Ibiza pov's
Il momento tanto atteso da tutti, sembrò arrivare in men che non si dica.
Con Helsinki fuori pericolo, ma comunque fuori gioco, ci attaccarono di nuovo, mentre la speranza che il professore ci potesse aiutare restava ancora viva dentro noi.
Ad entrare sta volta furono in 24, da ogni parte, anche da quelle meno previste, come se fosse stato qualcuno a guidarli da dentro la banca.
Ma chi?
Un colpo di fulmine schizzò subito dentro la mia testa, portandomi a girovagare tra le stanze della banca sempre in allerta, tra il caos, le macerie, i colpi di pistola e tutto ciò che stava succedendo là dentro.
Arrivai nella camera dove erano rinchiusi Arturo e Gandia, per rendermi subito conto che i due non fossero lì.
Salì in me subito il panico, l'ansia si fece spazio impedendo ad ogni muscolo di muoversi, ad ogni neurone di funzionare dentro la mia testa.
Dove cazzo erano finiti quei due? Chi li aveva liberati?
"Attenzione, parlo a tutti, Gandia e Arturo sono stati liberati. Ripeto, i nemici sono di più di quelli che crediamo e possono essere di fianco a noi. Tenete d'occhio i condotti d'aria, le uscite secondarie e ogni buco di questa fottuta banca, cazzo" urlai al walkie talkie per mettere in guardia tutti.
In men che non si dica, un forte rumore proveniente dalla hall fece scattare il mio corpo come in preda ad una scossa.
Iniziai a correre, guardandomi le spalle e guardandomi sempre intorno.
Beccai Denver a guardarmi con aria preoccupata, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo.
Sussurrò un ti amo leggero, mimato con le labbra, mentre le sue mani si tenevano piantate in avanti, in due pistole cariche, pronte a sparare, ma qualcosa non stava andando.
Capii in un millesimo di secondo cosa stesse accadendo e cominciai a correre nella sua direzione, prima di sentire due spari e due braccia prendermi e tirarmi con se.
Le lacrime cominciarono farsi spazio tra le mie guance, rotolando calde nel pieno dello sconforto.
Mi sentivo vuota, arrabbiata, piena d'ira e collera.
Un colpo al cuore.
Avevano sparato a Denver e Palermo per evitare altri morti mi aveva tirata in una delle stanza per mettermi al sicuro.
Scalciavo, urlavo, volevo essere liberata per correre dal lui.
L'ansia che sarebbe potuta finire anche per lui, mi pervase lo stomaco, portando un grande nodo a formarsi in gola.
I singhiozzi ricoprivano quella stanza, seguiti da urla e pugni alla schiena di Palermo.
Me lo avevano ammazzato, pensai
"Bastardi. No" continuavo a dimenarmi disperata, morta dentro.
Temevo di non farcela, di sveniare da un momento all'altro per la collera.
La mia testa pulsava all'impazzata e la gola pizzicava impedendomi di respirare bene, mentre i miei occhi erano colmi di lacrime piene di paura e astio nei confronti di quei bastardi.
Avevano sparato al mio Denver, non riuscivo a metabolizzare.
Migliaia di pensieri di facevano spazio nella mia testa, pensieri brutti e malsani.
Mentre piangevo e continuavo ancora, senza cessare un attimo
"Stai ferma, cazzo Ibiza, salveremo anche lui, ma non abbiamo bisogno di altri feriti in questa banca. Siamo già abbastanza nella merda. Quindi stai tranquilla, asciuga queste lacrime e corri a combattere. Non c'è più tempo" urlò al mio viso tutta la sua preoccupazione e la sua paura che fino a quel momento non era trapelata, schizzando via dalla stanza subito dopo.
Mi rannicchiai su me stessa, mentre nella banca continuava ad esserci il caos.
Bombe che scoppiavano, spari, urla, quella banca stava andando a pezzi.
Presa da un corpo di pazzia mi alzai ed uscii da quella stanza, iniziando a sparare alla cieca a quei figli di puttana che ci stavano distruggendo, rotolando in seguito fino ad arrivare al corpo di Denver, spostato da qualcuno nella stanza lì vicino, l'unica vuota e ancora sana.
Mi accascia per terra e presi il suo viso tra le mani tremolanti, mentre lasciai un dolce bacio alla sua fronte.
Lui mi guardava e sorrideva dolcemente
"Non temere piccola, non è grave. Al massimo amputiamo la gamba" parlò sghembo cercando di strapparmi un piccolo sorriso che alleviava le pene di quello che stava succedendo alla banca.
Fortunatamente il primo proiettile prese il giubotto antiproiettile, ma il secondo colpì la sua gamba sinistra.
Quella scena mi calmò parecchio, ma ero in ansia e impaurita per quello che stava succedendo fuori da quelle pareti
"Mi sembra un dejavù. Qualcuno voleva conquistarmi forse" fece la battuta riferendosi al suo incontro con Monica, per sdrammatizzare quella situazione.
Un po' mi diede fastidio, ma non ci feci troppo caso, anche se il mio viso si adombrò di colpo e lui sembrò accorgersene
"Hei, guardami. A me non importa più di Monica. Lei nel bene o nel male ha intrapreso la sua storia con quel tale, Chicago, tuo fratello, sembrano stare bene assieme ed io ne sono felice. A me interessi solo tu e voglio portarti fuori da qua dentro sana e salva. Ti amo ibiza" esclamò facendomi scoppiare in un pianto liberatorio, mentre con la sua mano accarezzava il mio viso.
Mi lasciai andare a quel tocco, chiudendo gli occhi, prima che un forte rumore proveniente dal condotto sopra di noi, mi riportasse alla realtà.
"Ammazzo quel Gandia. Te lo prometto" parlai arrabbiata più che mai, prima di mettere Denver al sicuro nello stanzino di quella grande stanza.
Ed eccolo lì , i condotti erano la sua specialità, peccato che i fumogeni non giovavano ai polmoni.
Cadde la grata e quel verme si trovò sul pavimento, rannicchiato su se stesso, indolorito
"Eccoci a noi brutto stronzo" parlai con tono maligno, chinandomi alla sua altezza, prima di prendere il suo viso che stava ancora tossendo infastidito da quel fumo
"Come stanno i tuoi polmoni? vedo che sono malconci" continuai mollandogli un calcio dritto nello stomaco, facendolo piegare dal dolore.
"Andiamo a noi.
Questo è per il male causato alla banda" accompagnai quella frase da un calcio dritto alle sue amabili parti basse
Urlò dal dolore, ma non era ancora finita lì
"Questo per la morte di Nairobi" via con una altro calcio, sta volta dritto in bocca
"Questo per Helsinki. Lui non lo meritava " urlai tirandogli una serie di pugni in faccia, mentre lui dolente non parlava, non muoveva un muscolo, sotto la mia ira.
Mi stavo sfogando sul suo bel visino da figlio di puttana quando qualcuno mi fermò alle spalle.
La voce di Tokyo risuonò nelle mie orecchie come un trillo di soccorso
"Helsinki è in pericolo. Correte" urlò la donna mentre lacrime calde e amare solcavano le sue guance.
Sentii qualcosa rompersi dentro di me a quell'esclamazione, portando la mia rabbia a crescere smisuratamente.
Guardai Gandia per terra in sangue, il suo corpo stava cedendo, stava soffrendo, ma l'aveva combinata grossa.
"Ti avevo avvisato, bastardo. Dì le tue ultime preghiere" imprecai prima che un proiettile colpisse il suo cranio e un secondo il suo cuore.
Era questa la fine che doveva fare, era questo che meritava.
Arrivammo alla sera in un batter d'occhio, ancora una volta eravamo riusciti a difenderci, Ma Helsinki non ce l'aveva fatta.
A torno al suo letto era racchiuso il dolore che tutti stavamo provando per la sua perdita, unito a pianti Infiniti da parte mia e di Tokyo, eravamo tanto legati a lui.
Era stato un duro colpo, un colpo basso, forse il più atroce che avevo subito in quei giorni.
Ero straziata, debole, triste e morta dentro.
L'avrebbero pagata, Helsinki non lo meritava, avremmo fatto giustizia.
Denver mi racchiuse in un forte e caloroso abbraccio, lasciando che continuassi a sfogarmi.
La sua gamba era stata guarita e fasciata, non era ancora del tutto ripreso.
Uscimmo dalla stanza di Helsinki, dopo avergli augurato di trovare la pace e ci rassegnammo anche a quella perdita
"Ragazzi, temo nel dirlo, ma siamo nella merda. Buona fortuna" parlò Palermo annunciandoci che il paggio sarebbe arrivato molto presto e avrebbe spazzato via tutto.
Stava per finire tutto
"Ti amo Denver. Qualunque cosa accadrà, ti porterò nel mio cuore, sempre " parlai con voce spezzata da un nuovo pianto che si fece spazio al suo petto
"Ti porterò fuori da qua dentro
Promesso" mi rassicurò lasciando un dolce e caldo bacio alle mie labbra, prima che ci preparassimo al peggio.
Stava per finire tutto, stavamo per finire tutti...Nuovo capitolo. Le cose si sono messe male. Ma il professore, che fine ha fatto? Commy e stelline per scoprirlo nel prossimo capitolo
Instagram:@itsibizax
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Ibiza//La Casa Di Carta 5
Fanfiction●TUTTA LA STORIA È TOTALMENTE INVENTATA E DIRETTA DA ME. Instagram: @itsibizax ( condivido tutti gli aggiornamenti della storia sul profilo ) ●LA STORIA È SOGGETTA A COPYRIGHT. È VIETATA UNA COPIA PARZIALE O TOTALE. SE COPIATA, VERRANO PRESI I DOV...