Capitolo 4

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[...] ma se Lei vorrà, continui a scrivermi perché anche se tarderò, le risponderò con gioia, sempre. Trovare il suo nome nella casella di posta sta diventando per me motivo di sollievo.

La ringrazio ancora – e infinitamente – per tutto.
A presto,

Sibilla

Non era ancora riuscita ad allegargli il numero di telefono e di certo da quando aveva iniziato a lavorare sul set non aveva mai avuto il pretesto giusto per lasciarglielo e la colpa non era di certo del professor Conte, ma esclusivamente sua, perché lui, dal canto suo, si era rivelato un tesoro.

"Santo cielo, che situazione" sbuffò Sibilla, poi chiuse gli occhi, si portò le dita alle tempie e massaggiò.

Il professor Conte era in tutto e per tutto un tesoro da adorare... e «prendere a schiaffi» perché era a tutti gli effetti adorabile, ma Sibilla non capiva dal suo tono se lei gli interessasse davvero o meno. Se la loro fosse solamente una corrispondenza intellettuale o altro; se tra le righe e in alcune frasi decontestualizzate ci fossero dei messaggi ben precisi o fosse tutto frutto della sua immaginazione.

Nel caso stesse cercando di avvicinarsi a lei, di certo il professor Conte non era stato così sfacciato e repentino nel «corteggiamento» come tutti gli altri che lo avevano fatto, viscidi e capziosi fino al midollo.

Non le aveva chiesto di rivederla, né di avere il suo recapito telefonico, nulla di nulla. Eppure un'infinità di uomini avrebbero fatto a gara per affiancarsi a lei, alla sua popolarità, al suo portafoglio.

Sibilla sperò con tutto il cuore di risultargli quantomeno simpatica, perspicace e piacevole per le conversazioni. Almeno quello!

Sembrava quasi timido, come se qualcosa lo trattenesse. O qualcuno...

Quello Sibilla non era ancora riuscita a scoprirlo, né tantomeno aveva avuto il coraggio di chiederglielo. Se il professor Conte fosse stato accompagnato sarebbe sicuramente caduta in uno stato di simil depressione che l'avrebbe logorata.

"Sei patetica" si sdraiò sul letto, appoggiando il pc sul ventre.

Lo aveva cercato sui social – sebbene tutte le ristrettezze a cui era perennemente sottoposta per ovvie ragioni – ma di lui non c'era traccia e scoprire che tipo di relazioni affettive e sociali avesse era quindi impossibile.

Era tracciabile solo sull'albo degli avvocati e, magia delle magie, aveva trovato la sede del suo studio legale. C'era una foto... una sola, piccola foto che ogni tanto andava a rimirare cercando di imprimersi tutti i dettagli del suo bel volto.. del suo caro volto. Aveva solo polvere tra le mani e presentarsi sotto lo studio sarebbe stato inquietante oltre che pietoso e imbarazzante. E poi, in quel momento di lavoro non poteva permetterselo, no di certo a quasi settemila chilometri di distanza da Roma.

La questione era che in quelle settimane il professor Conte non aveva fatto altro che rendersi dannatamente piacevole e insieme avevano tantissime idee e opinioni in comune.

A Sibilla quell'uomo iniziava a piacere davvero, a tal punto da sviluppare una strana malinconia: lo aveva visto una sola volta, era assurdo essersi invaghita a tal punto!

Per quelle poche ore passate insieme, era lapalissiano che il suo fisico le piacesse. Le era piaciuto davvero tutto di lui, anche quelle finissime e quasi impercettibili rughe agli angoli degli occhi, senza parlare delle profonde e splendide fossette che sembravano avere una vita propria, completamente avulsa dal corpo e dalla volontà di quell'uomo.

Pensando a quello, Sibilla sorrise, e non appena se ne accorse revisionò la mail in fretta per non rendersi più ridicola di quanto già fosse: sorridere pensando a un uomo visto solo una volta. Doveva andarci molto piano: non era in un film, dannazione!

In quei giorni felici arrivati con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora