Goodbye

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Mary è al cimitero, è andata a trovare il papà insieme alla mamma.

E' morto un anno e sei mesi prima cadendo da una finestra mentre ne aggiustava un'anta e lei lo ricorda fin troppo bene, quell'uomo dal sorriso solare e l'abbraccio sicuro, esattamente come lei. Quel padre pieno di vitalità e coraggio che le ha trasmesso i suoi valori e le ha insegnato a non smettere mai di sognare e di portare la sua luce ovunque vada. Quel padre le ha detto che è come un girasole e lei ha fatto tesoro delle sue parole e non si dimentica neanche un giorno di sorridere e di gioire di ciò che la circonda.

Andare al cimitero le piace, le piace salutare il papà, raccontargli le sue giornate, portargli i disegni che ha fatto per lui, mostrargli qualche nuova figura che ha imparato al corso di pattinaggio.

E le piace perché ogni volta incontra quell'uomo dagli occhi color smeraldo e che dall'età che ha potrebbe essere suo nonno. Gli si è affezionata nonostante l'unica cosa che sappia di lui è che va a far visita ogni volta alla stessa tomba, accanto a quella del suo papà, la tomba di un uomo che a giudicare dalle date sulla lapide è morto quando aveva cinquantanove anni. Oltre la data e il nome dell'uomo, sulla pietra sono incise solo poche parole: stessa melodia, nuova armonia.

Mary è convinta di aver già sentito quella frase, forse in un cartone animato, ma non ricorda.

Ogni volta quel signore gentile saluta lei e la mamma, posa un mazzo di fiori blu nel vaso di bronzo al lato della tomba e poi rimane a fissare la fotografia, in silenzio. Mary non ha mai saputo quanto tempo trascorra al cimitero, perché quando lei va via lui è ancora lì, sempre.

Ma oggi si rende conto di essere fortunata quando il vecchietto arriva, le rivolge un sorriso gentile e posa una lettera accanto al solito mazzo di fiori sulla tomba, per poi andare via dopo aver dato un immancabile, lungo sguardo alla foto.

Mary è sempre stata una bambina rispettosa, ma anche molto curiosa, e non riesce a resistere alla tentazione di prendere la lettera e leggerne il contenuto, chiedendosi che cosa potrebbe mai scrivere un uomo dagli occhi così grandi e dolci.
    
      
     
     
"Ehi ciao, sono di nuovo qui.

Oggi c'è un motivo ben preciso per cui non sono rimasto a parlare con te, perché è un giorno molto speciale: siamo diventati nonni! Di due bellissimi gemelli.
Sono nati stamattina presto, sono in perfetta salute e hanno gli stessi occhi blu del papà.
Uno dei due, Yukio, sembra più tranquillo, non ha ancora neanche pianto e quando li ho lasciati per venire da te stava dormendo. L'altro si chiama Rin ed è già una piccola peste! Si dimena come un disperato da quando è uscito dalla pancia della mamma.
Tornerò da loro subito dopo aver lasciato qui questa lettera.

Sai, è da un po' che ci penso... non ti ho mai detto abbastanza quanto ti ho amato.
Quanto ancora ti amo.

Abbiamo passato così tanto tempo insieme che a un certo punto sembrava scontato, nonostante fosse la cosa più bella e fresca che abbia mai provato, una novità ogni giorno, proprio come mi avevi promesso.

Eppure avrei dovuto dirtelo ogni volta che eri accanto a me, ogni volta che mi perdevo nei tuoi occhi.

Mi mancano molto, sai?
La sicurezza che provavo quando mi guardavi, quando mi sorridevi, quando mi posavi una mano sulla spalla, la stringevi e mi dicevi in silenzio "Sono qui, sono con te".
E così è sempre stato, sei sempre stato accanto a me, qualsiasi cosa succedesse non hai mai distolto lo sguardo.

Amavo tornare a casa e trovarti rannicchiato sul letto a scrivere del tuo mondo interiore, insieme a Shoyo accoccolato accanto a te.

Quanto ci ha fatto dannare quel randagio, quando correva a destra e sinistra come un matto.
Il giorno in cui l'abbiamo trovato eravamo sulla statale e stavamo andando a trovare tuo nonno. Pioveva e tu mi hai fatto fermare l'auto e sei corso fuori, rientrando con un fagotto peloso bianco e rosso nella giacca. Eravate entrambi fradici e infatti quella sera eri a letto con la febbre, ricordi?

Ti adorava quel gatto pazzo.
Così come ti adorava Tobio, il vecchio segugio che avevamo ereditato da tuo nonno quando è morto.
Si rincorrevano e stuzzicavano tutto il giorno, ma poi si addormentavano acciambellati l'uno sull'altro.

Eri delicato con gli animali quanto lo eri con gli umani.

Sorridevi sempre, eri gentile con tutti.
Mi innervosiva quasi a volte, perché io al contrario ero un'ombra rispetto a te.
Eppure io amavo quel sorriso, illuminava il mondo, illuminava il mio cuore, la mia vita.

Quel sorriso l'ho visto farsi più luminoso il giorno in cui ti ho chiesto di sposarmi.
Eravamo sulla nostra spiaggia ed era il tramonto di una sera di giugno.
Era tutto calcolato, sai? Sapevo che in quella situazione non avresti potuto dirmi di no, anche se non l'avresti fatto in ogni caso.
Lo leggevo nei tuoi occhi ogni volta che mi guardavi: era quello che volevi almeno quanto lo volevo io. Volevi sposarmi, volevi comprare una casa, dipingerla nella luce dorata delle domeniche mattina, scegliere i colori delle pareti per poi versarmi la vernice addosso perché fingevo di farti cadere dalla scala.
E quando per sbaglio perdevi l'equilibrio per davvero io ero pronto a prenderti tra le braccia. Perché non avrei mai permesso che ti facessi del male.

E quel sorriso si è fatto ancora più grande il giorno in cui siamo andati a prendere Nagisa per portarlo a casa.
Quel bambino ha completato il nostro mondo già perfetto.
Sei stato un papà così premuroso... dal primo giorno all'ultimo ti sei chiesto cosa fosse meglio per lui. Cosa avremmo dovuto fare per educarlo come si deve, trasmettergli dei valori.
Ti è sempre somigliato moltissimo, come persona, come insegnante e sono sicuro ti somiglierà anche come padre.
    
    
Amavo la tua bellezza.

Perfino quando litigavamo eri bello. Il broncio che ti veniva sul volto quando eri arrabbiato con me, quando facevo qualcosa che non ti andava a genio era delizioso.
Corrugavi la fronte e strizzavi gli occhi.

Qualche volta ti ho fatto anche piangere ed è stato terribile.
Però i tuoi occhi come diventavano belli una volta che le lacrime erano svanite, lasciando solo quella patina lucida che metteva in risalto lo splendore del tuo blu.

E dopo aver litigato anche fare l'amore era ancora più bello. Un dolce rinnovo della nostra promessa. Facevi finta di essere troppo arrabbiato per farlo, ma non sei mai riuscito a resistermi per più di qualche minuto. Il sorriso che ti scappava e che cercavi di nascondere mordendoti il labbro mi faceva impazzire, me lo sarei mangiato insieme al tuo orgoglio.
   
    
Mi manchi ogni giorno.

Non è vero che ci si abitua all'assenza di una persona. Chi lo pensa credo che non abbia mai amato veramente.
Amore è non poter fare a meno l'uno dell'altro, perciò come puoi non sentire la mancanza di una parte di te, una parte fondamentale di te? Per me eri come un arto, senza di te io vado avanti, certo, ma zoppicando.

Mi manchi in casa, per strada, in macchina.
Mi manchi nel letto, sotto la doccia, mi manchi seduto accanto a me al tavolo della cucina.
Mi manca accarezzare la tua pelle, mi manca infilare le dita tra i tuoi capelli, mi manca sentire il tuo respiro mentre dormi.
Mi manca la tua serietà e mi manca la tua follia.

La verità è che non fosse stato per te io non sarei diventato quello che sono ora. Non avrei vissuto la vita che ho vissuto.
Insieme a te tutto ciò che ho visto mi è sembrato più bello. Il tramonto era più brillante perché si rifletteva sulla tua pelle chiara. L'oceano era più profondo perché si specchiava nei tuoi occhi.

Tutto ciò che ho vissuto con te mi è sembrato più intenso.
Per quanto la nostra vita sia stata banale o poco diversa da quella di altre persone, l'hai resa la storia d'amore più bella mai vissuta.

Sei stato insieme il mio principe e la mia principessa, il mio drago e il mio destriero.

E forse la vita ti ha portato via troppo presto, ma non piango per quello che non ho avuto, bensì gioisco e ringrazio per il tempo che mi è stato donato insieme a te.

E ringrazio te per quello che sei stato per me.

Non ci sono parole per esprimere tutto l'amore e le sensazioni che ho provato dal primo istante in cui ti ho visto, quel giorno in libreria, ma tu mi capirai perché hai vissuto le stesse cose.

E non mi stancherò mai di dirtelo.

Ti amo, Armin Arlert.

Tuo per sempre

Eren"

Goodbye - Eremin oneshotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora