri, invece, non ci pensano due volte prima di sacrificare chiunque pur di vivere ancora.
Finito di disinfettarmi la ferita, la mia cara amica prende ago e filo iniziando a cucirmi la pella.
Ringraziai Dio difronte alla fortuna che ho a non sentire il dolore che la  cucitura provoca, ma ancora di più gli sono grata di avermi mandato un vero angelo bianco.
     – Finito – dice Lia rimettendo tutto ciò che ha usato al proprio posto.
     – Grazie mille – le sussurro guardandomi la spalla fasciata.
     – Non volevo che tu vedessi quei poveri corpi – pronuncia all'improvviso lei appoggiandosi alla scrivania dinanzi a me – Mi dispiace così tanto per loro, ma il Primario dell'ospedale ci ha ordinato di nascondere tutti i feriti gravi in quella stanza in modo da poter studiare il loro sangue ed il loro corpo in seguito al morso da parte degli Uomini di Sangue – continua la giovane torturandosi le mani nervosamente.
     – Il capo degli sterminatori lo sa?.
     – No, Alex non sa nulla.
     – Ho trovato il mio lasciapassare per il cuore di Neridia – dico con un lieve sorriso furbo alzandomi in piedi.
     – Cosa vuoi fare? – domanda Lia allarmata non appena mi sente pronunciare quelle parole.
     – Voglio andare nel palazzo di Neridia – dico salutandola con un bacio sulla guancia – Grazie di tutto amica mia.
Senza aspettare una risposta da parte sua esco subito dalla stanza dirigendomi a passo spedito verso la porta d'uscita dell'edificio.
Devo assolutamente usare questa scoperta a mio favore e allo stesso tempo posso anche aiutare gli Sterminatori a trovare un metodo per fermare questo massacro.
Immersa tra mille pensieri me ne ritorno a casa, in quel luogo dove, per la prima volta dopo tanto tempo, c'è qualcuno che mi aspetta. Il piccolo cucciolo non appena mi vide si avvicina a me, iniziando strusciarsi contro le mie gambe.
Sono così felice di avere qualcuno vicino a me che dimentico, anche se per poco tempo, tutti gli avvenimenti della giornata.
Senza neanche cambiarmi mi butto sul letto stringendo al petto il piccolo amico peloso.
     – York – dico d'istinto guardando il cane – Ti piace?.
Il piccolo abbaia quasi come se mi stesse rispondendo, mentre i miei occhi si chiudono poco a poco fino ad abbandonarmi tra le braccia di Morfeo.

     – Aiuto... Qualcuno mi aiuti.
L'aria soffia fredda tra i lunghi rami dei grandi alberi spogli, mentre le foglie secche mi punzecchiano i piedi privi di scarpe.
Dinanzi a me una distesa di tronchi imponenti sono illuminati da una grande luna color sangue, mentre voci e risate macabre mi penetrano in testa impedendomi di ragionare.
Mi fermo di getto portandomi le mani alle orecchie, convinta che questo semplice gesto possa mettere fine all'incubo che mi sta facendo impazzire.
“Basta!” penso in lacrime lasciandomi andare, cadendo in ginocchio.
Un brivido improvviso mi attraversa il corpo non appena mi sento afferrare per il collo da lunghi artigli affilati. Appena quest'ultimi fanno pressione sulla pelle il sangue inizia a scorrermi lungo il petto coperto da un sottile tessuto bianco.
     – Se sono tutti morti è solo colpa tua – sussurra l'entità misteriosa al mio orecchio.
Nonostante lo squarcio alla gola non provo dolore, sento solo il terrore inghiottirmi man mano i suoi artigli sfioravano nuovamente la mia pelle, provocandomi leggeri tagli.
     – Sai?... Mi sei mancata piccola mia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 15, 2020 ⏰

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