Capitolo 12

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Daniel

Quanto sono stupido? Avrei dovuto lasciar perdere invece di inseguirla come un coglione attirando l'attenzione su di noi.
I miei colleghi mi guardano sospettosi e quando Amy velocemente attraversa la grande sala, le loro teste si girano nella sua direzione, seguendola con lo sguardo.
Mi porto una mano fra i capelli e mi accorgo che sono più agitato del dovuto, le mani mi tremano e per quanto Amy abbia finto che davvero non gliene importasse nulla, ho capito di averla ferita.
Attraverso di nuovo il corridoio e sperando che nessuno mi faccia domande, mi dirigo in bagno. Ho bisogno di calmarmi un po'.
Dai Daniel, dico fra me e me, cosa ti prende? È solo una ragazza, solo questo.
Mi guardo allo specchio e ciò che vedo non mi piace. Questo non sono io, pallido, capelli arruffati e occhiaie. La verità è che non ho dormito molto, ho pensato e ripensato ad Amy, alla giornata passata insieme e nonostante lei abbia ragione, non ci conosciamo così tanto, sento che per me significa qualcosa in più.
Realizzo così una cosa molto importante: lei non è stata una semplice scopata, anzi credo che mi sia entrata dentro dal primo momento in cui ci ho scambiato due parole o forse è stato il suo modo goffo di ballare?
Mi rinfresco il viso e quando sento dei passi dietro di me scatto come una molla. Non credo di volerla incontrare di nuovo, non oggi, non sopporterei il suo sguardo ferito. La mia fortuna vuole che sia solo Liam, o forse no perché la sua faccia sembra dire tante cose che non voglio neanche sentire.
«Stai bene?» mi chiede, le mani in tasca e il viso sicuro di chi ha già capito tutto ma vuole sentirselo dire.
«Si, sto bene».
Il mio amico si avvicina e apre la fontana infilandoci sotto le mani. Dallo specchio mi fissa, devo ammettere che Liam con i suoi occhi azzurri a volte è davvero inquietante.
«Sicuro?»
Annuisco e sorrido ma lui ha altri piani: mi schizza dell'acqua in faccia bagnandomi la camicia e facendo cadere qualche goccia sul pavimento. Resto di stucco per qualche secondo, immobile, fin quando non mi rendo conto di ciò che ha fatto, ma prima che io possa dire qualcosa lui mi precede. «Cristo Santo, ma cos'hai nel cervello? Per una volta trovi una ragazza che riesce a farti sentire qualcosa e tu che fai? Le scrivi un messaggio osceno e poi cerchi di giustificarti parlando di cose senza senso?»
«Liam, ma che cazzo dici? Perché non ti fai gli affari tuoi e poi, cosa ne sai?»
«Ti ho sentito coglione!»
«Eh?» mi tolgo la giacca e in fretta chiudo la porta del bagno. Ho bisogno di asciugare la camicia, così la sbottono e la infilo sotto l'asciugamano elettrico.
«Ero nel mio ufficio che è proprio di fronte a quello di Michael» mi parla lentamente come se stesse spiegando qualcosa ad un bambino.
«Giusto, ma questo non giustifica ciò che hai fatto. Guardami! Sono nudo, nel bagno dei nostri uffici, merda!» impreco sperando che nessuno entri da quella porta.
«Ho provato a farti rinsavire» mi rivolge un sorriso dispettoso che se possibile mi fa incavolare di più.
«Cosa credevi di fare? Pensavi che buttandomi dell'acqua addosso sarei corso da Amy a dichiararle i miei sentimenti?»
«Quindi ci sono dei sentimenti?»
«Ero ironico» ribatto. «Parlare di sentimenti è troppo, non la conosco così tanto».
«Però ti fa sentire bene, ammettilo!»
Stringo la camicia che purtroppo per me è ancora umida «Non voglio mentirti» mi rilasso contro le mattonelle «con lei sto bene ma non credo che io sia il ragazzo giusto».
«E perché?»
Liam si mette comodo a braccia incrociate «Perché Amy è... è una da storia seria, è romantica. È il tipo di donna che quando la mattina si sveglia vuole essere coccolata, baci, carezze. Domenica mattina quando ci siamo svegliati lei mi accarezzava la barba, mi ha detto che la rilassa e rilassava anche me, è stato bellissimo starsene lì pigramente ad accarezzarci mentre ci scambiavano qualche bacio... è stato...» mi blocco perché il mio amico è totalmente serio e lui non lo è sempre, almeno non così tanto.
«Continua» dice soltanto.
E io lo faccio. «È stato intimo, forse troppo, ecco perché credo che non sia il caso».
«Ma ci hai passato comunque tutta la giornata insieme, non capisco».
«Si e ci sono stati altri momenti del genere e sono stato fin troppo bene, solo che parlando con te ieri ho capito che questa intimità non fa per me».
«Eri felice come una pasqua, anzi rilassato».
«Ed è sbagliato. Ieri non riuscivo a lavorare, pensavo solo a lei...». Le mie parole aleggiano nell'aria e mi si abbattono addosso come una valanga facendomi rendere conto di ciò che sto dichiarando.
Ho una cotta che potrebbe diventare qualcosa di più se io lo permettessi.
L'ansia mi assale e decido di non dire più nulla.
«Daniel, perché non ti lasci andare una volta tanto?»
«E perché dovrei farlo? Sono giovane, ho tutto il tempo del mondo».
Il mio migliore amico si avvicina e mi toglie la camicia fra le mani «Credo si sia asciugata».
In effetti, è pronta. Inaspettatamente mi prende il viso fra le mani e con un gesto brusco mi impone di guardarlo. «Potrebbe essere quella giusta. Le donne come Amy non aspettano e quando per te sarà il momento giusto, che se proprio vogliamo dirlo, non esiste, sarà troppo tardi». Con un gesto ammonitore si allontana e mi avvisa che è arrivato il momento di andare a chiuderci rispettivamente nei nostri uffici con una tranquillità che poco prima non aveva.

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