CAPITOLO 28 - LA RAGAZZA CON LA CHITARRA

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Il pomeriggio per placare il suo nervosismo iniziò strimpellare la chitarra facendo gli esercizi che le erano stati assegnati da Giovanni. Mentre pizzicava le corde dello strumento sperò di avere finalmente trovato qualcosa che fosse in grado di appassionarla. 

Nella sua scuola erano presenti numerosi laboratori che proponeva svariate attività: giornalismo, teatro, sport, corsi musicali... eppure nessuno l'aveva mai interessata più di tanto. Credeva che ci fosse qualcosa di sbagliato in lei perché infondo nulla era in grado di catturare la sua attenzione. Non c'era niente per cui valesse la pena di impegnarsi. 

La stessa cosa valeva anche per le amicizie: non aveva mai avuto la possibilità di dimostrare di essere una buona amica perché non era ancora riuscita a trovare qualcuno con cui potesse istaurare quel tipo di rapporto. Ma non aveva intenzione di tornare a casa ed essere considerata di nuovo la solita sfigata. 

Era certa che se fosse riuscita a fidanzarsi con Giovanni tutto per lei sarebbe cambiato. S'immaginava già l'espressione sorpresa delle sue compagne di classe quando avrebbe mostrato loro la foto del suo bellissimo ragazzo.
Probabilmente non avrebbero nemmeno creduto che lei potesse avere una relazione con uno come lui, così si sarebbe affretta a mostrargli un'ulteriore fotografia di loro due abbracciati, fornendogli così una prova incontrovertibile. 

"Quanti anni ha?" le avrebbero chiesto ammaliate.

"Ha qualche anno in più di noi" avrebbe risposto vaga "Va all'università e studia giurisprudenza. Diventerà un grande avvocato".

E finalmente si sarebbe guadagnata il loro rispetto. 

Sì, doveva impegnarsi perché le cose andassero così.

Quel giorno saltò anche la cena perché tanto sapeva che uscendo avrebbe comunque finito per mangiare qualcosa e non voleva appesantirsi troppo.

Difatti al bar ordinò il suo solito gin tonic insieme al quale le portarono anche delle patatine e delle noccioline che addentò per tentare di calmare il suo stomaco che si era messo a brontolare.

<<Vacci piano con quelle>> l'ammonì Caterina decisa a non farla sgarrare.

<<Giusto>> intervenne Viola <<Come va il vostro percorso di dimagrimento?>>

<<Ci stiamo concentrando sul correggere le sue cattive abitudini alimentari, ma presto inizierò a farle fare anche un po' di attività fisica>> le spiegò l'altra strizzando l'occhio ad Emma.

Forse non era stata del tutto una buona idea affidarsi a Caterina: per lei era già abbastanza dura dover rinunciare ai dolci, se poi doveva anche allenarsi probabilmente non sarebbe sopravvissuta all'estate.

<<Come mai hai tutta questa voglia di dimagrire? Non sei grassa>> chiese Aurora.

<<Non mi vedo bella>> rispose semplicemente Emma <<E non credo nemmeno di essere magra>>

<<Volersi migliorare è sempre una bella cosa>> osservò Caterina << Comunque adesso dovremmo andare. Ci porterò Alessandro al vecchio podere>>

<<Dipende in che modo ci si vuole migliorare>> sbuffò il ragazzo che, per qualche motivo, finiva sempre diventare il loro schiavetto <<E poi perché devo sempre guidare io?!>>

<<Perché sei l'unico di noi che ha già la patente>> gli fecero notare <<Forza sbrighiamoci che gli altri ci staranno già aspettando>>

Emma si alzò leggermente intontita dall'alcol e seguì le sue amiche senza avere ancora capito verso dove fossero dirette.

Nonostante avesse iniziato a reggere meglio l'alcol continuava ad avvertire la fastidiosa sensazione di non avere piamente il controllo di se stessa. Mentre erano in macchina infatti le immagini le apparivano leggermente sfocate e faceva fatica a seguire i discorsi delle sue amiche.
Ancora oggi i suoi ricordi di quella serata sono confusi.
Non ricorda quale strada fece per arrivare, probabilmente una delle tante stradine sterrate che corrono lungo le dorsali liguri.
Ad un certo punto si ritrovò davanti ad un casolare dove erano riunite una decina di persone.
Quando scesero si rese conto che erano tutti ubriachi, forse alcuni di loro erano anche fatti: ridevano senza motivo, barcollavano e per giunta molti se ne stavano in mezzo alla strada come se nulla fosse.

<<Ma chi sono?>> chiese Emma sempre più perplessa.

<<Ragazzi di Castel Ligure, amici e amici di amici direi>> rispose Viola <<Ehi gente, l'anima della festa è arrivata>> aggiunse poi indicando con un dito Emma.

In tutta risposta i ragazzi iniziarono a fischiare ed esultare, alcuni si lamentarono anche del loro ritardo.

<<Che significa?>>

Non le era mai piaciuto essere il centro dell'attenzione e, anche se non era completamente lucida, intuiva che non sarebbe andata a finire bene.

<<Stanotte faremo un gioco, potremmo definirlo il tuo battesimo di fuoco, un test per vedere se hai le palle per stare nel nostro gruppo>> le spiegò.

Doveva essere circa mezzanotte e l'aria in quel luogo era maledettamente fredda, i loro vestiti erano inadatti per una temperatura del genere. 

C'erano i rumori degli animali che popolavano quella specie di bosco nel quale si trovavano: Emma poteva sentire i gufi, le cavallette e i gabbiani in lontananza.
Ma era tutto tremendamente surreale, non era certa di trovarsi veramente in quel luogo, forse era solo un incubo.

<<Che cosa devo fare?>> chiese scettica.

<<Dovrai superare cinque prove se vuoi diventare ufficialmente nostra amica, e soprattutto se vuoi che io continui a darti consigli per dimagrire>> rispose Caterina divertita <<Aurora, vuoi spiegarle tu la prova?>>

La ragazza, che fino a quel momento era rimasta in disparte, si unì al gruppo senza sorridere, guardando piuttosto con disapprovazione le altre.

<<Questa notte dovrai superare la prima prova, quella di terra>> sospirò come se fosse stata obbligata a farle quel discorso <<Quei ragazzi tra poco si metteranno in fila indiana in mezzo alla strada e tu dovrai passare in mezzo a loro facendo lo slalom>>

Sulle prime ad Emma venne da ridere, le sembrava una di quelle prove di educazione fisica che le proponevano a scuola.

Non avevano ancora rivelato il dettaglio più importante: <<Guidando la macchina>>

La storia sbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora