Rebecca

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Undicesima chiamata persa da Ruben. Spensi il telefono e lo misi nella tasca posteriore dei jeans.

Tra cinque ore sarebbe stata la vigilia di Natale. Eleonora e Veronica stavano finendo di fare le valige. Le dovevo accompagnare quella sera in Stazione Centrale e poi sarei tornata a casa, da sola.

Presi nuovamente in mano il telefono e meditai sul riaccenderlo o meno... la cosa che desideravo di più era trovare una chiamata persa da mio padre. Avrei dato qualsiasi cosa per sentirgli dire che aveva sbagliato tutto, che potevo tornare a casa e che lo stage nella sua azienda l'avrebbe offerto a me. Invece nulla ed era sciocco anche pensarci. Rimisi nuovamente il telefono in tasca.

"Siete pronte?" chiesi, aspettando nel corridoio una risposta.

Veronica emerse dalla sua camera urlando "Come mamma? Fai sul serio?"

Sbatté la porta alle sue spalle e si mise a camminare nervosamente per tutta la casa agitando le braccia "Io non ci vengo a casa se tu porti anche lui! No, fottiti. Rimango qui a Milano per Natale. Salutami tutti"

Si voltò verso di me con gli occhi carichi di rabbia "Quella stronza di mia madre ha invitato il suo nuovo fidanzato a Natale. A cena. Con noi!"

"Non sapevo i tuoi fossero divorziati" Eleonora uscì dalla sua stanza con una valigia immensa.

Veronica annuì nervosamente "Hanno divorziato qualche anno fa. Il Natale per me è sempre un casino... non so mai da chi stare. Quest'anno mio padre va in montagna dai miei nonni e allora avevamo deciso che l'avrei passato con mia madre. Ma lei no, lei doveva invitare anche il suo nuovo ragazzo"

"L'hai mai conosciuto?" chiesi.

"Ma certo! Era il mio professore di inglese del liceo. Non voglio passare il Natale con loro... Becky posso rimanere qua con te?"

Nonostante tra me e Veronica le cose non stessero andando proprio bene l'idea di non dover rimanere sola mi allentò un po' il nodo allo stomaco "ma certo Vero. Dopo che abbiamo accompagnato Ele in stazione chiamo Sofia e le dico di aggiungere un posto in più per Natale"

"Ele, il tuo treno parte alle dieci o alle dieci e mezza?" chiesi.

Ele prese il telefono per controllare e sbiancò "No, ragazze" sembrava sul punto di scoppiare a piangere "Il treno ha avuto problemi tecnici e hanno spostato la partenza a domani sera"

"Non preoccuparti, Ele. Vedrai che entro domani si risolverà tutto, non piangere" cercammo di rassicurarla io e Veronica.

Passammo tutta la sera con una tazza di cioccolata calda a vedere film di Natale.

Ele si addormentò con la testa appoggiata sulla spalla di Vero. Sorrisi. Mi sentivo egoista ma ero felice di poter passare la Vigilia con loro.

Riaccesi il telefono nuovamente con la stupida speranza di trovare una chiamata persa dalla mia famiglia. Niente. Cercando di fare meno rumore possibile presi il mio pacchetto di sigarette e uscì sul balcone.

Non appena accesi la sigaretta il display del mio telefono si illuminò Chiamata in arrivo da Oliver.

"Hey Becky"

"Ciao Olly, non dormi ancora?" era circa l'una.

"So che questo è un momento difficile per te e volevo sapere come stessi"

Aspirai un tiro dalla mia sigaretta e non risposi.

"Sei sicura di non voler fare tu la prima mossa e chiamare i tuoi genitori o tuo fratello?"

"Sono sicura. Non credono in me in quanto donna e questo non glielo perdonerò mai. Non sarò seconda a mio fratello solo perché sono una femmina. Gli dimostrerò che riuscirò ad andare lontano e quando sarò arrivata in alto mio padre mi pregherà di tornare da lui" erano le parole che mi stavo ripetendo da quando me ne ero andata di casa.

"Non devi dimostrare niente a nessuno"

Cercai di ricacciare indietro il nodo alla gola e invece scoppiai a piangere.

Io, Vero ed Ele passammo la Vigilia di Natale a cucinare biscotti e cose da portare il giorno seguente da Sofia.

Cominciò anche a nevicare e, così, andammo tutte e tre insieme a trovare Oliver e a fare un pupazzo di neve nel suo giardino assieme a Carolina.

Per le otto di sera Ele aveva già la valigia fatta ed era pronta a tornare a casa sua.

Non aveva mai nevicato tanto quanto quella sera. Decidemmo di prendere un pullman per raggiungere la Stazione Centrale.

Ele scoppiò nuovamente a piangere quando, sul tabellone delle partenze, lesse che il suo treno era stato annullato. Vero andò a cercare qualcuno con cui parlare e le dissero che, a causa della troppa neve, non sarebbe partito nessun treno.

Così il mio primo Natale da bimba sperduta cominciò in Stazione Centrale con Ele che chiamava piangendo i suoi e Vero persa nei suoi pensieri.

Il giorno dopo nevicava ancora forte ma, per fortuna, casa di Sofia e degli altri non era troppo distante dalla nostra. Arrivammo comunque tutte e tre fradice portando ciascuna un vassoio di cibo.

Non fu proprio il pranzo di Natale a cui ero abituata: non c'era spazio per mettere un tavolo abbastanza grande per tutti e quindi eravamo seduti in cerchio per terra. C'erano fiumi di alcol ed Ele era andata già verso le due di pomeriggio. Mi sentivo gli occhi di Ruben addosso.

Mentre gli altri giocavano all'ennesima partita di tombola uscì sul balcone per prendere una boccata d'aria. Erano già le sette di sera, per fortuna. Il cielo era di un nero denso, senza luna. I fiocchi di neve continuavano a scendere e, ormai, le strade erano quasi completamente bianche.

"Rebecca" Ruben mi raggiunse. Il mio cuore fece una capriola ma io lo ignorai "Perché mi eviti?"

Respirai profondamente e mi accesi la sigaretta. Valutai l'ipotesi di dargli le spalle e semplicemente non rispondergli ma sapevo che non potevamo continuare così a lungo.

"Ti ho dato una sola possibilità e tu l'hai sprecata" quando Elena era venuta a parlarmi mi aveva avvisata che Ruben, oltre che con me, si vedeva con altre ragazze. Mi ero sentita una stupida ad aver creduto che lui volesse veramente iniziare qualcosa con me. Non mi ero presentata all'appuntamento a cui mi aveva invitata e avevo cominciato ad ignorarlo. Lui sembrava ferito e, devo ammettere, questo mi dava una tagliente soddisfazione.

"Cos'ho fatto?"

"Ascoltami" mi voltai a fissarlo negli occhi "io non ti ho chiesto una storia seria. Potevi andare avanti a scoparti chiunque volessi. Sei stato tu a dire che volevi fare sul serio con me. Non so a che relazioni sei abituato tu ma..."

"Chi te l'ha detto?"

"Non importa"

Ruben digrignò i denti "No, invece, importa. È stato un errore" il suo sembrava quasi un ringhio.

"So che non ti sei visto con una sola ragazza da quando ci frequentiamo noi due"

Lui scosse la testa "E invece che venire a parlare con me e chiedermi come fossero davvero andate le cose tu hai preferito ignorarmi?!" l'attacco è la miglior difesa.

Spensi la sigaretta nonostante fossi appena all'inizio "Senti Ruben, non ho tempo da perdere con te" aprì la porta-finestra per tornare dagli altri e Ruben mi afferrò per il polso. In quello stesso istante, dall'ingresso, entrò mio fratello Federico.

*SPAZIO DELL'AUTRICE*

Hey pupe e pupi, come state passando le vacanze?

So che questo non è proprio il momento adatto per fare un capitolo dedicato al Natale ma fa niente, avevo nostalgia XD!!

Ele è la solita patatina... povera, non vedeva l'ora di tornare a casa dai suoi. E povera anche la nostra Vero.

Invece che ne dite di Rebecca? Secondo voi dovrebbe chiamare lei per prima i suoi genitori?

Ruben è stato un po' una delusione ma magari troverà il modo per farsi perdonare...

E invece secondo voi che vuole Federico?

Spero siate curiosi di sapere come va avanti ;) 

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