L'ho fatto. Oggi, finalmente l'ho fatto. Dopo tanto tempo, dopo tante lacrime e tanto dolore, l'ho finalmente fatto. Mi alzai frettolosamente dalla sedia. Tremavo. "Perché?" Pensai. "Perché tremo?". Sentivo il cuore caldo; batteva forte, così forte da provocarmi dolore. Mi portai una mano in fronte. Era umida, come rugiada al mattino. "Perché?" Continuai a ripetere: " in fondo è solo una lettera".
Mi feci forza. I tre passi che mi separavano dal cassettone impolverato furono un vero inferno. Avevo lo sguardo di una strega alla forca. Occhi sinceri, consapevoli della propria innocenza, eppure così tremuli, intrisi di paure e lacrime. Trattenni il respiro durante il primo passo. "Ci sei quasi", mi incitai silenziosamente. Un respiro profondo. Feci anche il secondo passo.
Passarono non più di un paio di secondi tra il secondo e il terzo passo. Eppure il tempo sembrava essersi congelato. Il ticchettio delle lancette sul vecchio orologio da parete appeso in cucina sembrava svanito.
Sentivo solo un fischio assordante nella mia testa. Scossi il capo, quasi a volermi sciacquare di dosso la paura. Paura? Ora che ci penso, perché avevo paura? Finalmente davanti a quel dannato cassetto. Tenevo lo sguardo incollato al tondo pomello in legno.
Come poggiai la mano su quest'ultimo, la mia mente venne inondata da una quantità incalcolabile di ricordi, immagini, parole. I miei tremuli occhi scoppiarono in un pianto irrefrenabile.
Il mio sguardo si fece sfocato, il viso sommerso da lacrime e tristezza. In quell'istante aprii il cassetto. Non so perché lo feci. Lo feci e basta. Non pensai a nulla." In fondo l'avevo aperto migliaia di volte prima d'ora." Pensai. "Allora perché oggi è stato così faticoso?" Questa domanda assillava i miei pensieri costantemente. Chiusi gli occhi. Mi asciugai le lacrime sul dorso della mano. "Non tremo più" urlai sottovoce.
Tirai il pomello verso di me. Nulla di strano. Solite cianfrusaglie: un paio di auricolari, delle gomme da masticare, i miei vecchi diari di scuola.. nulla di strano. Presi una busta. "La busta dei ricordi" la chiamavo. Che nome stupido. Sapevo cosa cercare. Un scintilla di determinazione si accese nella mia iride. Aprii la busta. Presi la cosa più importante al suo interno. Col tremore nelle dite afferrai la lettera. La portai al petto. La strinsi forte. Come se dentro quel pezzo di carta ci fosse lei. Non la lessi. Rimasi lì. Fermo. Col foglio piegato in mano.
Oggi, finalmente l'ho fatto. Oggi, finalmente, ho aperto quel cassetto. Oggi, finalmente, ho pianto. Oggi, finalmente, ti ho trovata. Oggi, ho ritrovato me stesso. Oggi, ho ritrovato la mia cara felicità.
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Briciole di pensieri notturni
Short StoryCondivido i pensieri su me stesso e la mia vita