Capitolo secondo

13 2 0
                                    

La bufera si era placata e Stalingrado sembrava più viva che mai; la gente era appena uscita dalle case per andare a lavorare eppure Vladimir era già sveglio, o meglio non aveva dormito affatto, avrva infatti cominciato a leggere il suo nuovo libro.
Quando l'orologio segnò le 08:00 si alzò e si diresse in cucina per raccogliere le bottiglie sotto ai tavoli e lavare qualche piatto ancora sporco mentre fischiettava Katjusha, una delle canzoni più celebri dell'Unione Sovietica.
-VADIMIR- lo rimproverò la madre -quante volte ti ho chiesto di non fischiare in casa- diede un calcio al pavimento per fingersi arrabbiata.
-scusa mamma- smise di fischiare e sentì bussare alla porta -ahh, vado io- disse con tono scazzato.
Nel corridoio c'era Valeria, la sua migliore amica da sempre e, a detta loro per sempre.
-oh ehi, ciao Lera- si sforzò di sorridere, aveva wncora i postumi della sera prima.
-come stai?- arrossì come d'altronde faceva sempre in sua compagnia.
-sto bene- sorrise e Vladimir si bloccò, i capelli scuri come il petrolio le risaltavano i lineamenti e gli occhi verdi parevano due smeraldi puri.
-oggi c'è la partita, è alle 19:45, pensavo ad un ritrovo con gli altri al parco e poi potremmo andare assieme, sono sicura che vinceremo contro il Magnitogorsk!-
Dopo qualche secondo il ragazzo si risvegliò dall'incanto -sarebbe davvero fantastico- sorrise imbarazzato e iniziò a pensare che si fosse dimenticata di fargli gli auguri.
-quasi dimenticavo- la ragazza interruppe i suoi pensieri -tanti auguri Vova- lo abbracciò e gli diede un pacchetto fatto di giornali.
-questo è un pensierino per te- Vladimir aprì il pacchetto e restò a bocca aperta -non.. non posso accettare..- gli occhi rimasero statici su quella collana d'oro puro con al centro una piuma da calamaio.
-certo che puoi accettarlo- disse lei chiudendogli la mano con dentro il regalo -è bellissima- sorrise, non si aspettava un simile dono, anche se sapeva che Valeria proveniva da una famiglia altolocata niente meno che imparentata con il pioniere dellw rivoluzione, Vladimir Lenin.
-Grazie- le diede un bacio sulla guancia e si salutarono.
Il profumo di rose e menta della ragazza gli restò in mente fino al tardo pomeriggio quando prima di tutti arrivò al parco e iniziò a dondolarsi sull'altalena.

NEL MENTRE A CASA DI VALERIA

Alla villa della famiglia Radulov, che si trovava in campagna, si sentirono delle urla che preoccuparono il giardiniere.
-TI HO DETTO MOLTW VOLTE DI NON USCIRE CON QUEL RAGAZZO- esordì il padre entrando in camera di sua figlia -È UN POCO DI BUONO, È CONOSCIUTO SOLO PER LE GESTA DEL PADRE, NON È ALL'ALTEZZA DI UNA RADULOV-
La madre accorse subito in soccorso della figlia -smettila Iosif. Lei può uscire con chi vuole, lasciale avere una vita, ti comporti come lo Zar- a quelle parole il padre sbottò e diede un malrovescio alla moglie facendola cadere e facendole sporcare il suo bel viso di sangue -stai zitta, so come gestire la mia famiglia, non tollererò altre offese del genere da parte tua, o ti ritroverai dove sei nata, in strada-
Al che ls donna si scusò e tornò in cucina tra le lacrime e la delusione di non essere riuscita a difendere sua figlia.
-Tu non te ne andrai da qui stasera, resterai a cena e non mi farai fare brutta figura con i Sokolov.. INTESI?- mise la mano sulla cintura di cuoio.
Valeria si limitò ad annuire mentre il padre scompariva dietro la porta e i suoi pensieri confusi si spezzarono in pianto quando la chiave fece scattare la serratura della porta, chiudendola in camera, e intrappolandola con i suoi demoni.

Tavarijsh VladimirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora