⚘ XII ⚘

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Lo intravidi risalire le scale senza degnarmi di un minimo sguardo, comportandosi ancora come se non esistessi.

Erano passate già due settimane da quel giorno al parco, ma con Jungkook non ero ancora riuscito a farmi perdonare.

Nemmeno con i consigli di Taehyung ero stato capace di cambiare qualcosa, e ciò che mi faceva più male era che, ormai, ci stavo perdendo la speranza.

Chissà se ha letto il biglietto di scuse che gli ho lasciato ieri sera, pensai mentre guardavo il paesaggio verde e grigio oltre la grande vetrata del salotto, stringendomi di più le gambe al petto.

«Perché hyung è così triste? È ancora colpa di Jungkook-hyung?».

La voce di Jaesun mi riscosse da quei miei tartassati pensieri, ma non abbastanza da levare lo sguardo dal grande ciliegio in centro al limpido giardino.

«Lo hyung è solo un po' pensieroso» gli risposi in un sospiro, abbandonando la testa indietro mentre mi passavano una mano tra i capelli sbarazzini.

Il bambino però sbuffò affianco a me, alzandosi in piedi e prendendomi subito per un lembo della maglia blu, tirando verso di sé con decisione.

«Usciamo fuori a giocare hyung!».

Ma, a causa degli allenamenti di danza, ero privo di energie e i cerotti non avevano ancora fatto effetto sui muscoli strappati.

«Sono troppo stanco Jaesun» mi lamentai stirando lentamente le gambe, tuttavia il piccolo continuò a scuotermi mugulando con rabbia.

Ahimè non riuscii a resistere molto, ritrovandomi in piedi nel giardino soli pochi minuti dopo.

«Prendimi!» aveva urlato Jaesun appena lasciò la presa dalla mia mano, iniziando a correre verso il centro del largo spiazzo verde e urlando per la gioia.

Sentendo le gambe urlare pietà provai a inseguirlo, ma dopo poco più di una decina di passi mi piegai sulle ginocchia mordendomi la lingua.

Il dolore era davvero troppo forte da sopportare.

Oggi ho proprio esagerato, dovevo ascoltare Hoseok e non stra fare come al solito, due giorni di riposo non mi basteranno questa volta.

Vidi un paio di piccole scarpe rosse fermarsi davanti a me, riconoscendole subito come quelle di Jaesun.

«Scusami, ma lo hyung oggi non riesce a giocare ad acchiapparella».

Anche lui si piegò sulle ginocchia, appoggiando le piccole manine su di esse e alzando il tondo viso per osservare con attenzione la mia espressione.

«Perché no?».

Lo vidi inclinare un po' la testa, facendomi intenerire per la sua pura innocenza.

«Perché ho ballato troppo oggi» gli risposi allungando una mano per accarezzargli gli scuri capelli a scodella, incurvando le labbra in un lieve sorriso.

Jaesun però iniziò ad ispezionarsi attorno, guardando prima l'albero di ciliegio e poi la vetrata del salotto.

«Fermo qui!» mi ordinò rialzandosi e sistemando i pantaloni che gli erano un po' caduti, correndo poi all'interno della casa e tornando con un grande cuscino tra le mani.

Quando mi arrivò vicino mi porse una mano, incitandomi a seguirlo con un piccolo cenno del capo.

Mi portò così fino sotto all'albero, appoggiando il cuscino sull'erba fresca appena più avanti delle radici sottili, indicandomi poi con un dito di sedermi proprio lì.

fantasticherie color ciliegia.           jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora