VIII. IL WIZENGAMOT

451 31 7
                                    


Harry si ritrovò nella vasta segreta dalle pareti di pietra scura. Due torce dalla luce fioca, giallognola, tentavano di illuminarne l'ampiezza.
Al centro della stanza, sul pavimento di marmo a figure concentriche e regolari, c'era la sedia con i braccioli coperti di catene, sulla quale Piton avrebbe dovuto sedere.
Gradoni di panche si ergevano dal pavimento, occupando l'intero perimetro della stanza, sviluppandola in altezza. Molte sagome ne occupavano gli spazi.
Ad Harry parve di vedere almeno duecento manichini in ombra che indossavano la solita tunica color porpora con una 'W' in ricami d'argento sul lato sinistro del petto. Il silenzio che accompagnava gli sguardi scintillanti di quelle sagome era carico di tensione.
Bastò il tempo per voltarsi verso la panca centrale, la più alta, per capire cosa generasse il baluginio che timidamente faceva breccia nel corridoio, ad intermittenza.
Sugli alti gradoni delle panche, un gatto a pelo lungo, di un inconfondibile color argento, zampettava illuminando i volti austeri dei membri del Wizengamot.
Harry si chiuse nelle spalle, tremante per il freddo etereo che gli si era insinuato nelle membra, mandandogli a fuoco i polmoni e le dolenti gengive: ombre striscianti e silenziose gli oscuravano la vista in modo discontinuo. Due Dissennatori senza volto svolazzavano a mezz'aria, nell'alta rotonda interna, sovrastati unicamente dalla cupola emisferica.
«Bene, Harry» lo scosse Kingsley, con voce pastosa «va' a sederti lì, vicino a Percy».
Harry si voltò nuovamente verso la bassa panca alla sua destra, dove gli occhiali viola scintillante di Percy facevano breccia tra le tuniche purpuree e gli indicavano la corretta traiettoria da percorrere.
Kingsley prese posto al centro esatto della fila d'avanti, sulla panca centrale. Alla sua sinistra una strega magra, con lunghi capelli biondi raccolti in un chignon (fissato ordinatamente con una retina nera) sfoggiava un'espressione severa.
Un buco, uno spazio tra due membri della Corte mandò la mente di Harry ad Elphias Doge, assente in quella sede.
Alla destra di Kingsley sedeva una donna corpulenta, avvolta in un completo di cachemire rosa sotto alla tunica, tendeva alta la bacchetta dalla quale fiotti di luce argentea terminavano nel Patronus dalla forma di gatto a pelo lungo.
Harry la riconobbe immediatamente.
Sedette, in attesa.
Il confabulare di duecento persone si levava alto verso la cupola e pochi minuti parvero ore.
Solamente quando dalla porta nera si udì uno schiocco che rimbombò, il chiacchiericcio si assopì: Piton avanzava verso il centro dell'Aula. Il mantello nero svolazzava impietoso, alla pari dei Dissennatori che ignorò, categorico. I suoi passi echeggiarono contro l'alto soffitto e i suoi occhi neri dardeggiavano tutt'attorno.
Poggiò una mano sulla sedia al centro del pavimento, scrutò attento e torvo i volti dei maghi sulle panche, confondendo il suo ruolo da imputato con quello di giudice.
Non parve riconoscere o intravedere Harry, poiché non gli rivolse il minimo sguardo.
«Molto bene» annunciò la voce profonda e possente di Kingsley «Ora che l'imputato è presente, possiamo iniziare. Prego, segga» continuò, rivolto verso il basso.
Percy mantenne alta l'attenzione sulla sua pergamena, mentre la sua mano sfrecciava assieme alla piuma.
Piton sedette compostamente sulla sedia. Le catene sui braccioli tintinnarono minacciose e, assumendo una pregnante luce aurea, invilupparono entrambe le braccia di Piton.
«Udienza preliminare del tredici agosto» annunciò Kingsley, con voce reboante. Percy graffiò la sua pergamena con la massima foga.
«per i capi d'accusa che verranno da qui a poco elencati all'imputato Severus Piton, residente al numero 18 di Spinner's End, Cokeworth.
«Inquisitori: Kingsley Shacklebolt, Ministro della Magia; Glodie Vance Patrol, Direttore dell'Ufficio Applicazione della Legge Magica; Dolores Jane Umbridge, Sottosegretario Anziano del Ministro. Scrivano della Corte: Percival Ignatius Weasley».
Piton non si scompose. Harry sapeva che aveva avuto a che fare con giudici accusatori ben peggiori di Kingsley; ben peggiori addirittura della Umbridge, per poter dimostrare il minimo segno di dimissione.
«I capi d'accusa che vengono rivolti all'imputato sono i seguenti: di aver, in modo crimi...»
«Hem-hem... » Harry fu invaso da un tremito. La vocina melliflua della Umbridge gli risuonò alle orecchie come una miriade di campanelli che gli intimava di stare sull'attenti «perdoni, Signor Ministro. Se me lo consente, vorrei essere io ad elencare i capi d'accusa» disse, cercando di apparire suadente come il miele «Non vorrei... ecco... che il rapporto che intercorre tra lei e l'imputato possa... in qualche modo... influenzare il giudizio».
Le parole di Kingsley riecheggiarono nella mente di Harry, lontane, ma chiare. L'autorevolezza del Ministro della Magia doveva essere enormemente vacillante se il Sottosegretario Anziano, davanti all'intero corpo di giuria, poteva interromperlo senza che nessuno protestasse; anzi, borbottii e cenni di assenso nutrivano i risolini della Umbridge, palesemente compiaciuta dalla sua capacità di far valere il suo becero prestigio e la sua autorevolezza.
«Bene...» boccheggiò Kingsley, offeso e stupito insieme «continui, prego».
La Umbridge si alzò, ma per la sua bassa statura nulla parve cambiare. Il suo Patronus le si avvicinò ed il suo viso, che era rimasto in ombra fino a quel momento, svelò una bocca da rospo, larga e flaccida e due occhi neri a mezz'asta. Le dita grassocce, tutte anelli e salamelecchi, srotolavano una pergamena gialla.
«Hem-hem» si schiarì la voce, tossicchiando e il cuore di Harry tambureggiò.
«L'Imputato è accusato di aver, in modo criminoso, volontario e con premeditazione, accettato di unirsi ad un'organizzazione criminale denominata "Mangiamorte"».
Kingsley scattò in piedi, furibondo, ancora scottato dall'umiliazione «Concordavamo sul fatto che il primo capo d'accusa non sarebbe stato letto. L'accusa, su questo tema, è già stata archiviata e l'imputato prosciolto anni or sono in un precedente giudizio, in forza della testimonianza fornita da Albus Silen...»
«Ministro» lo interruppe nuovamente la Umbridge, sorridente «mi lasci finire, prego...
«e di aver, in modo criminoso, volontario e con premeditazione, continuato ad esserne un membro, in quanto: non ha mai cessato di farne parte; ed in quanto: dopo la ricomparsa del soggetto esercente le funzioni direttive e di comando, della suddetta organizzazione, sia tornato a servirlo».
Kingsley riprese posto al centro della panca, sull'alto gradone che per nulla rappresentava il suo prestigio, in quel frangente.
«L'Imputato è accusato di aver, in modo criminoso, volontario e con premeditazione, prestato falsa testimonianza dinanzi al Ministero della Magia nel negare i fatti riportati nei capi d'accusa precedentemente elencati.
«L'Imputato è accusato di aver, in modo criminoso, volontario e con premeditazione, violato lo Statuto di Segretezza all'articolo 9 commi 1 e 2, avendo ingaggiato battaglia magica sulla strada babbana di Privet Drive.
«L'Imputato è accusato di aver, in modo criminoso, volontario e con premeditazione, cagionato la morte di Albus Percival Wulfric Brian Silente, abusando della fiducia di lui e del Ministero.
«Infine... in seno al capo d'accusa numero cinque: l'imputato è accusato della violazione del Decreto per la comprensibile diffida delle Arti Oscure e della Magia Nera.
«Come si dichiara l'imputato di fronte ai capi d'accusa?»
Il gelo fendeva l'aria.
Il tintinnio delle catene tentava di rompere il silenzio.
Nessuno osava neppure respirare.
Piton era insolentemente zitto, fissava la Umbridge al di là dei capelli che aveva davanti agli occhi.
Ad Harry parve arrendevole nella sua protesta tacita, molto più docile di quanto non lo avesse visto prima.
Quegli istanti carichi di silenzi durarono ore. Le orecchie di Harry riuscivano ad ascoltare il suo battito, mentre dalle labbra di Piton, sbuffi di fumo compatto si dissolvevano nell'aria.
«Signor Piton, torno a richiederglielo» bofonchiò la Umbridge, con quanta più arroganza riuscisse a racimolare «come si dichiara di fronte ai capi d'accusa?»
Lo stomaco di Harry vibrò, gonfiandogli la gola, mentre Piton manteneva fisso il suo sguardo sulla Umbridge.
Nessuno parlò.
Piton stava donando, letteralmente, al Ministero un capro espiatorio. Per quanto il suo silenzio fosse portatore di contestazione, non avrebbe ottenuto ciò che chiedeva.

IL LEONE E LA SERPE - SNARRYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora