IL SUONO DELL'AMICIZIA

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Guarda l'acqua...quando è così significa che non piove da molto ed è buono per pescare,in cielo c'è il sole e possiamo provare a prendere qualcosa...
Così,con questo dialogo tra me e un mio amico iniziò una normale giornata che era ancora giovane di sorprese,pescammo alcune ore senza prendere nulla,eravamo in una bella posizione..sopraelevata,spaziosa e dove c'era la risacca del fiume,la corrente era lenta,l'acqua che scorreva emetteva il tipico suono dei ruscelli di montagna,dei passeretti dai bei colori parlavano fra di loro,cessammo di pescare e il contesto che mi circondava mi portò a guardare l'orizzonte che brillava di una luce chiara,il sole sopra di noi lo illuminava e il venticello fresco mi pettinava  leggermente i capelli,nessuno dei due osava parlare, l'incanto della natura ci aveva completamente stregato.
Tutto di un tratto una voce rauca,graffiata, interruppe l'armonia di quel momento,un signore dall'aspetto di chi ha vissuto molto, media altezza,magro,quasi scarnito portava una barba lunga fino al petto,era bianca come i suoi capelli che aveva pettinati all'indietro,portava una chitarra a tracolla,ma quello che mi saltò subito all'occhio fu che mancava di un braccio,il braccio destro non lo aveva e alla vista mi suscitò pena,mi lasciò in bocca molte domande che avrei voluto fargli ma subito ci chiese come andava con la pesca,il mio amico sorridendo di colpo gli disse che non avevamo ancora preso nulla, l'uomo alle nostre spalle ci guardò un ultima volta,si girò di lato e fece pochi metri prima di sedersi alla mia sinistra per poi fissare l'orizzonte con uno sguardo che trasmetteva infinite emozioni.
Io e il mio amico ci scambiammo delle occhiate dubbiose,non sapevamo le sue intenzioni ne il perché mancasse di un braccio,dopo minuti passati in religioso silenzio presi coraggio e assumendo un aria di discreta serietà gli domandai cosa stesse guardando,lui si avvicinò a me di un paio di metri e,alzando il braccio sinistro,mi indicò uno spiazzo di ciottoli che costeggiava l'altra sponda del fiume,era lontana e si intravedevano solamente delle piante sempreverdi e un piccolo canneto di ottimo colore,gli chiesi del perché lo guardasse,lui sorridendo ci propose di accompagnarlo li promettendo che avrebbe poi risposto alla mia domanda,io e il mio amico ci pensammo un attimo,la paura di incappare in qualcosa di pericoloso inizialmete c'era,ma il signore parlava con grande sicurezza,era di animo nobile e questo filtrava limpidamente dalle sue parole,rassicurati accettammo la sua proposta.
Una volta richiuso e raccolto la nostra poca attrezzatura ci avviammo in un sentiero contornato a sprazzi da canne domestiche,rovi e ortiche,il signore ci apriva la strada,si muoveva con familiarità,sapeva dove mettere i piedi e cosa fare con la mano,si percepiva che il posto che stavamo raggiungendo non gli era affatto nuovo e che,da lì a poco lo avremmo raggiunto,non passò infatti molto che ci ritrovammo davanti quella distesa di ciottoli che avevamo intravisto poco tempo prima,ci sedemmo sotto l'ombra di quegli alberi verdi e dopo un momento di silenzio il signore si presentò,si chiamava Leonardo nato nel '56 era italiano come noi,una volta fatto conoscenza,chiesi di nuovo cosa avesse di speciale quel posto dove eravamo seduti e,mentre l'ombra e il venticello ci rinfresavano il copro e la faccia,Leonardo iniziò a narrare di una storia che ci avrebbe dato una grande lezione di vita...una di quelle che resta nel cuore per sempre e che da lì non esce più.
Prima però ci fece una domanda,ci chiese cosa fosse per noi l'amicizia e... io,che avevo affianco il mio migliore amico,lo guardai e non seppi rispondere,nessuno me lo aveva mai spiegato e forse nessuno lo sapeva spiegare ma mi andava bene così,ero dell' idea che la risposta la dovevo cercare e ero convinto che un giorno sarebbe arrivata quella lezione che me lo avrebbe insegnato.
Poi Leonardo riprese a parlare e fissando l'argine del fiume iniziò a raccontare...
Eravamo proprio seduti qui io e Francesco...sono passati tanti anni da quando lo incontrai qui,feci conoscenza con lui un giorno di metà estate del 1973,era pomeriggio tardo,un atmosfera di tranquillità mi rilassava,ero seduto sui sassi che guardavo il fiume e mentre provavo a riflettere sulla mia vita,un suono proveniente da lontano mi fece drizzare le orecchie,chiusi gli occhi e iniziai ad ascoltarlo e come fosse una melodia suonata dal miglior musicista del mondo rimasi assolutamente incantato,non era una melodia di quelle scatenate,di quelle da film d'azione,era lieve,delicata e follemente bella,poi aprii gli occhi e guardai in direzione di quella tanto bella melodia,un ragazzo più o meno della mia età era appoggiato di spalle su un albero che suonava la chitarra,era molto alto e portava una maglia rossa che creava un contrasto acceso con la sua pelle chiara,e i suoi capelli neri erano abbinati ai pantaloni, ovviamente corti,che indossava...lo guardai e lui fece lo stesso con me poi smise di suonare,gli feci cenno di continuare,lui dirigendosi verso di me invece,mi guardava.
Mi raggiunse e si presentò,era Francesco un ragazzo di 17 anni,si sedette di fianco a me e riprese a suonare mentre io rimanevo follemente incantato ad ogni tocco di corda tanto che per ogni secondo che passava non potevo fare a meno di pensare a quanto fosse bravo,poi stavolta cessò veramente di suonare e cominciammo a parlare, be' la mia vita non era molto interessante e perciò feci parlare molto di più lui,scoprii che suonava da quando era piccolo e che era forse l'unica cosa che amava fare,era cresciuto in una famiglia povera e tanti soldi per comprare una chitarra non ne aveva,difatti quella che portava a tracolla gli era stata regalata dallo zio che abitava nel Nord Italia e che ogni tanto veniva a trovarlo...
si fece tardi,ci salutammo e ci dividemmo ma non prima di esserci dati appuntamento lì,nello stesso posto dove ci eravamo incontrati poco tempo prima,per il giorno seguente.
Il giorno dopo ci riincontrammo e a questo ne susseguirono infiniti altri,insieme ci trovavamo bene,ridevamo,cantavamo,lanciavamo sassi e provavamo a pescare qualcosa,a volte lui cercava di insegnarmi a suonare qualcosa ma io sinceramente avevo paura di poter fare qualche danno alla sua unica chitarra,perciò imparai solo una sequenza di note molto facile, talmente tanto da poterla suonare con una mano sola,e poi lasciai da parte l'idea di imparare altro di più complicato,in quei momenti ci sentivamo spensierati,eravamo soli in mezzo alla natura che era di una bellezza inquantificabile,convinti di essere i padroni di quel posto sperduto eravamo le persone più felici al mondo, e forse,ora che ci ripenso,lo eravamo per davvero.
Passarono giorni,mesi,anni e il nostro legame di amicizia cresceva sempre più,ormai lui era diventato il fratello che non avevo mai avuto e che tanto avevo desiderato e per lui valeva lo stesso,ma si sa che la vita va avanti e per mille responsabilità imposte a volte solo da noi stessi...insomma per la volontà di crearsi una famiglia una volta cresciuti e inseguire il sogno di diventare un grande musicista,lui si trasferì al nord dallo zio,proprio quello che tanto era stato gentile con lui e inevitabilmente iniziammo a sentirci sempre meno,fino a chiudere definitivamente i rapporti.
Avevamo già parlato di questi possibili e verificabili scenari quando ancora ci incontravamo al fiume ogni giorno,ma io non avevo calcolato facesse così male allontanarsi da una persona e questo non lo aveva fatto neanche lui,ne sono sicuro.
Passarono ben 35anni senza sue notizie,era l'inverno del 2008 e quella sera gelida,mentre cenavo con la mia famiglia squillò il telefono di casa,andai a rispondere e mi si presentò un signore,con una voce insicura e debole,mi disse che lui era Francesco e che stava cercando un certo Leonardo,a quel punto la sua voce mi tornò familiare,non potevo sbagliare...era lui,li in quel momento le lacrime mi riempirono il viso e chiesi subito cosa succedesse,e che si io ero il Leonardo che stava cercando,poi la tragica notizia,mi disse che era ricoverato in ospedale per un incidente stradale e che molto probabilmente avrebbe perso l'uso di un braccio perché l'unico modo per salvarsi era quello di farselo amputare chirurgicamente e,almeno che non ci fosse stata una donazione dell'arto che gli veniva a mancare,sarebbe rimasto senza braccio per il resto della vita...io in lacrime gli dissi che nel più breve tempo possibile sarei partito per andarlo a trovare,ma nel mentre gli parlavo lui mi interruppe e mi disse che,della sua vita senza il suo braccio non se ne faceva nulla,che se non avesse più potuto suonare la chitarra non avrebbe più desiderato vivere e scoppiò in un pianto vero,di quelli che ti contagiano e che ripercorrono una storia troppo grande per rimanere impassibili dinnanzi ad essa.
2 giorni dopo ero in Piemonte in un paese vicino Cuneo,dove lui abitava e con le dritte della famiglia riuscii a trovare l'ospedale dove era ricoverato,mi diressi subito li e una volta trovata la camera di ospedale entrai e... tra l'incertezza e la disperazione dei familiari e degli amici lo guardai diritto negli occhi,come feci quel giorno di metà estate del 73,erano passati più di 35 anni ma un sorriso,un amaro sorriso lo tirammo fuori tutti e due,non so ben spiegare cosa provai quando lo rivisi,emozioni talmente forti che rimangono dentro il tuo essere come il finale di un film bellissimo,come le note di una canzone che dedichi alla persona che ami,poi gli parlai e non feci in tempo ad aprire bocca che venimmo interrotti dal medico che comunicò a tutti la decisione,avrebbero amputato il braccio perché nessuno era disposto a donare un arto,allora fermai tutto e senza pensarci,spinto da quelle emozioni tanto vere,spinto da quel sorriso visto pochi istanti prima,talmente puro e vero che solo noi potevamo comprendere mi offrii volontario e il dottore mi guardò con occhi stupiti chiedendomi se ne ero veramente sicuro,mi avvicinai e gli dissi che non avrebbe trovato persona più sicura di me in quel momento neanche se l'avesse cercata per millenni.
A questo seguì l'operazione prima mia e poi sua,mi risvegliai dopo ore di anestesia nel mezzo di mille dolori e pensieri,ma ero felice di aver fatto un gesto simile... però non sapevo ancora che l'operazione a Francesco era andata male e  non c'è l'aveva fatta,lui mi aveva lasciato per sempre,ci eravamo promessi che ne saremmo usciti insieme e invece da quel tunnel di speranza che lo separava dalla vita,che faceva intravedere una luce soffusa,quasi buia che rendeva il tunnel un  corridoio talmente brutto in cui solo io avevo avuto il coraggio di entrare,purtroppo...ne uscii solo.
Non esistevano parole per descrivere ciò che provai una volta saputa la tragica notizia... perciò mi limitai ad un religioso silenzio pensando a tutti i momenti passati insieme,ma del gesto fatto non me ne pentivo e non me ne pento ancora oggi,sono stato coraggioso...forse troppo per un destino troppo avido,troppo piccolo per ricompensare tanta grandezza...sono sicuro che anche lui avrebbe fatto lo stesso con me e questo mi rende tanto orgoglioso,così tanto da riternerimi fortunato perché posso dire di aver trovato l'amicizia vera e l'amicizia vera è quella che ti fa sognare anche quando non dormi, è quella che ti fa riincontrare con una persona ogni giorno come fosse il primo,è quella che realizza i desideri di un piccolo adolescente,è quella dolce melodia che non osi interrompere perché troppo perfetta, è quella che ti scalda il cuore e alza il battito cardiaco con il petto che sembra esplodere, è quel sogno che tutti fanno e che pochi realizzano, è quel cassetto nascosto chissà dove, l'amicizia è quel sorriso su un lettino d'ospedale dopo 35 anni...quando le strade si stanno dividendo quando tutto sembra finito, è quel fuoco di un colore diverso che non si spegne mai perché alimentetato da un ossigeno che neanche la morte può soffocare.
Oggi se torno qui è per ricordare quel ragazzo che con una chitarra e una semplice maglietta rossa,ha contribuito a rendermi la vita degna di essere vissuta,mi ha reso quella stella bellissima che tutti guardano dal basso,ha reso la mia esistenza migliore di quanto potessi immaginare con una semplicità unica e purezza d'animo che mai più riincontrerò...
Poi ripresi la parola io e con sguardo e fare molto commosso gli feci i miei complimenti per la persona che era,gli dissi che il suo gesto per quanto non fosse stato ripagato lo avesse reso più grande di qualsiasi ricompensa,più grande addirittura di quella storia di amicizia che ci aveva raccontato e che Francesco lo avrebbe ammirato per l'eternità... riprese a parlare lui e ci chiese se avesse potuto suonare quella melodia che il suo amico gli aveva insegnato con tanta pazienza,noi gli dimmo ovviamente di si e lui inziò a suonare,aveva ragione il suo amico doveva essere proprio bravo perché quella sinfonia di note e quel posto paradisiaco che ci circondava ci avvolsero in un vortice di emozioni impareggiabili,era tutto perfetto,la musica,il posto ma soprattutto la sua presenza li,in quel luogo si percepiva la presenza di qualcosa veramente speciale e allora in quel pomeriggio,ormai tardo,io Leonardo e il mio amico ci lasciammo incantare da tanta perfezione,così uno dei momenti più indimenticabili della mia vita  veniva accompagnato da una melodia che il fato ha voluto si potesse suonare con una sola mano,forse perché tanta bellezza non può essere dimenticata,forse perché tanta grandezza non può finire mai,forse perché certe storie vanno al di là del tempo e,di questo ne sono certo,sono più forti del destino.
🖋️Bluslok 🖋️

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