Un respiro. Un altro. E poi ancora, ancora. Brevi e veloci. Superficiali. Ogni singola molecola d'ossigeno che scorre nei polmoni martoriati dalle metastasi è una lama incandescente che trapassa il petto, una scossa dolorosa che si irradia a tutto il corpo. E non può concentrarsi su altro, nessun'altra sensazione lo distrae: le immagini sono come velate da una nebbia che le sfoca e confonde e i rumori arrivano distorti e incomprensibili alle sue orecchie. Gli sembra di distinguere lo scalpiccio dei medici che entrano ed escono incessantemente dalla camerata dell'ospedale, il ronzio ormai familiare della macchina per l'ossigeno, preghiere cantilenate intorno al letto: devono essere i suoi fratelli e sorelle. Una di loro gli stringe delicatamente la mano: sente la pelle di una donna, riconosce che è la nipote più piccola.Se è ancora in condizioni di percepire e calcolare il tempo, pochi minuti fa è venuto il prete dell'ospedale a portargli l'olio santo. Ha recitato rapidamente le preghiere di prammatica, con voce piatta e monotona, mangiandosi le parole, senza prestare la minima attenzione al loro significato; gli ha schizzato il crisma addosso in modo maldestro, con un gesto frettoloso e disattento; poi è uscito senza fare motto. Non una parola di conforto, né per lui né per i suoi familiari, nessun segno di condivisione, o almeno interesse, per il loro dolore. Quando se n'è andato, i suoi fratelli hanno borbottato la loro indignazione, ma lui non si sente di biasimarlo: è un estraneo, dopotutto, e sta solo facendo il suo lavoro. Chissà quanti moribondi visita ogni giorno, da anni, in quell'ospedale: non può certo lasciarsi commuovere da ognuno di loro. Dal suo punto di vista, probabilmente, non sono molto diversi dai clienti che tanto tempo fa entravano e uscivano dal salone di parrucchiere del Savoy: un'infinita e monotona sequela di sconosciuti di cui era opportuno osservare con più attenzione la nuca che il viso.
Perfino interpretare quelle sensazioni, ormai, lo sfibra. E' stanco. Dannatamente stanco. E non a causa della notte insonne che ha appena trascorso, anche se indubbiamente non l'ha gradita. E' Capodanno, a quanto pare, e chi è sano e spensierato ha diritto di correre in strada, di sparare petardi e fuochi d'artificio, di brindare nei pub e nelle piazze. Anche lui, del resto, amava divertirsi, un tempo: quando era giovane, un po' folle, forse; ma anche quando la maturità e le alterne fortune della vita lo hanno reso più posato e capace di apprezzare ancor meglio una cena a lume di candela al tavolo più discreto e defilato di un ristorante o una festa con solo gli amici più stretti e veri nell'ampio salone di Garden Lodge.
A conti fatti, si è trattato di una fase breve della sua esistenza. Meno di sette anni, quattro e mezzo dei quali offuscati dalla paura, dal dolore, dalla consapevolezza della fine imminente e ineluttabile. E' assurdo, o forse ovvio, ricordarli come i più belli, ora che l'intera vita gli scorre davanti in flash rapidi e scollegati, che la mente ormai stanca associa a modo suo, senza alcun ordine cronologico né logico riconoscibile: l'apprendistato presso la minuscola bottega di barbiere di Carlow, l'infanzia nella verde campagna irlandese, la scuola dei preti, e poi Londra, la grande capitale, cosmopolita e dispensatrice di occasioni. Le luci, la gente perennemente di corsa, i locali semiclandestini, seminascosti e semibui, sempre strapieni. Come quello che ha impresso alla sua vita la svolta definitiva.
Quei frammenti di memoria sono ormai l'unica distrazione e consolazione. Le immagini si susseguono sorprendentemente nitide dietro le palpebre, che già da un po' è troppo faticoso sollevare. Che strano. Ricorda fin troppo bene che Freddie, invece, non era più riuscito a chiuderle. Freddie...
Con uno sforzo immane, solleva di qualche centimetro le braccia, che giacciono sul letto lungo il corpo, e intreccia le dita all'altezza dello sterno. Lo spesso, liscio anello d'oro è sempre al suo anulare sinistro, al quale l'ha infilato lui quella sera di settembre di ventitré anni prima. Pochi giorni fa, quando ancora riusciva a parlare, ha chiesto accoratamente ai fratelli di non toglierglielo: Freddie è andato al crematorio con la fede al dito e con la fede al dito lui vuole andare sotto terra.
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Round The Corner
FanfictionCapodanno 2010. Dopo 18 anni, Jim è sicuro di ritrovare Freddie, ma l'aldilà si rivela parecchio diverso da come gliel'avevano descritto in seminario da ragazzo. Grafica del frontespizio by @AnnaChierici9