Capitolo 1

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-Certo Signora Meyers, al prossimo mese e mi raccomando: segua i miei consigli!- Sorrido e chiudo la porta del mio studio psicologico.

"Quella vecchietta è così gentile" penso ma poi vengo distratta dalla mia testa che comincia a pulsare; sono stanchissima, oggi ho ascoltato così tanti problemi che mi ronzano le orecchie.

Sistemo velocemente gli ultimi appunti e spengo il computer, raccolgo dal cassetto della scrivania le chiavi della macchina ed esco da quell'incantevole posticino che, con innumerevoli sforzi, sono riuscita a creare.

Entro nel mio piccolo appartamento che profuma ancora di lavanda. Il profumo mi è familiare; quando ero bambina, mamma raccoglieva sempre un pò di lavanda da mettere al centro della cucina.
Decido di filare sotto la doccia mentre nel forno cuoce il resto del pollo di oggi. Finita la cena mi concedo un muffin che mia madre ha preparato con cura, deglutisco il primo boccone quando la suoneria del cellulare mi interrompe.

"Spero non sia il Signor Calton con una delle sue crisi depressive." Lamento nei pensieri.

*Numero sconosciuto*

-Pronto Dottoressa Cooper, chi parla?-

-Salve, sono il Dottor Carl Edward Cohen, uno dei più grandi psicologi della Gran Bretagna.-

-Buonasera- Pronuncio titubante. "Cosa voleva da una giovane ragazza come me?"

-Ho visto il suo prestigioso curriculum, sembra che lei, Signorina Cooper, sia una ragazza eccellente nel nostro settore. O sbaglio?-

Sono sempre stata brava nella psicologia, lo ammetto. Ho vinto un sacco di premi e di borse di studio all'università. Le menti delle persone, non so perché, mi affascinano. È come se riuscissi a capire ogni lieve cigolìo che le ossa del nostro corpo emettono. E vado ben oltre: rattoppo, cucio e incollo parti di anime frammentate, bucate, spezzate ed il sorriso che affiora nei miei pazienti quando capisco l'origine del problema, non ha paragoni.

-Mmm, si..- Farfuglio.
"Non so verameramente dove vuole arrivare"

-Bene perché ho da proporle un lavoro che non potrà rifiutare- Afferma il Dottor Cohen con un tono al quanto onnipotente.

- Non credo di accettere: ho uno studio di mia proprietà al centro della città...

-Le propongo- Mi interrompe Cohen, -di unirsi al nostro team specializzato di psicologi in trasferimento ad High Beach per lavorare nell'ospedale psichiatrico Radly. La paga è molto elevata e in quel posto hanno bisogno di aiuto, si fidi.

"A lavorare in un ospedale? Collaborare con un team di specialisti? Proposta allettante. Ma perché abbandonare il mio studio dove posso gestirmi come voglio? Eppure c'è qualcosa nel nome di quell' ospedale che mi attira.. Qualcosa di inspiegabile che mi ordina di accettare. Ma cosa?"

Forse ci sto mettendo troppo a decidere.

-Signorina Cooper, abbiamo bisogno di lei. Nessuno ha elevate capacità nella psicologia quanto lei. Io non posso trasferirmi a causa dei miei problemi di salute ma lei è forte, giovane e può farcela senza problemi. Non ha idea della pubblicità e della visibilità che le offrirà questo lavoro.-

"Un pó di pubblicità non farebbe male e una nuova esperienza mi farebbe imparare tantissime cose. Ho sempre amato le sfide e le avventure, è sempre stato più forte di me. Forse è ora di staccare" Affermo a me stessa.

-Va bene Dottor Cohen, accetto.-

-Non se ne pentirà Cooper. Organizzeró e le spediró tutti i dettagli, buona serata.- Riaggancia, lasciandomi esterrefatta.

Non riesco a chiudere occhio la notte: "Forse ho sbagliato; perché ho scelto di accettare? Sono troppo istintiva!" Rimurgino sulla mia decisione e cerco di capire quello che mi avrebbe aspettato. Eppure c'era qualcosa che mi aveva spinto a scegliere il Radly, qualcosa che mi attirava...chiudo gli occhi e mi lascio cullare dai miei sogni.

"Sono in una stanza che puzza di muffa. È  bianca, un bianco candido e pentrante, un fastidio alla vista.
Solo una cosa è  inadeguata in quella stanza: una farfalla.
Una meravigliosa farfalla appollaiata all'unica finestra che c'è..
..Cosa sto facendo? Traccio disegni senza senso su una parete e canticchio..canticchio le note di una ninnananna che mamma mi cantava da piccola.
Ho una targhetta al collo che penzola: Radly.

Apro gli occhi di scatto.

Psyché (ψυχή)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora