Capitolo 1

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Quel “Ti amo” detto per ben due volte all’aeroporto, le sue braccia che mi stringono forte, come se potessi scappare da un momento all’altro, ma lui non sa che non andrei da nessuna parte, lontano da lui, mi fanno sentire protetta e la donna più felice del mondo. Mi bacia, con un bacio che sà di mille parole non dette. Ci interrompe il TG, con una notizia sconvolgente: Sergio è rimasto ferito in un attentato. Claudio si stacca e mi prende per mano, e corriamo insieme verso l’uscita. Claudio chiama un taxi specificando l'urgenza, che arriva dopo 5 minuti; ci sediamo, Claudio dice di andare velocemente all’ospedale. Io fisso il vuoto, non capisco più niente, e Claudio sembra accorgersene perché mi stringe di più la mano, mi fa appoggiare la testa sul suo petto e mi accarezza la coscia, cosa che sa benissimo che mi tranquillizza molto. Arriviamo all’ospedale, paga la corsa, e si fionda dentro sempre tenendomi la mano. Appena arriviamo al reparto di terapia intensiva troviamo la moglie Daniela e la figlia Martina; io e Claudio le abbracciamo.
C: “Sapete qualcosa?”
Da: “No, non ci hanno ancora detto niente, magari a te diranno qualcosa”
Claudio chiede a un dottore che stava passando di lì.
C: “Ciao Mattia, sai qualcosa su Sergio Einardi, il magistrato rimasto ferito nell'attentato?”.
Do: "Si Claudio, ma posso parlare solo con la famiglia."
Da: "Io sono sua moglie Daniela e lei è sua figlia Martina."
Do: "Bene, allora il signor Einardi è in sala operatoria"
C: "Grazie Mattia, se sai qualcosa facci sapere per piacere"
Il dottore annuisce e si allontana, perché l'hanno appena chiamato.
~~~
Aspettiamo per un’oretta, io con la testa poggiata sulla spalla di Claudio e Martina sulla spalla della mamma, quando arrivano il Supremo, Anceschi e la Wally. Io faccio per alzarmi dalla spalla di Claudio ma lui mi trattiene e io lo guardo interrogativo.
Mal: "Buonasera a tutti, sapete qualcosa riguardo al magistrato Einardi?"
Proprio in quel momento si aprono le porte della sala operatoria ed esce un medico che si sta togliendo una tuta verde, la mascherina e i guanti. Subito Daniela e Martina si fiondano a chiedere informazioni.
Do: “È stato colpito con due pallottole, una sulla spalla destra e una sul petto, vicino al cuore. Siamo riusciti a toglierle tutte e due, ma ha perso molto sangue. Adesso è in coma farmacologico, dobbiamo solo sperare che superi la notte, ora scusate ma devo andare.”
Da: “Certo dottore, grazie di tutto. Un'ultima cosa, quando lo possiamo vedere?”
Do: “Appena lo mettono in stanza, nella terapia intensiva, lo potete vedere ma solo due persone alla volta. Arrivederci”
Da: "Arrivederci."
C: “Torniamo a casa? Tanto adesso non possiamo fare nulla, domani veniamo a trovarlo, ok?”
Io annuisco, salutiamo Daniela, Martina, il Supremo, la Wally e Anceschi e andiamo a chiamare un taxi.
A: “Claudio ho dimenticato per la fretta la borsa, l’anello e la lettera in Istituto, possiamo passare a recuperarli?”
Lui acconsente anche se un po’ titubante e chiama un taxi, che arriva dopo 10 minuti.
Appena entriamo nel taxi gli strigo la mano, perché anche se non lo chiede ne ha bisogno. La carica persa è una ferita ancora aperta, lo so. Appena entro lo trovo ancora pieno, ma io cammino spedita verso la sala specializzandi per riprendere le mie cose, quando una mano mi afferra un polso, mi giro e vedo Arthur.
A: “Scusa Arthur, devo proprio andare, nel caso ci vediamo domani, ok?”
Ar: "No, Alice ho bisogno di una risposta adesso, non domani."
A: "Non è aria adesso, okay?"
Ar: "Ma-"
A: "Basta, se vuoi parlare lo facciamo domani, altrimenti...addio Arthur."
Strattono il braccio e vado in sala specializzandi, prendo tutte le mie cose, questa volta per fortuna non vengo fermata da nessuno e raggiungo Claudio sul taxi. Lui dice al tassista l’indirizzo di casa sua quando mi viene in mente una cosa
A: “Claudio ma tu non dovevi partire? Casa tua ormai non ci sarà più, no?”
Lui fa un mezzo sorriso
C: “No, in realtà ho lasciato la casa così com’era, per quando dovevo ritornare a Roma”
A: “Ah, ok”.
Quando arriviamo a casa sua, paga la corsa al tassista e saliamo al suo appartamento. Una volta entrati dentro casa mi prende in braccio a mò di sposa e mi porta in camera da letto. Mi posa sul letto, mi tolgo le scarpe, se le toglie lui e si stende vicino a me. Ci addormentiamo con la certezza che d'ora in poi, nessuno ci potrà più separare, perché quel nastro rosso non è doppio, ma triplo, quadruplo, infinito.

Ciao a tutti! questo è il primo capitolo. Spero vi sia piaciuto. L'ho pubblicato a un giorno dalla fine delle riprese della versione ufficiale dell'Allieva 3, ma spero abbiate comunque voglia di leggerlo.

~lily

AA & CCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora