Capitolo 10

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Daniel

Mi esplode la testa, ho l'impressione di aver un po' esagerato ieri sera con i cocktail, cazzo.
A fatica apro gli occhi e un senso di nausea mi assale immediatamente. Corro in bagno con la poca forza che ho e proprio quando sto per accasciarmi accanto al water un capogiro mi colpisce facendomi perdere l'equilibrio.
Si. Ho proprio esagerato.
Vomito come non facevo da tempo e quando finalmente mi svuoto, riesco a rilassarmi appoggiandomi alle piastrelle del bagno che mi regalano, anche se per poco, una sensazione di freschezza. Non so quanto tempo passo seduto sul pavimento, ma per mia fortuna riesco ad alzarmi e raggiungere il cassetto dei farmaci. Questa volta, purtroppo, ho bisogno di un medicinale che faccia passare questo mal di testa martellante. Afferro delle fette biscottate e ci spalmo, controvoglia, della marmellata e quando il caffè è pronto inizio a sentirmi già meglio.
Mi passo una mano sul viso stremato, non riesco a ricordare nulla di ieri sera e questo mi manda davvero in bestia. Ricordo di essere uscito con i ragazzi, di aver deciso di passare una serata diversa girando vari bar della città, poi più nulla.
Il suono del campanello mi distrae e un po' mi allarmo. Sono le undici, ed è domenica mattina. Non conosco nessuno che dopo aver passato una serata come quella di ieri, si presenterebbe a casa mia a quest'ora. Quindi l'opzione è solo una: è qualcuno della mia famiglia, e per come mi sento ora non sono pronto ad affrontare alcun tipo di conversazione, anzi, più che pronto psicologicamente, direi che non credo di farcela fisicamente.
Il campanello suona ininterrottamente, quindi mio malgrado devo per forza aprire. Non controllo neppure lo spioncino e quando apro la porta quello che mi ritrovo di fronte è lo sguardo affranto di mia madre che stringe melodrammaticamente fra le mani un fazzoletto di tessuto.
La guardo un po' stralunato, fin quando non mi abbraccia di slancio. «Mi dispiace tanto, non so proprio cosa mi sia preso».
Le lascio qualche pacca gentile sulla schiena perché, e in mia difesa sono sempre stato così, non sono proprio un tipo aperto a certi atteggiamenti, almeno, non sempre.
«Si, vuoi entrare?»
«Ma certo!» si asciuga una lacrima e lentamente entra all'interno del mio appartamento. Mia madre è una donna molto, molto, teatrale.
Con una lentezza che non mi spiego si guarda intorno per poi lasciarsi andare ad un fiume di parole. «Non volevo offenderti o farti arrabbiare, pensavo di fare la cosa giusta!»
«Mamma, lo capisco ma è stato inappropriato. In più non riesco a comprendere come tu possa esserti fatta abbindolare da quella vecchia...» non mi vengono le parole per descriverla.
Le offro del caffè e lei annuisce, rilassandosi un po'. «Non so, è che me ne ha parlato talmente spesso che ad un certo punto mi sono convinta che magari non fosse una cattiva idea. Mi dispiace, hai ragione, sei libero di fare ciò che vuoi della tua vita e se non sei ancora pronto ad una relazione importante, va bene così».
Sono proprio felice di sentirle dire queste parole. Le sorrido e anche lei lo fa, fin quando non la vedo guardare oltre le mie spalle e farsi seria.
Cosa ho combinato ieri sera?
Lentamente mi volto nella sua stessa direzione e sbianco, totalmente.
Una ragazza di cui non ricordo assolutamente il nome, anzi, a dirla tutta non ricordavo neppure di aver dormito con qualcuna, ci sta fissando in silenzio con un sorrisino sulle labbra.
Ma che cazzo...?!
«Chi è questa donna?» chiede e tutto ciò che riesco a sentire è quella nota di gelosia che aleggia tra di noi.
«Scusa tu chi saresti?» mia madre parla per me.
«La sua ragazza. Mi chiamo Eva». Mi alzo di scatto, come se avessi preso la scossa.
«Tu sei chi?» osservò colei che si è appena definita la mia ragazza, è davvero bellissima, devo ammetterlo, ha un fisico che farebbe girare la testa a chiunque.
«Ieri sera ci siamo davvero divertiti e alla fine ti ho chiesto se ti andava di frequentarci e tu hai detto di sì» parla lentamente, come se stesse spiegando qualcosa ad un bambino, in risposta, tutto quello che esce dalla mia bocca è un lamento. Bellissima si, ma la mia ragazza mai.
Credo di aver proprio perso il lume della ragione.
«Daniel, ma non capisco...» s'intromette mia madre. «Due persone che si frequentano mica stanno insieme? E comunque sono sua madre!» si gratta il mento, e quando mi giro a fissarla la vedo sorridermi e farmi un occhiolino.
Mi sta aiutando?
«No, no, infatti». Ritrovo finalmente l'uso della parola e tutto mi appare più chiaro.
«Senti Eva» mi avvicino «Tu sei davvero mozzafiato e credo anche che abbiamo fatto dell'ottimo sesso stanotte».
«Oh Gesù, dammi la forza!» mia madre si chiude in bagno sdegnata e anche se la scena appare piuttosto divertente ai miei occhi, resto serio e riprendo il mio discorso, sicuro di voler chiudere questa cosa a cui non so dare un nome una volta per tutte «Dicevo, sicuramente sono stato bene con te, ma ecco, vedi, non credo che questa si possa definire una relazione. Ieri sera ero talmente ubriaco che stamattina non ricordavo nulla e in più non mi ero neppure accorto di aver condiviso il letto con qualcuno, fino a questo momento».
Eva mi guarda stralunata e anche un po' ferita. «Quindi è stato solo sesso?» chiede inacidita.
Annuisco «Sesso di cui non ricordo nulla».
«Dio, che stupida!»
Cammina avanti e indietro, per poi tornare nella mia camera e afferrare il resto delle sue cose.
«Senti... abbiamo usato il preservativo vero?» lo so che in questo momento ai suoi occhi sembro un patetico stronzo, ma non vorrei ritrovarmi con figli sparsi nel mondo.
«Ovvio che si, coglione! Sono un'aspirante attrice e l'ultima cosa che voglio è avere un bambino, e poi, sono ancora giovane!»
«Perché quanti anni hai?» dico allarmato.
«Venti, idiota!»
Butto fuori l'aria trattenuta e poi la lascio andare. La tizia mi rivolge un'occhiata inferocita per poi sbattere la porta.
Bene, anche questa è fatta.
«Mamma puoi uscire».
Un'indispettita Evelyn esce dal bagno velocemente.
«Non posso credere di aver cresciuto un figlio che fa queste cose!»
Ecco che ci risiamo.
«Mamma, tutti fanno queste cose».
«Non mi sembra che il marito di tua sorella le abbia fatte».
Sbuffo. Devo trovare un modo per non intraprendere una discussione che ci porterebbe di nuovo alla deriva. «Mamma, non litighiamo di nuovo. Vedila solo come una fase di passaggio, ok?»
«Una fase di passaggio» tentenna. «Va bene, ma non metterci troppo, vorrei dei nipotini quanto prima!»
«Ma se ne hai già!»
«Si, ma non la vedo mai e il figlio di tua sorella non ne vuole ancora sapere di nascere!»
«Beh mamma, nascerà sicuramente prima dei miei, dovresti aspettare comunque». Le faccio un occhiolino mettendo fine a questa assurda conversazione e acconsento quando mi invita ad andare a pranzo, a patto che non ci sia quell'arpia con sua figlia.
«Non ci saranno, ma ti prego, fatti una doccia per favore, puzzi!» detto questo, con un gesto della mano mi invita a fare in fretta.
A volte, anche lei sa essere simpatica.

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