Ho sempre pensato che la notte fosse una sottospecie di chiave che aprisse la grande gabbia di pensieri che mi porto dentro ogni giorno e che cerco in qualche modo di zittire per cercare di condurre delle giornate più tranquille e prive di preoccupazioni, tuttavia,per quanto io mi sforzi, mi ritrovo la notte a dover lottare con me stesso,affrontando tutte quelle paure e angosce che da tempo ormai mi porto dietro.
È notte fonda,tutto tace, e la mia stanza è unicamente illuminata da quella piccola lampada posta sulla mia scrivania perennemente in disordine,un po' come la mia testa,e continuo a sbloccare ripetutamente il blocco schermo del mio telefono,senza alcun apparente motivo. In realtà il motivo lo so bene,sono solo troppo codardo per ammetterlo a me stesso...come sfondo ho da parecchio tempo ormai,una foto che ritrae me e il mio miglior amico Kaneki,intenti a ridere e a scherzare per chissà quale buffo motivo nei pressi di un parco in cui eravamo soliti passare le nostre giornate,dove il mio unico intento era quello di infastidire Kaneki,troppo preso dal leggere uno dei suoi tanti libri che io sinceramente, pur sforzandomi, non riuscivo mai a comprendere. Kaneki...di lui avrei tante cose da raccontare, probabilmente di più di quante ne racconterei se qualcuno dovesse pormi una domanda riguardante la mia vita. Lui è stata l'unica persona che mi è sempre rimasta accanto, e mi piaceva definirci come l'uno l'ancora dell'altro.
Sono sempre stato un ragazzo definito da tutti cordiale,allegro e spensierato; caratteristiche che di solito hanno le persone con molti amici,ma la verità è che per me non è la stessa storia. Non ho mai avuto tante persone da poter seriamente considerare come miei amici,ad eccezione di Kaneki. Ricordo ancora il primo giorno in cui ci incontrammo,nella scuola in cui mi iscrissi dopo il mio trasferimento. Era la tipologia di persona tranquilla e silenziosa,che preferiva starsene per fatti suoi con un libro tra le mani,sotto l'ombra di un albero magari,ma appena lo vidi,rischiando anche di risultare invadente,mi presentai e gli chiesi se volesse diventare mio amico,da quel giorno diventammo praticamente inseparabili...o almeno così speravo.Non ricordo quanti minuti passarono durante la mia riflessione, ma la testa iniziò a farmi male e posizionai le mani sulle tempie,sperando di alleviare in qualche modo il dolore. Iniziavo a sentirmi stretto in quella camera,ma appurai che uscire a tarda notte senza alcun motivo,non era la scelta più saggia da fare e nel peggiore dei casi avrei anche rischiato di prendere un bel raffreddore. Decisi quindi di alzarmi dal letto su cui ero seduto poco fa e mi diressi nella mia piccola cucina per bere un sorso d'acqua,stando attento a non inciampare da qualche parte per via del buio che ricopriva l'intero appartamento,rifiutandomi di accendere l'interruttore della luce, perché in fondo stavo bene così. Dopo quei pochi minuti ritornai in camera e decisi di sedermi sulla sedia di quella piccola e disordinata scrivania, che ogni giorno mi ripromettevo di sistemare almeno un po'. Mi resi conto di quanto avessi bisogno di parlare con qualcuno in quel momento,di quanto necessitassi di cacciar fuori tutta la frustrazione e la tristezza che nel corso di quel tempo avevo accumulato, di quanto desiderassi riavere indietro il mio migliore amico,quel ragazzo timido,riservato,ma a cui volevo un bene indescrivibile, quel ragazzo che entrò a far parte della mia vita per puro caso, e che sparì improvvisamente, senza degnarmi di un vero addio. Avevo provato in tutti i modi a rintracciarlo,ad andare davanti casa sua per ricevere una spiegazione,a chiedere in giro per l'Università di lui,visitando anche tutte le librerie del posto illudendomi di poterlo trovare lì e di ricevere un "Tranquillo,era solo uno scherzo di cattivo gusto" da parte sua o sperare semplicemente di poterlo rivedere almeno per un'ultima volta e salutarlo come si deve,come farebbero due migliori amici,ma niente...ottenni solo il vuoto. Iniziavo a convincermi che non sarebbe più tornato, ma dentro di me sapevo che non riuscivo ad accettarlo...non avrei potuto riavvolgere il tempo,ma avrei provato a far tacere una volta per tutte quei sentimenti contrastanti che mi opprimevano e che quasi mi impedivano di respirare,diedi un'occhiata al grande accatastare di fogli sulla mia scrivania e, trovandone uno vuoto,sorrisi leggermente e lo posizionai davanti a me. Avevo intenzione di scrivergli una lettera,una lettera che probabilmente non avrei mai avuto il coraggio di consegnarli e che molto sicuramente non gli sarebbe mai arrivata,una lettera che ero sicuro non avrebbe mai letto,ma decisi di provarci...ne avevo assolutamente bisogno, così,dopo un lungo sospiro,impugnai finalmente la penna e incominciai a scrivere.
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𝐋𝐎𝐒𝐓
Short Story"Piansi silenziosamente,rendendomi conto di aver perso la persona più importante della mia vita..."🥀 In questa storia ho voluto immedesimarmi in Hide e ho provato ad esprimere le sensazioni che potrebbe aver provato dopo la sparizione di Kaneki,att...