Socrate, all' età di settant' anni, viene chiamato in tribunale a difendersi contro le accuse che gli erano state mosse da alcuni personaggi ateniesi. Nell' Apologia, scritta da Platone, è riportato il discorso che egli fece per discolparsi dalle accuse.
Socrate, parlando ai cittadini di Atene, è stupito del fatto che i suoi accusatori dicano che non bisogna farsi trarre in inganno da lui, che è abile parlatore. Ironicamente, egli sostiene di non esserlo affatto, a differenza invece dei suoi avversari, alcuni dei quali ancora freschi di studi, ed inoltre chiede agli ascoltatori di non curarsi affatto del modo in cui parla, ma solo di cercare di capire se per loro ciò che egli dice è verità, oppure no.
Socrate distingue due tipologie di accusatori: quelli antichi e quelli recenti. I più antichi sono i peggiori, quelli che sostengono "...che c' è un tal Socrate uomo sapiente, che specula su le cose celesti, che investiga tutti i segreti di sotterra, che le ragioni più deboli fa apparire più forti.." ; questi sono coloro che avevano cercato di persuadere la maggior parte delle persone lì presenti quando erano in giovane età e quindi più facilmente influenzabili. Inoltre, i calunniatori convincevano sempre più persone, affinchè poi queste cercassero di convincerne altre. L' accusa fatta a Socrate è la seguente: "...Socrate è reo, e si dà da fare in cose che non gli spettano: investigando quel che c' è sotto terra e quello che in cielo; tentando far apparir migliore la ragione peggiore; e questo medesimo insegnando altrui....". Socrate sostiene di non occuparsi assolutamente di queste cose e che non vi è nulla di vero in ciò che è stato detto dai suoi accusatori; non è nemmeno vero che egli insegni ai giovani con l' intento di ricevere denaro. Vi sono molte persone che fanno istruire i propri figli facendo venire insegnanti anche da zone lontane e poi pagandoli, come ad esempio Callia, che ha speso più denari con i Sofisti che tutti gli altri cittadini messi insieme, chiamando Eveno per istruire i figli. Socrate sostiene di non far parte di coloro che istruiscono per poi ricevere denaro, perchè non ne è in grado.
Socrate si è procacciato questo nome "...per una certa sua sapienza..", sapienza che lui definisce umana. Questa consapevolezza gli deriva dall' oracolo di Delfi: infatti, un giorno, Cherefonte domandò all' oracolo se vi era qualcuno più sapiente di Socrate e la Pizia rispose di no. Saputolo, iniziò per Socrate la ricerca della sapienza tra gli uomini e di ciò che intendeva significare l' oracolo; i primi da cui si recò furono gli uomini politici. Si accorse che lui era il più sapiente tra tutti, perchè riconosceva di non sapere, a differenza invece, degli uomini politici, che sostenevano di conoscere, anche se in realtà non era così. Poi si recò dai poeti e anche qui ottenne lo stesso risultato, perchè questi, interrogati sulle loro poesie, non sapevano rispondere; infine andò dagli artisti, ma il fatto che questi presumessero di essere sapientissimi sia nel loro mestiere che in quello altrui li rendeva più ignoranti di Socrate. Egli infatti sostiene che il vero sapiente è quello che, come lui, riconosce di non sapere: così egli si era procurato diversi nemici, che, volendolo accusare, ma non sapendo di cosa, gli muovono le accuse che si è soliti fare a tutti i filosofi, cioè "...che specula su le cose del cielo e di sotto terra, e che insegna a non riconoscere gli dèi, e che fa apparire migliore la ragione peggiore"....
Segue poi la difesa di Socrate contro Melèto, uno degli accusatori più recenti: Socrate dice di essere stato portato dal suo avversario in tribunale solo perchè costui non sapeva chi accusare. Melèto sostiene che tutti cercano di far migliori i giovani, al di fuori di Socrate e che egli fa ciò volontariamente. Socrate risponde che Melèto non si è mai curato dei giovani e che, visto che chi sta con coloro che fanno del bene puo' farne anche lui e che chi sta con coloro che fanno del male potrebbe diventare anche lui malvagio, allora lui non trarrebbe vantaggio dall' insegnare ai giovani il male, perchè stando con loro potrebbe farne anche lui. Poi Melèto accusa Socrate di essere ateo, ma si contraddice, perchè afferma che Socrate crede in dèmoni, considerando anche questi degli dei e ammettendo, così, che Socrate non è ateo, come invece egli sostiene.