Polaroid.

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POLAROID


30 AGOSTO 1977.
CASA LUPIN.

Riprendersi dalla luna piena d'estate era davvero orribile, le bende sulla schiena lo facevano sudare ancor più del caldo e il dolore era insopportabile perché amplificato da quella fastidiosa sensazione di appiccicume che il sudore lasciava addosso.
Alla fine del mese di Agosto del 1977 Remus Lupin stava preparando il suo baule per partire per il suo ultimo anno ad Hogwarts, l'incertezza e la paura del dopo si facevano sempre più concrete e lo divoravano vivo, ma tentava di accantonare quei pensieri concentrandosi solo sul meraviglioso anno che lo attendeva in compagnia dei Malandrini, di Lily... E ovviamente di Sirius.
Si erano visti pochi giorni prima, durante la luna piena, perché Ramoso, Felpato e Codaliscia non mancavano ai loro doveri di Malandrini neanche durante l'estate e continuavano ad accompagnarlo alla Stamberga Strillante durante le sue trasformazioni. Era molto più semplice adesso che erano tutti maggiorenni e potevano usare tranquillamente la magia e la materializzazione.
Il tardo pomeriggio faceva penetrare appena la luce del sole dalle persiane di casa Lupin e il ventilatore della cucina girava alla massima potenza, puntato su Remus che sistemava in un raccoglitore tutte le pergamene con i compiti delle vacanze.
D'un tratto, la porta di casa si aprì e all'interno del piccolo appartamento vi entrò una donna carica di buste per la spesa: «Ciao Remus!» lo salutò affettuosamente, mentre egli prontamente afferrava la sua bacchetta e con un Wingardium Leviosa faceva levitare le buste fino a farle arrivare sul tavolo, liberando la donna da quei pesi.
«Ciao, mamma!»
«Grazie, tesoro.» gli disse, scoccandogli un bacio sulla guancia, per poi iniziare a sistemare il contenuto delle buste nei pensili della piccola cucina. «Ho fatto un po' di compere anche per te.» gli disse, porgendogli una delle buste di carta.
«Ah, grazie, mamma...»
Così Remus abbandonò le sue pergamene e iniziò a scartare il contenuto del sacchetto, che si rivelò un paio di magliette, un bel po' di calzini e delle mutande. Qualcosa di quest'ultime, però, colpirono l'occhio di Remus che immediatamente si imbarazzò alla vista di quell'indumento azzurro con su disegnati tante piccole ananas.
«Mamma, delle mutande un po' più normali, no?» le disse, mentre constatava che le altre due paia erano ancora peggio di quelle con le ananas: uno era rosa con dei soli e l'altro verde con dei fenicotteri.
«Ma dai, Remus, ho trovato solo queste.» gli rispose, forse anche un po' divertita «Nessuno vede le mutande che porti sotto ai vestiti...»
Remus a quel punto quasi si strozzò con la sua stessa saliva, ben consapevole che tutto ciò non fosse affatto vero e che nessuno vedeva le mutande che portava... tranne Sirius.
«Sì, d'accordo, mamma, come dici tu...» le rispose, forse leggermente seccato dal fatto che sua madre neanche considerasse il fatto che fosse cresciuto e che potesse essere fidanzato con qualcuno.
Non che fremesse dalla voglia di dirle che stava con Sirius, ma avrebbe decisamente gradito che smettesse di considerarlo un bambino. Era maggiorenne ormai, un mago adulto pronto a diplomarsi e a prendersi le sue responsabilità.
«Ti sei fidanzato, Remus?» la domanda arrivò a bruciapelo, mentre Hope si voltava per guardarlo negli occhi, alla ricerca di una risposta onesta.
Il viso del ragazzo diventò paonazzo e immediatamente tentò di camuffare il suo imbarazzo tornando a sistemare le sue pergamene. Doveva trovare un modo per sviare quella domanda. Hope non poteva sapere. Non doveva sapere.
Non conosceva il punto di vista dei suoi genitori sulle relazioni omosessuali e se avessero dovuto litigare per quello, forse gli avrebbero proibito di tornare ad Hogwarts o lo avrebbero cacciato da casa... Remus decise di bloccare il suo flusso di pensieri prima che potesse andare in paranoia. Sospirò sonoramente per farsi coraggio.
«No, mamma...» mentì, rendendosi conto da solo di essere davvero poco convincente.
«Stai forse con Lily Evans? La ragazza che è prefetto assieme a te?» continuò a chiedere, insistente, con il suo sguardo da investigatrice puntato sul figlio e il sorriso furbo.
«No, Lily è praticamente mia sorella... E poi piace a James da anni, è totalmente off-limits. Forse adesso si sta convincendo a concedergli un'uscita assieme e tutti attendiamo quel momento come se-» aveva tentato di sviare la conversazione raccontando a sua madre della travagliata vita sentimentale di James, ma a quanto pare non ci era riuscito, visto che - in maniera un po' più seria - Hope si era fermata per guardarlo bene negli occhi e gli aveva fatto l'ennesima domanda scottante.
«Sei fidanzato con Sirius?» gli domandò nuovamente e lui raggelò sul posto, totalmente paralizzato da quella verità che non aveva la minima intenzione di rivelare alla sua famiglia.
«Ma che dici?» farfugliò in maniera poco convincente, raccogliendo velocemente le sue cose per potersi rintanare al più presto in camera sua e fuggire da quella conversazione imbarazzante e pericolosa.
«Vai spesso a casa di Sirius e James.» constatò la donna, come se avesse iniziato ad unire tanti puntini della vita di suo figlio.
«Che c'entra? C'è anche Peter, è la nostra riunione settimanale...»
«In camera tua hai una vostra foto insieme, dove siete abbracciati.»
«Basta, mamma!» quasi urlò, cercando di non farsi prendere dal panico «Ho delle foto con tutti i miei amici, non vuol dire niente.»
«Puoi dirmelo, Remus.» lo rassicurò la donna, puntando i suoi occhi nocciola in quelli del figlio, proprio identici ai suoi. Remus si bloccò ancora una volta, totalmente incredulo a ciò che le sue orecchie stavano udendo: «Ho visto come vi abbracciate quando lui e gli altri vengono qui. Non lo abbracci come fai con James e Peter... Lo abbracci come io saluto papà quando torna dal lavoro.»
Remus iniziò a mordersi l'interno della guancia, nervoso, perché era stato smascherato, perché forse ancora non si sentiva pronto a rivelare tutto ai suoi genitori. Era troppo presto.
«Non ti giudico, Remus. Non mi importa... L'importante è che ti faccia star bene.»
Di fronte a quelle rassicurazioni Remus cedette e con il cuore in gola e le lacrime pronte ad uscire dagli occhi, richiamò con un Accio il suo portafogli e ne estrasse una piccola polaroid incantata, che ritraeva un semplice bacio tra lui e Sirius.
La porse ad Hope con le mani tremanti e la donna la guardò con una strana tenerezza, leggendo persino la scritta dietro alla fotografia: "A Moony. Ti amo. Sirius.", con tanto di firma accompagnata da una piccola stellina.
«Siete carini.» sorrise Hope, mentre Remus si riprendeva la sua foto e la riponeva al suo solito posto «Sirius può venire qui quando vuole, sappilo.»
«Okay, però... Non dirlo a papà.»
«Neanche a lui importa.» lo rassicurò ancora la donna, avvicinandosi per poterlo abbracciare forte.
«Voglio essere io a dirglielo.» sussurrò Remus, scacciando via le uniche due lacrime silenziose mentre sua madre annuiva piano sulla sua spalla.
Era come essersi tolto un grosso peso dallo stomaco...
Hope, dal suo canto, non poteva negare la sua preoccupazione nei confronti del figlio, già era ben consapevole che non avrebbe avuto una vita facile a causa della sua licantropia, aveva faticato davvero tanto ad accettarlo quando era solo un bambino. E adesso anche una relazione con un ragazzo, con i tempi che correvano...
Ma la donna cercò di non mostrare la sua preoccupazione al figlio: come aveva sempre fatto doveva mostrargli solo tutto l'appoggio del mondo, non rendendogli la vita ancora più complicata di quanto già lo fosse.
Dopo avergli lasciato un'ultima carezza ritornò a sistemare la spesa, come se nulla fosse mai accaduto.

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