4. PRIMO GIORNO

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Dopo l'emozionante giornata di ieri terminata con quella delizia di torta con cui le nostre pance hanno potuto dirsi sazie, quest'oggi mi è toccato impostare la sveglia molto presto per prepararmi al mio primo giorno in una high school americana. La scuola si trova nella stessa città in cui vivo, ciò nonostante per raggiungerla sia io che Ariel prenderemo il bus, poiché il signor Williams a quest'ora, è già impegnato a lavorare. <<Biglietto per favore>> dice il controllore una volta salita. Glielo porgo ricevendo un consenso con il capo così raggiungo mia sorella che gentilmente mi ha tenuto un posto accanto a lei. Appena sveglia ho iniziato a provare così tante emozioni contemporaneamente che per poco non rimettevo i pancake mangiati a colazione. Ero, anzi sono tutt'ora, piena di adrenalina, ansia e impazienza. Non vedo l'ora di vedere dov'è che studierò, come saranno i professori e soprattutto la mensa anche conosciuta come 'caffetteria'. Il sistema scolastico qui è completamente differente da quello a cui sono abituati. Coloro che hanno già vissuto la mia stessa esperienza mi hanno assicurato che studiare e svegliarsi presto la mattina sarà davvero piacevole viste le coinvolgenti e mai monotone lezioni che si affronteranno. Per quanto riguarda Noah non lo vedo da quando dopo cena è uscito di casa dicendo di andare da alcuni amici, ma qualcosa mi diceva che non fosse la verità. Non ha preso l'autobus con noi e, per quanto ne so, non possiede nemmeno un automobile, forse ci è andato a piedi o uno dei suoi amici è passato a prenderlo, comunque sia non ha importanza, in questo momento devo solo pensare a domare l'ansia. Passato circa un quarto d'ora tra fermate e traffico, l'autobus giallo si ferma di fronte il viale d'entrata della Santa Monica High School. Scendiamo uno alla volta in fila indiana per via dello spazio ristretto e una volta terra il vocio di centinaia di studenti è la prima cosa che mi arriva all'orecchio seguito dall'urlo di Ariel che vedo correre incontro ad una ragazza scura della sua stessa altezza con una fantastica capigliatura, dei ricci vaporosi in stile afro, davvero molto belli. Mi avvicino a loro sistemando lo zaino in spalla. Resto in silenzio fin quando sciogliendo l'abbraccio Ariel ci presenta. solo vedendola così da vicino noto il piercing al naso e una pelle da far invidia alle modelle. <<quest'anno sarà il nostro il trio migliore dell'intero istituto>> dichiara convinta mia sorella mettendoci un braccio attorno alle spalle mentre camminiamo verso l'ingresso al suono della campanella. Entrambe  sanno già dove andare diversamente da me che per questo primo giorno di ambientamento dovrò prima recarmi verso la segreteria scolastica dove oltre che l'orario delle lezioni e una mappa della struttura, mi aspetterà una ragazza messa a disposizione dal preside in persona che mi guiderà in un piccolo tour privato. Saluto Ariel e la sua migliore amica Daisy andando per la mia strada. Mi guardo in torno cercando qualche riferimento sulla segreteria mentre vagheggio per i corridoi di quel labirinto. Prima che tutti gli studenti entrano nelle proprie classi, decido di chiedere qualche informazione per non impiegarci una vita e rischiare di perdermi, questi corridoi sembrano quasi tutti uguali. Una volta arrivata saluto cordialmente l'anziana signora stante al di là di un bancone presentandomi come la nuova studente di scambio. Mi saluta a sua volta per poi indicarmi di attendere qualche minuto sulle poltroncine lì di fronte. Aspetto battendo nervosa il piede sul pavimento finché la porta dell'ufficio del preside si apre rivelando la figura del principale insieme a quella di mio fratello Noah Cruz intento a stringergli la mano sorridendo. Mi alzo in piedi non appena gli occhi del signore in giacca e cravatta si posano su di me. <<Signorina benvenuta>> dice lasciando il braccio di Noah per tenderlo a me. Quest'ultimo sconcertato per esser stato liquidato così rapidamente, si volta corrucciandosi alla mia vista. <<Tu che ci fai qui?>> domanda con tono irritato. <<Signor Cruz, sono questi i modi con cui rivolgersi ad una ragazza così per bene?>> lo rimprovera immediatamente il preside meravigliato. <<Mi scusi, ha ragione, è che non mi aspettavo di trovarla qui>> si giustifica grattandosi la nuca agitato. <<Scuse accettate, ad ogni modo già vi conoscete?>> domanda poi confuso sistemandosi gli occhiali sul naso. <<Sì>> affermo un po' troppo velocemente prima che potesse farlo il ragazzo al mio fianco. <<Soggiornerò a casa sua e della sorella per tutta la permanenza nel vostro paese, signore>> spiego sotto il suo sguardo attento. <<Oh eccellente, sarà un onore per te vivere con il miglior capitano di basket che questa scuola abbia mai avuto >> dice elogiando soddisfatto quello che ho appena scoperto essere un allievo davvero importante per lui. So quanto qui tengano allo sport, fin troppo per i miei gusti se dovessimo considerare che il mio fare sport consiste nel muovermi da una stanza a un'altra. << Bene signor Cruz vada pure in classe, mentre lei mi segua per favore>> dice congedando Noah che si allontana all'istante mentre io mi affretto ad affiancare il preside già in cammino. <<Allora Elena, per quest'oggi come potrai capire, salterai alcune lezioni per poter prima imparare a muoverti all'interno della nostra struttura grazie ad un piccolo tour, guidato da una delle nostre più qualificate alunne che risponderà ad ogni tuo dubbio o curiosità >> mi spiega una volta fermi nel punto da cui questa mattina sono entrata. <<Oh ottimo, ecco lì la sua guida>> dice poi guardando verso la sola ragazza presente oltre noi. <<Buona permanenza signorina>> dice infine lasciandomi sola in mezzo al corridoio. Guardo la ragazza dalla pelle chiara come i capelli raccolti in una crocchia nascosta da un cappello alla francesina, vestita da una salopette marrone con sotto una magliettina a righe. Ha proprio l'aria di una piccola artista. Mi avvicino a lei presentandomi quando mi accorgo non abbia intenzione di farlo per prima lei. <<Wendy>> mi risponde guardandomi dolcemente attraverso i suoi grandi occhiali tondi. <<Possiamo iniziare>> dice poi dandomi la precedenza. Cominciamo a camminare con sottofondo la sua voce a tratti timida che spiega e illustra tutto ciò che man mano che avanziamo, ci circonda. Mi mostra le varie aule, i vari laboratori, i servizi igienici, la mensa, i campi da football e basket, l'area nuoto, per poi fermarci di fronte la sua zona preferita, l'anfiteatro. <<Sai Elena, dal primo giorno che ho messo piede in questa scuola ho acquisito più consapevolezza verso ciò che da sempre scorre dentro le mie vene e che mi viene naturale fare, l'arte. Provengo da una famiglia di artisti, mia madre ha la passione per lo stile e mio padre per la recitazione, ma solo dopo aver cominciato le superiori ho capito quale fosse la mia vocazione. Da sempre amo disegnare, dipingere e a volte anche scolpire, ma solo tre anni fa ho scoperto che ciò che più amo fare e che mi fa sentire libera, è scrivere. Sono io infatti ad occuparmi dei testi e delle sceneggiature di ogni evento, dagli spettacoli ai balli, peccato questo sia il mio ultimo anno, ma a maggior ragione, prometto sarà il migliore in assoluto.>> termina dopo avermi raccontato un po' di sé ed esser rimasta gentilmente ad ascoltare. <<Ah, nel caso in cui anche tu ami questo mondo, lì ci sono le iscrizioni per il primo musical>> dice prima di scomparire completamente in mezzo alla mandria di alunni appena usciti dalle classi. Guardo il volantino appeso al muro per poi pensare che le mie corde vocali sarebbero in grado di uccidere chiunque mi sentisse cantare, e di certo non sono venuta qui per rompere i timpani a qualcuno. Declino così mentalmente la proposta per poi ricordarmi che il tour è finito, dunque mi aspetta la mia prima lezione e il ritardo non è accettabile. Mi metto a correre come una forsennata quando realizzo che la mia aula si trova nel corridoio opposto arrivando in tempo per un soffio, giusto al suonare della campanella. Prendo posto in fondo guardando la stanza riempirsi di facce varie e sconosciute. Solo adesso che ha salutato la classe, mi accorgo che il prof era già presente, voltato a scrivere, quelle che riconosco essere complicatissime formule chimiche, alla lavagna. <<Salve a tutti miei cari studenti, come avete passato le vacanze?>> chiede simpaticamente girandosi ora verso di noi. Prima che gli studenti potessero rispondere, si siede sulla cattedra guardando verso di me. <<Prima che vi ascolti però, ho il compito di presentarvi una nuova studentessa arrivata direttamente dall'Italia, Elena>> mi chiama facendo puntare lo sguardo di tutti sulla mia figura. Tutti mi fissano aspettando che dica qualcosa e ciò che desidero di più è che si aprisse una voragine nella quale sprofondare, proprio sotto di me. Odio essere al centro dell'attenzione. Mi alzo in piedi schiarendomi la voce e comincio a presentarmi. Neanche faccio in tempo a dire il mio cognome che ognuno comincia ad assalirmi con strambe domande. Volete alcuni esempi? Bene: come fai ad essere così tanto abbronzata? Come vi concentrate se mentre parlate gesticolate sempre? Esiste un codice stradale? Cosa significa la parola 'prego'? Perché la utilizzate per ogni cosa? Quali sono i vostri segreti di bellezza? Mi insegni a cucinare? E quella pi assurda di tutte: come fanno i vostri uomini a rimanere in forma mangiando sempre pasta? Rimango perplessa all'udire tutte queste strane domande e richieste, fortuna che il professore mi slava dal dover realmente dare una risposta, dicendo loro che di queste cose potranno parlarne a pranzo perché la chimica è decisamente più importante. Torno a sedermi prendendo tutto ciò che mi occorrerà per appuntare la spiegazione. In Italia non avevo un buonissimo livello di inglese e loro parlano davvero velocemente, faccio fatica a seguirli quando mi parlano tanto che ogni volta sono costretta a chiedere di ripetere ciò che hanno detto o addirittura di scriverlo su un pezzo di carta o direttamente sul traduttore. Sarà un impresa ardua abituarmi ad ascoltare e parlare senza alcun problema. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 05, 2021 ⏰

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