Capitolo 30

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Faccio indietreggiare Saul mentre affronto questo estraneo...
Lui continua a fissarci, con gli occhi verdi sgranati da spiritato. «Conoscete il Circolo Rosa?»
«V-v-vattene via!» urlo, anche nella speranza che mi sentano nella strada principale.
Siamo vicini, la gente si renderà conto che stiamo avendo un problema...

L'uomo alza le mani per farmi cenno di stare calma. «Non voglio farvi del male. Posso aiutarvi.»
«Come no!» sbotta Saul. «Levati di culo! Noi siamo in due, e tu da solo!»
Evito di far notare a mio fratello che siamo entrambi due scriccioli in confronto a questo tipo sinistro...
Costui però continua a dire: «Vi ho sentiti mentre parlavate di Loris Massai, prima. So del Circolo Rosa, ma non ne faccio parte».
«Ma tu chi cazzo sei?»

«Mi chiamo Matteo Ontani, sono una delle vittime di quello che, lo conoscerete per il suo vero nome, è stato il Circolo Azzurro. Ero tra i ragazzi più "anziani", per così dire.»
Continuo a indietreggiare, mantenendo Saul alle mie spalle.
Questo tizio sta confermando tutte le mie teorie. Avevo ragione, allora...

«Lasciaci in pace...»
«Non voglio farvi del male» ripete lui con calma. «Soltanto parlarvi del Circolo Rosa. Loris ha cercato di farmi entrare nella loro malsana combriccola, ma io...»
«Hai rifiutato?» lo interrompe mio fratello. «E possibile che nessuno di loro abbia tentato di farti tacere a riguardo? Non avevano paura che tu andassi a spifferare il loro segreto alla polizia?»

Ontani si fa scuro in volto... tutta la sua gentilezza sparisce di colpo, e gli occhi gonfi cominciano a brillare di maligne intenzioni.
Non sono abbastanza alta per tirargli un calcio alle parti basse... dunque scatto in avanti per afferrarlo tra le cosce e premo con quanta forza possiedo.
Dopo avergli tirato un calcio al culo, mio fratello mi scavalca, e non appena il malvivente si accascia a terra io lo schivo con un balzo e scappo con Saul.
«Cazzo!» urla lui mentre ci facciamo largo tra la gente.

Raggiungiamo Piazza Garibaldi e ci guardiamo intorno, ma non vediamo carabinieri, vigili o poliziotti.
«Merda! Vieni!» afferro Saul per trascinarlo via.
Lui si guarda alle spalle per controllare che quell'Ontani non ci stia alle calcagna. «Non chiediamo aiuto a qualcuno?»
«Ci hanno visti correre, no?»
«Ma dove andiamo?»
«A mettere fine a questa storia.»

                                    *

«Le vostre accuse sono alquanto gravi.»
Annuisco. «Sì, signore, ma è così. Quanto le ho detto è...»
«È dato da pura intuizione» termina il carabiniere al posto mio. Il suo tono è deciso, ma gentile. «L'unica prova concreta che abbiamo è quella riportata dalla signorina Bensi», indica Nadia, seduta al mio fianco. «Per il resto, signorina Gherardi, non avete prove che possano portarci ad arrestare le persone di cui ci avete fatto il nome.»

«I-io e mio fratello abbiamo appena affrontato un...»
«E ho già avvertito i miei uomini di setacciare Borgo Stretto e le vie adiacenti. Tuttavia dubito che quel ragazzo sia rimasto fermo al suo posto. E non abbiamo ricevuto chiamate da nessun altro civile a riguardo.»
«Mi dispiace... Ho avuto paura, e v-volevo allontanare mio fratello da Borgo Stretto per venire da voi. Avrei dovuto chiedere aiuto...»
«Eri spaventata, non ti biasimo.» Il carabiniere si alza e comincia a camminare per il suo ufficio. «Prenderemo sicuramente in questione la faccenda: non possiamo mettere in dubbio l'esistenza di questo Circolo Rosa, non dopo la testimonianza della signorina Bensi e le parole di quello stesso Matteo Ontani.»

«Potreste almeno tenere un occhio sui nomi che vi abbiamo citato?» dice Nadia.
«Certo. Questo Denis Landi verrà cercato e tenuto sotto controllo a distanza. Per il resto, i vostri nomi non sortiranno fuori, potete starne sicure.» Poi comincia a fissarci esasperato. «Perché non siete venute prima?»
«Cercavamo più prove...» mormoro, mesta.
«Beh, il nome dei due Circoli ci avrebbe fatto molto comodo, signorine. E perché non posso sapere chi per primo ha nominato il Circolo Azzurro?»
Scuoto la testa. «Non voglio mettere in mezzo persone che non hanno colpa.»
Il carabiniere sospira, ma accetta la mia decisione. «Ora potete andare. Per favore, state buone, al vostro posto, e lasciate fare a noi.»

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