Capitolo 6

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Diego osservava l'aula,seduto annoiatamente dietro al banco in terza fila.
Ancora pensava alla missione,a quanto fosse parsa reale,al viso conosciuto del ragazzo che era diventato il mostro. Ma soprattutto ai sospetti che aveva destato in Candelaria per la sua comparsa improvvisa.
Se l'era cavata dicendole che era dietro all'armadio giá prima che lei arrivasse,stava facendo i compiti ed era l'unico posto dove non si sentivano le grida dei vicini.
Solo sperava che Candelaria non fosse andata a lamentarsi con loro. E che gli avesse creduto.
Ma sicuramente qualche sospetto l'aveva risvegliato,e la rossa non sembrava il tipo che lascia perdere facilmente.
Bussarono alla porta della classe,il professore di storia si separó dalla lavagna coperta di date per andare ad aprire.
Entró un ragazzo,uno studente dell'altra sezione,probabilmente,che si avvicinó alla cattedra per farsi consegnare dei fogli dall'insegnante.
Diego quasi fece un salto sulla sedia al vedere quei capelli neri.
Aveva visto tante persone dai capelli cosí,ma lui... Lui conosceva quella capigliatura. Erano identici a quelli del ragazzo nella simulazione.
-Tenga,Vladimir. Ora torni in classe!-
Il ragazzo si voltó verso la classe e alzó la mano in segno di saluto,poi tornó alla porta per uscire.
Diego sbiancó completamente. Quello era il ragazzo della simulazione.
Questo poteva significare qualcosa,o era solo un terribile coincidenza?
Sperava fosse la seconda opzione,anche se non ne era cosí sicuro.

Candelaria,da parte sua,era decisa a scoprire la veritá su Diego.
Non credeva ci fosse molto senso nel nascondersi dietro ad un armadio per non sentire le urla dei vicini. Se aveva qualche problema con loro,tanto valeva bussare alla loro porta e ordinargli di smettere,pensava mentre guardava fuori dalla finestra distrattamente.
Le sembrava assurdo stare cosí durante una lezione: non ascoltare,pensare ad altro,non era da lei!
Ma non riusciva a non pensare alla misteriosa apparizione del ragazzo. Non aveva un filo logico,e lei non poteva accettarlo.
Tutto doveva avere una spiegazione scientifica o matematica. O almeno umana.
E a quanto sapesse,il teletrasporto non era ancora stato inventato.
Scosse la testa e tornó a copiare gli appunti di storia scritti alla lavagna.
Per lei quelle cose erano anche fin troppo facili,le avrebbe potute spiegare ad occhi chiusi.
Si era sempre obbligata ad essere la prima della classe,a capire tutto prima degli altri. A volte addirittura aveva provato a studiare il triplo delle pagine di compito,per sapere gli argomenti successivi in anticipo.
Solitamente chi studiava cosí,almeno era un aiuto per il resto della classe,ma lei no.
E non solo nelle verifiche non dava alcun tipo di suggerimento,la stessa cosa succedeva nelle lezioni,quando qualcuno le chiedeva di rispiegarle qualcosa. Lei scuoteva la testa o faceva finta di non sentire.
Era come un'ossessione,voleva essere la migliore,voleva dimostrare a sua madre che poteva diventare qualcuno anche senza essere una donna d'affari,esattamente come lei.
Finalmente la campanella squilló,liberando gli studenti dalle monotone lezioni e dai mille pensieri.
-Diego- esclamó Candelaria intravedendolo uscire dalla sua classe -Vieni un attimo- lo chiamó afferrandolo da un braccio.
I due si appostarono in un angolo,tra gli armadietti e la porta di un'aula. Candelaria si assicuró che non stesse passando nessuno e si posizionó di fronte al ragazzo.
-Diego,cosa stavi facendo ieri?-
Diego,sí,lui si aspettava questa domanda,ma no,non in quel momento.
Lui,che credeva nelle cose solo se avevano una spiegazione,proprio come la rossa. Lui,sempre sincero. Lui,che ora doveva imparare a mentire.
Era inevitabile,non avrebbe mai potuto dire la veritá. Questa non era la sua vita,questa era la missione.
-Te l'ho giá detto- rispose spostando lo sguardo verso il corridoio.
Candelaria scosse la testa contrariata,e spostó con una mano il viso di Diego verso di lei,costringendolo a guardarla negli occhi. -Diego,cosa stavi facendo ieri?- ripeté nuovamente scandendo meglio le parole.
Diego non sapeva che fare; le mani sudate si attorcigliavano tra loro mentre pensava ad una risposta abbastanza credibile. Non aveva modo di prendere tempo,non poteva pensare all'infinito. Soprattutto non essendo un mago delle bugie.
Prese la strada piú semplice,non disse nulla e scappó via,percorse ad uno ad uno i corridoi fino ad arrivare al cortile esterno del college.
Sapeva che cosí aveva destato molti piú sospetti nella ragazza,ma non ci poteva fare nulla,non ce l'aveva fatta.
Si sedette su una panchina in pietra grigia e afferró la testa tra le mani. Forse non avrebbero dovuto sceglierlo come Paladino: non riusciva a coprire una scomparsa,come avrebbe potuto nascondere il fatto di essere ricercato dai Guerrieri del buio,di dover combattere con loro?
Non poteva,ne era sicuro.

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