LEI
Quella mattina non feci alcuna fatica. Mi preparai in fretta, mentre ancora Can dormiva. Indossai degli abiti semplici e mi diressi a lavoro, senza nemmeno trascinarmi.
Mi sentivo particolarmente entusiasta. Di svegliarmi all'alba. Di lavorare. Tornare a casa. Trovare Can.
Da quando avevo trovato conferma alla gravidanza, non dimenticavo mai di sfiorarmi il ventre.
A chi importava che fosse il momento meno adatto. Era un dono troppo speciale da sottovalutare.
Un figlio di certo non avrebbe potuto competere con gli altri impegni di vita. Lo stage era solo qualcosa di secondo rilievo.
Ma, nonostante ciò, mi sentii fiera di essere in Italia. È tutta quell'esaltazione confluì nel lavoro.
Lavorai con molto più fervore del solito. Molto più di quanto concernesse ad un semplice e statico lavoro da scrivania.
Volevo lavorare. Volevo vedere trascorrere quei mesi di lontananza. Volevo vedere la mia pancia crescere e divenire tonda. Volevo tornare a casa mia e dare alla luce quel piccolo bambino.
Mi persi nel turbinio delle mie aspettative. D'un tratto ricordai che prima di lasciarmi andare del tutto avrei dovuto risolvere qualcosa di estremamente fondamentale.
Dovevo dirlo ai miei genitori. Al più presto.
Mentre ancora una volta mi perdevo in tutte quelle congetture inutili. Mentre cercavo di creare scenari riguardo le ipotetiche reazioni della mia famiglia, qualcuno picchiò alla porta del mio ufficio.
Mi bloccai e attesi. "prego!"sussurrai poco convinta.
L'ufficio. Il computer personale. Il permesso per accedere. Tutto ciò mi conferiva un'aria sin troppo professionale.
Vidi solo qualche istante dopo un viso conosciuto fare capolino.
"signor Fattore!"sussurrai frettolosamente convincendomi a mettermi in piedi. "signorina Sanem!"esordì con pacatezza.
Sembrava davvero una brava persona. Non avevo mai avvertito il divario di ruoli tra noi. Capo e stagista era un connubio piuttosto convenzionale.
Me ne stetti in piedi per qualche secondo.
"questo ufficio è colmo del tuo profumo!"disse spiazzandomi poco dopo Si accomodò e lo imitai.
Tacqui per qualche minuto. Poi provai a ringraziarlo.
"ho controllato i file di ieri!"disse guardandomi dritto negli occhi.
Temei che avesse cercato di iniziare con un complimento, prima di redarguirmi severamente.
E invece ...
"sei stata molto brava ... tutto ben fatto ... sei meticolosa e soprattutto hai svolto più di quanto ti fosse stato chiesto!" concluse con fierezza ingenua.
"la ringrazio!" dissi cercando di non tirare un sospiro di sollievo. Non volevo sembrare sfacciata. Ma ero abbastanza fiera di me.
"se ti va puoi uscire un paio d'ore prima!" mi disse sfoderando un sorriso Ero sul punto di rifiutare. Ma ebbi un'idea.
Per quanto ne sapessi Can avrebbe dovuto lavorare nell'agenzia pubblicitaria. Era il suo primo giorno di lavoro. Ed io ero uscita di fretta, lasciando la colazione e un biglietto. Così senza tergiversare, accettai.
Volevo solo passare a trovare Can.
LUI
Mi impegnai a scattare quelle foto.