10. Fratelli

157 15 13
                                    

«La ringrazio, principe Lars» affermo mentre giungiamo nel corridoio centrale del terzo piano.

«Si figuri, è stato un piacere.» Gli angoli della sua bocca si sollevano, mostrandomi un sorriso che giunge fino ai suoi occhi chiari.

Mi mordo l'interno della guancia, indecisa se aggiungere qualcosa, ma alla fine gli auguro la buonanotte. Arrivo davanti alla porta della mia camera e afferro la maniglia, tuttavia il mio sguardo segue Lars che cammina tranquillo in direzione delle scale.

«Principe» lo chiamo, incapace di trattenermi.

Lui si volta con le mani dentro le tasche dei jeans e mi guarda incuriosito con un sopracciglio sollevato. «Mi dica, Iris.»

«Quando saprò il reale motivo per cui sono qui?»

La sua espressione si incupisce e scruta il mio volto per qualche secondo prima di rispondere. «Mi creda se le dico che è meglio non accelerare i tempi. Questa è una di quelle situazioni in cui essere ignari è un vantaggio.»

«Come può l'ignoranza essere un vantaggio?» domando, stringendo ancor di più il metallo tra le dita.

«Si affrontano le situazioni in modo diverso.»

I nostri sguardi si soppesano indagatori. Non ho ricevuto una risposta, ma non ha negato che dietro la facciata della selezione ci sia in ballo ben altro. Lars si congeda, rivolgendomi un inchino che non mi è dovuto, per poi sparire giù per le scale.

Guardo la chiave d'oro brillare nella mia mano sinistra grazie alla luce bianca delle lampade alle pareti, mentre rimugino sulla situazione per trovare una spiegazione logica. Ci stanno facendo allenare, questo significa che qualsiasi cosa dobbiamo affrontare tra cinque giorni richiede le nostre migliori capacità.

Inconsciamente il viso radioso di Dalia compare nei miei pensieri e percepisco una morsa alla bocca dello stomaco a causa delle parole di mia madre che mi riecheggiano nella testa: stai vicino a tua sorella.

Scruto il fondo del corridoio vuoto per poi girarmi verso il pianerottolo. Mi muovo lungo la parete e sporgo leggermente il capo per vedere se i maggiordomi degli altri principi sono di vedetta, ma non scorgo nessuno. Con la speranza che non ci siano neanche al piano superiore, salgo le scale con passo leggero, attenta a qualsiasi movimento.

Ho bisogno di vedere Dalia per accertarmi che stia bene.

Mi fermo quando noto il maggiordomo assegnato alle selezionate diciottenni camminare lungo il corridoio centrale, rivolgendomi le spalle. Salgo gli ultimi gradini rapidamente, lanciando dei veloci sguardi agli altri due disimpegni laterali che per fortuna sono vuoti.

Corro verso la parete del corridoio trasversale per nascondermi, ma l'anfibio sul pavimento lucido produce uno scricchiolio tenue che fa arrestare il ragazzo di sorveglianza. Schizzo verso il muro con il cuore che accelera a causa dell'adrenalina e tappo la bocca per smorzare il suono del mio respiro. Passano alcuni secondi di stasi prima che senta i passi del maggiordomo allontanarsi.

Mi sporgo verso il corridoio per controllare la sua posizione e sono costretta a mordermi il labbro per non urlare: due occhi azzurri mi guardano curiosi, incorniciati da sopracciglia chiare come il grano.

«Sta cercando qualcuno?»

Osservo intontita il volto del ragazzo a pochi centimetri dal mio e mi maledico mentalmente per non essere stata più attenta. Mi ha ingannata con facilità.

«Io... sto cercando mia sorella.»

«Chi sarebbe?» mi domanda, inclinando leggermente il capo verso destra. Il suo viso non lascia trapelare nessun sentimento, ma i suoi lineamenti delicati e i suoi ricci biondi mi ricordano gli angeli rappresentati nel libro della storia antica.

Iris - Il regno di FloraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora