Mia madre amava il mare.
Il mare era lei e lei era il mare. Non nuotava spesso, ma quando lo faceva sembrava una sirena degli abissi che saliva in superficie per deliziare gli sguardi di chi la osservava dalla riva volteggiare nell'acqua. Mia madre, tra il sole, il sale e la sabbia, è uno dei ricordi più cari che ho.
Entrai in quella casa deliziosa, dove aveva trascorso gli ultimi vent'anni. Le persiane verde scuro leggermente rovinate dalla salsedine, i muri bianchi brillanti, nonostante non li avesse più ridipinti. Il terrazzo di pietra brillava e risaltava il tavolino bianco che lei stessa aveva costruito con le sue mani tre anni prima di morire.
Entrando nel salotto si respirava il suo profumo; quel profumo dolce, simile al pane appena sfornato, che mi aveva accompagnato dalla nascita e che avevo sentito per l'ultima volta, il giorno della sua morte.
Quello era il profumo della mia mamma.
Le piante grasse sui davanzali erano di un verde brillante, come se non stessero soffrendo la mancanza di colei che era solita accudirle. La cucina e la sala da pranzo sembravano quelle di una rivista di arredamenti, perfette, splendenti, messe in risalto dalla luce del sole che entrava dalle finestre leggermente appannate che davano direttamente sul mare. Quella più grande, in salotto, si affacciava su un grande scoglio naturale, con una grande spaccatura nel mezzo che lo divideva in due parti, dalla quale, quando vi si infilavano i cavalloni del mare in tempesta, uscivano enormi schizzi d'acqua, accompagnati da un rumore simile a uno sparo, da cui derivò il soprannome di "Bombarda".
Quando avevo circa 8 anni, un pomeriggio di fine maggio, mia madre mi raccontò che quello scoglio, in origine, non era uno scoglio, bensì un bellissimo uomo che, una notte, si innamorò di una sirena. Essa, a sua volta, si innamorò di lui, ma i due non potevano baciarsi poiché, se l'avessero fatto, una maledizione si sarebbe abbattuta su di loro.
Decisero così di incontrarsi tutte le notti, proprio dove oggi sorge la grande pietra, e parlavano, parlavano per ore intere, fino al sorgere del sole.
Una notte il ragazzo, abbandonatosi alla tentazione, baciò la sirena sulle labbra che, dopo pochi minuti, fu inghiottita dagli abissi. Allora lui, preso dalla disperazione, si gettò nel mare in tempesta e non fu più ritrovato. L'indomani, in quell'esatto luogo, gli abitanti del paese trovarono un enorme scoglio con una grande spaccatura nel mezzo e capirono che si trattava del cuore del ragazzo, spezzato dal dolore e diventato pietra.
Mia madre, poi, mi raccontò di aver sentito più volte, durante la notte, il debole canto della sirena che, dagli abissi, ancora cercava il corpo del suo amante.
Salii al piano superiore e trovai le tre stanze da letto perfettamente in ordine. Una era quella degli ospiti, che mia madre teneva sempre pronta poiché la porta di casa nostra era sempre aperta a chiunque arrivasse, anche all'ultimo minuto. Mia madre amava accogliere gli altri e chi veniva accolto si innamorava subito del suo savoir-faire e del suo fascino.
La camera che stava nel mezzo era la mia. Socchiusi la porta e misi il naso dentro: era tutto come l'avevo lasciato l'ultima volta. Andai oltre.
L'ultima stanza in fondo al corridoio era la più luminosa ed era la sua. D'estate amavo andare a leggere sul suo letto matrimoniale e guardare il panorama mozzafiato dalla sua grande finestra ad arco.
Salii all'ultimo piano, la soffitta.
L'ultima volta che ci avevo messo piede risaliva circa a 5 anni prima, quando io e mia madre avevamo riposto dei quadri che non sapeva più dove appendere, poiché li aveva sostituiti con grandi fotografie di paesaggi. Quando entrai vidi un baule e mi ricordai che quando le chiesi cosa conteneva mi rispose "Forse un giorno te ne parlerò."
Pensai tristemente al fatto che non avrei più avuto la possibilità di farmi raccontare la storia di quel vecchio oggetto impolverato, ma all'improvviso notai un biglietto giallo appoggiato su di esso. Era evidentemente recente poiché non aveva un filo di polvere e riconobbi la calligrafia di mia madre: Cara Maggie, purtroppo non ho avuto la possibilità di raccontarti questa storia di persona, ma questo baule lo farà per me. Tieni a mente queste due parole chiave: Verità e Pazienza. Ti voglio bene, la tua mamma.
Affianco al biglietto, che lessi con le lacrime che scorrevano sulle guance, c'era una piccola chiave.
La inserii nel lucchetto che teneva chiuso il baule, la girai e si aprì.
Restavamo solo io e l'unica storia che mia madre non mi aveva mai raccontato. Quella della sua vita.
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Sempre non si dice mai
General FictionDopo la morte di sua madre Greta, Maggie trova un vecchio baule in cui sono custoditi i reperti di una storia d'amore incredibile: quella tra la donna che le ha dato la vita e l'uomo che non ha mai smesso di amare. Un legame infrangibile quello tra...