sorprese

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LEI

Purtroppo, quel giorno ebbi poche mansioni da svolgere. Nulla che riuscisse davvero a tenere la mia mente impegnata. Per cui non potei fare a meno di ripensare al test di gravidanza. A Can. Alla lista erotica e alle mie voglie azzardate.

Forse mi stavo davvero trasformando in una depravata?

Durante la pausa, provai a fare qualche squillo a Can. Ma non rispose.

Ed ebbi più tempo per riflettere. Più di quanto fossi già riuscita a riflettere prima. Senza esitare troppo frugai nella borsa e trascinai quell'affare nel mio bagno.

Dovevo mettere un punto.

Ma per porre un punto dovevo riprovarci, almeno una volta.

Solo una volta sarebbe bastato a dissuadermi. A dir il vero non ero nemmeno certa del perché fosse diventato un pensiero così battente.

Valutai i pro e i contro.

Ero impegnata in uno stage di sei mesi. Non l'avevamo programmato. Non eravamo sposati. Eppure, nonostante la trafila di contro che riuscii a desumere. Sembrava che l'unico pro riuscisse a prevalere: un figlio nostro.

Dovevo provarci. Solo una volta ancora.

Chiusa nel bagno, attesi quei tre minuti. Che parvero ore o giorni.

LUI

Fui grato a quella donna.

Non ricordavo il suo nome. Qualcosa di simile al polline. Ma ero lieto di averle prestato il mio aiuto.

Mi aveva generosamente indicato un'agenzia pubblicitaria, per cui senza troppi indugi seguii l'indirizzo desunto tramite la breve conversazione telefonica e corsi in agenzia. Fui costretto ad aspettare due ore.

Mi dissero che il capo era momentaneamente assente. Che avrei dovuto attendere qualche minuto. E invece attesi per ore.

Provai a mandare un messaggio a Sanem, ma come se non bastasse il telefono si spense. La batteria scarica lampeggiò un paio di volte.

Sbuffai e cercai di mostrare tenacia. Dovevo attendere.

Avevo bisogno di lavorare. La fotografia era un tassello essenziale della mia vita. Inoltre, le ore di lontananza da Sanem gravavano troppo. Per cui dovevo tenermi impegnato.

Dopo poco un uomo basso condei baffetti strani venne ad informarmi. Mi disse fugacemente il capo la sta spettando ed indicò una porta biancapoco distante da noi. Entrai e mi imbattei in una chiomabionda, ben raccolta. Riconobbi qualcosa di familiare. Ma solo quandosi voltò, capii

Sorrise con beffa maliziosa Quella donna.

"sono Polly, il capo dell'agenzia... in cosa posso essere utile?"disse Me ne stetti fermo. Immobile.

Avevo già conosciuto il mio capo. Avevo praticamente avuto già un colloquio. In modo del tutto spontaneo.

Dovevo ricordarglielo.

"come va la macchina fotografica?"chiesi rammentandole quanto le fossi stato utile Speravo solo di ottenere qualche piccolo lavoro. Cercavo di giocare le mie carte. Andare dritto al punto.

La donna, intanto, capì che non ero pronto a reggere il gioco degli sconosciuti e si adattò.

"siediti Can!"mi disse e si accomodò anche lei "comunque va alla perfezione ... credo di non aver mai scattato delle foto così ... e soprattutto addio torcicollo ... grazie per la dritta!"fece un occhiolino.

Mi limitai a sorridere.

Speravo solo che dicesse il lavoro è tuo, puoi andare. E invece parlammo per circa mezz'ora. Mi fece una moltitudine di domande. Anche poco inerenti. Alcune le dirottavo. Ad altre mi adattavo.

Ti voglio ancora💞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora