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Ti vidi lì, mentre ogni singola nota rimbalzava sul tuo corpo, e ogni tuo arto si muoveva a tempo con la melodia.

Ero venuto a piedi fino a Camberwell, uno dei quartieri meno raccomandabili di Londra, solo per vederti.
Sarò sincero, del ballo non mi interessava più di tanto.
Cazzo, sono un vero pachiderma, io.
Preferisco di gran lunga la musica classica.
In ogni caso i miei amici mi avevano parlato di te, e spinto da chissà cosa mi incamminai per le strade fottutamente buie di quella città che a malapena conoscevo.

Vivevo a Londra da circa un anno e mezzo.
Che dire, un anno e mezzo di rimproveri della mia ricca famiglia, che smise di considerarmi come loro figlio nel momento in cui varcai l'uscio di casa per cercare una fortuna genuina a Londra.
Un anno e mezzo di delusioni, visto che la fortuna che tanto sognavo mi sfuggì, e in cambio caddi nel lato più oscuro della mia anima.

Erano rari i giorni in cui non ero strafatto, e altrettanto rari i giorni in cui potevo vantarmi di aver trovato un lavoro, o di non aver tentato il suicidio.
Ma di quel giorno potevo vantarmi, e lo faccio tuttora.
Quel giorno, o meglio, quella sera, vale tutte le delusioni, tutti i rimproveri e tutte le serate passate a ingerire chissà quale sostanza mortale.

E senza di te, Hoseok, quella sera sarebbe stata una come le altre.
Una sera piena di gente.
La odio, la gente. Odio le loro voci, il loro rumore, il loro sudore.
Ma non odio te. Non l'ho mai fatto.

Dal primo momento in cui ti ho visto ti ho rispettato per la passione che mettevi in quello che facevi, per il sorriso che tenevi nonostante la stanchezza ti facesse tremare le gambe e ti facesse sudare come mai in vita tua.

Entrasti nel pub notturno assieme ai tuoi amici, e io feci lo stesso.
Malauguratamente, un amico che mi aveva accompagnato lì, di cui non ricordo nemmeno il nome, ti conosceva, e anche bene.
Eravate amici.
Lui ti salutò, vi abbracciaste e il mio amico ci presentò.

"Hoseok, questo è Yoongi. Di solito non gliene frega un cazzo di qualsiasi cosa, ma tu gli sei piaciuto."

"L'esibizione. L'esibizione mi è piaciuta. "

Tu mi stringesti la mano, sorridendomi.
Ci sedemmo allo stesso tavolo con i tuoi amici, e in un modo o in un altro rimanemmo soli.
Solo noi due, seduti uno di fronte all'altro.

Mi chiedesti di me, della mia vita, del perché mi trovassi lì.
E io... cazzo, ti dissi tutto.
Non so come, ma fu così.
Non parlo mai di me con nessuno. Nessuno, mai.
Eppure con te fu diverso.
Volevo che tu sapessi.
Volevo che i tuoi occhi sapessero.

Volevo che il tuo cuore sapesse cosa avevo dovuto passare, e ti dissi tutto.
E tu rimanesti lì ad ascoltar ogni parola, senza mai staccarmi gli occhi di dosso, neanche mentre ti portavi la birra alla bocca per bere.

Finito di parlare, avevo intenzione di conoscerti.
Visto che mi avevi ascoltato, mi dissi "Ok, è stato gentile. Ora tocca a me."

Ma tu ti alzasti improvvisamente dal tavolo, probabilmente eri brillo, perché mi prendesti la mano e mi portasti in mezzo alla gente.

"Balli con me?"

Negai con la testa, ma tu insistetti, dicendomi che ci avrei preso gusto.
Beh, tutt'ora detesto ballare, e non ne sono capace, ma cazzo se amavo guardarti mentre lo facevi tu.
Eri così bravo, tu.
Così veloce, ma bravo, impeccabile.

Sembravi uno di quelli che viveva alla giornata, in modo spensierato, ma quando si trattava del ballo diventavi serio tutto d'un tratto.

Facevi lo stesso con il sesso.

E non so se era lo stesso con tutti i partner che avevi avuto, ma con me era così.
Ti piaceva da morire farlo quando attorno a noi non c'erano rumori.
Ti piaceva sentire le nostre voci soltanto, chiamarsi a vicenda in modo affannato.

Ti piaceva stringermi forte, così tanto da lasciarmi i segni sulla pelle sempre bianca.
Io te lo lasciavo fare.
Amavo lasciarti fare ciò che volevi a letto, era appagante, sempre.

Serio nel ballo come nel sesso.
Questo eri tu.

E quella sera quando mi invitasti a ballare mi stringesti forte a te, al tuo corpo accaldato.
Normalmente avrei dato di matto, sarei letteralmente uscito fuori di testa.
Ma in quel momento lo adorai.

Guidasti tu i miei movimenti, e io mi lasciai guidare, comandare anzi.

Lo ammetto, provai a baciarti.
O meglio, ti feci capire che potevi farlo, che mi sarebbe piaciuto.
Ma tu non lo facesti, volevi soltanto ballare con me, dopotutto.

Ci pensai, poi.
A come sarebbe stato.
Sembravo una fottuta ragazzina, ma non riuscivo a levarmelo dalla testa.
Ci riuscii soltanto qualche lunghissima e estenuante settimana dopo, quando riuscii a vederti di nuovo.

Stavi dando di nuovo spettacolo, in quello stesso quartiere, in quello stesso parcheggio di quello stesso locale.
Ti guardai di nuovo.
Lo avrei fatto per il resto della mia vita.
Tu mi vedesti, e cominciasti a muovere il tuo corpo con più sensualità, con più passione

Poi fu tutto uguale, entrammo, bevemmo e ballammo insieme.
Fino al bacio, fuori dal locale, in un vicolo desolato.

Ebbene si, fu una sporco muro in uno sporco quartiere ad assistere, e non un prato fiorito o un bel letto morbido in una bella casa.
Ma io lo amai così. Disperato e bisognoso.

Disperato come me.
Bisognoso come te.

Ti amo Hoseok.
L'ho sempre fatto, lo faccio e sempre lo farò, anche ora che andrò chissà dove.

Londra è stata cattiva con noi.
Tuttavia non incolpo lei per averti ucciso, o gli spacciatori che lo hanno fatto.
È stata colpa mia.
Non ho saputo proteggerti, come avrei potuto?
Prezioso com'eri, dovevo immaginarlo.

Non so cosa mi aspetta dopo questo.
Dopo queste pillole, dopo queste siringhe, dopo questo veleno che ho ingerito.
Non credo nell'aldilà, e forse sbaglio, perché ora mi servirebbe.
Mi servirebbe la sicurezza di trovarti lì ad aspettarmi, e magari pronto a ballare per me.

Queste sono le mie ultime parole, e le userò bene.
Ringrazierò per sempre Londra per averci fatto incontrare, e amerò per sempre te che mi hai fatto sperare e sognare.

Hai ballato per me quando te l'ho chiesto, mi hai sempre amato senza chiedermi nulla in cambio.
Non potevo darti tanto, e tutt'ora non posso.

L'unica cosa che posso regalarti è la mia vita.
Me la sto togliendo, non solo perché non riesco più a tenermela, ma perché spero che magari, in un'altra vita, il mio respiro sarà tuo, e tu potrai vivere con la mia anima in prestito.

Ho sopportato, ho nascosto e ucciso il dolore in questi mesi, ma non riesco.
Non ci riesco più, Hoseok.
Ti prego di perdonarmi..
Accetta questo mio ultimo dono, te ne prego.

Non ho più lacrime da piangere, mi si offusca la vista.
Non ho più parole da scrivere, mi si immobilizzano le mani.
Non ho più pensieri da formulare, il mio cervello smette di funzionare.

Non ho più sentimenti da provare, il mio cuore smette di battere.

𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐠𝐢𝐟𝐭 || 𝐘𝐨𝐨𝐧𝐬𝐞𝐨𝐤 OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora