Regime.
Usa la parola francese per farla sembrare più gradevole, appetibile.
Non lo è, neanche se la chiami "regime", è sempre una dieta.
E fa schifo.
Odio calcolare e dovrei tradurre ogni boccone in numero se volessi ottenere il risultato.E cosa vuoi saperne tu che sei sempre stata magra e secca come una giraffa, di combattere con i kg a fasi alterne della tua vita?
Cosa ne sai di cercare nel cibo l'indulgenza, la comprensione, la flessibilità che la vita non ti da?
Da giovane hai ancora speranza che le mancanze vengano colmate dall'affetto, dall'amore di un uomo che ti stia accanto, poi invecchiando ti rendi conto di quanto ti fossi illusa, che non ti starà accanto neanche sul banco in chiesa, durante una celebrazione familiare.Ma forse è solo la sindrome premestruale e lei, la mia collega, cercava solo di essere carina, di interessarsi a me... allora perché mi sembra così falsa la domanda, come se a pronunciarla fosse stata Iriza di Candy Candy?
Mi vuoi far sentire fallita, che anche in quell'obiettivo, così importante per me, per la mia salute, per la mia autostima, non sto investendo le energie e l'impegno necessario?
Sai che c'è? Hai ragione.
E per questo fa così male la domanda.
Ma... ma.
Non ci sono "ma", ma ci sono sempre dei "ma".
Forse è questo il problema: metto sempre dei "ma" quando dovrei mettere dei punti a capo.Forse è sempre la sindrome premestruale che mi ha fatto salire i goccioloni agli occhi, durante la messa, quando ho capito che neanche una serie di occhiatacce mirate sarebbe riuscita a ottenere il risultato.
Ma se non riesci a sederti accanto a me durante una messa con 12 persone come potrai sederti accanto a me per promettere di amarmi, rispettarmi in salute e malattia, nella buona e nella cattiva sorte finché morte non ci separi?
E io a chiedermi se dovrei mettere un punto a capo.La separazione inizia sempre con un pensiero, diceva Vilàs nelle pagine che ho letto oggi.
Un pensiero, due, poi si accumulano, escono gli anni di rancori, di cose non dette, di esperienze non fatte assieme.
Poi basta una scintilla, il casus belli e il tribunale sugella l'atto, mette fine all'agonia.
Mi sono spaventata, sono già arrivata ad accumulare più di un pensiero.
E nel nostro caso basterebbe un semplice "ciao" e riempire un paio di borsoni e ognuno per la sua strada.Ma ci sono i figli, per fortuna.
Dove si va quando non ci sono più otiti da curare, partite in trasferta, denti da togliere, saggi di danza, visite medico sportive, colloqui con i professori, cene di classe da organizzare, regali di compleanno da acquistare?
È un po' che provo a gridarlo ma oggi mi sento come se la nuvoletta del mio fumetto fosse vuota.
O forse non è vuota ma chi la legge vede solo dei geroglifici incomprensibili, come le bestemmie di Paperone.Allora mi cerco fra le pagine di un libro, come facevo da bambina.
O forse mi nascondo fra le pagine di un libro, mi faccio trasportare dalle parole, dai caratteri stampati nero su bianco che filano via riga dopo riga sotto agli occhi; una pagina, un'altra.
Una storia, un'altra storia, come se fossi tornata la ragazzina sempre col naso nel libro seduta sulle poltrone del negozio da parrucchiera di mamma.
.
A volte sollevo lo sguardo e molte domande mi affollano la mente.
Quale lavoro avrei potuto fare con un po' più di impegno?
Perché non riesco a cambiare niente nella mia vita?
Dov'è la vera me, a Londra a 18 anni, con la vita davanti che si apriva come una succosa ostrica, o qui a 51 a tirare una riga e cercare di fare una somma?
Cosa ho ottenuto, dove ho sbagliato, dove vorrei andare?
Con chi?
Cosa ci faccio qui, ora?
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Sono sempre io
Fiction généraleQual'è il "tempo della nostra vita"? Da teenagers si guarda con impazienza al futuro, lo si aspetta affamati, come un leone brama una preda. Ma siamo sicuri che la maturità porti tempi migliori?