30 Mi chiamo Eren!

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"Ah, finalmente...finalmente sei solo mio Levi!".
Petra aveva ricominciato a leccare il pene dell'uomo, legato ad una sedia ed imbavagliato col nastro isolante, costretto a subìre quella violenza sessuale del tutto inaudita. Si dimenava come un matto cercando di liberarsi, senza successo; scalciava e agitava la testa in maniera frenetica, emettendo versi gutturali. Il soggiorno era un disastro: a terra giacevano i cadaveri di due tizi che lo avevano riportato a casa - spiegandogli che sia lui che Eren erano al sicuro, spiegandogli brevemente la situazione - col sangue che macchiava indelebilmente il pavimento e le pareti. Petra si staccò improvvisamente.
"È giunto il momento di liberarti dalle tue sofferenze".
Staccò il nastro isolante dalla bocca di Levi e violò le sue labbra con ferocia animalesca. Il poveretto la lasciò fare, troppo debole per ribellarsi, ma per niente consenziente di ciò che stava succedendo. Petra si staccò e lo guardò negli occhi.
"Non ho mai smesso di amarti mio caro Levi...".
L'uomo le sputò in faccia.
"Non dovresti nemmeno guardarmi razza di puttana psicopatica!".
"So che non pensi veramente questo piccino. È tutta colpa di Eren, che si è messo tra noi due rovinando la nostra storia".
"Ma sei stupida?! IO NON TI AMO PIÙ E SONO FIDANZATO CON EREN! Te lo devo spiegare in giapponese?!".
"È ovvio che non puoi ragionare adesso. Con quell'aborto che ti ritrovi in pancia...".
"Se devi fare del male a qualcuno abbi le palle di prendertela con me!".
"Sei troppo importante per me".
Petra andò in cucina e tornò con un coltello da bistecca. Sorrideva come una malata mentale - cosa che effettivamente era - facendo splendere la punta acuminata dell'arma e il filo affilato.
"Ora le cose andranno come avevo previsto".
"Che vuoi dire?".
"Da quando hai conosciuto quel moccioso non sono più potuta tornare da te tesoro, e tutti i miei piani per eliminarlo sono falliti! Prima l'incidente, poi il finto tentativo di stupro! Finalmente vi siete staccati grazie a quella lella del giudice, ma poi tu e Eren vi siete ritrovati e sei pure incinto! Adesso lui e quella cosa che hai in pancia andranno all'inferno!".
Levi era allibito, ma quel momento di confusione svaporò. Nella sua mente il rimorso e la disperazione si fusero in una cosa sola, trasformandosi in una fiamma che si successivamente si tramutò in un incendio così devastante da poter distruggere tutto quanto.
"Tu...tu sei un mostro! Hai pagato uno affinché investisse Eren e lo uccidesse con la scusa di violentarmi! Per colpa tua ho perso il senso della mia esistenza, il vero motivo per cui vivevo ancora! E mi sarei suicidato se non fosse stato per Erwin e Hanji!".
"Oh, i tuoi amichetti... vuoi così tanto bene...li ami più di me! Appena finirò con Eren e il mostro li ucciderò finché non sarò l'unica cosa che ti resta al mondo!".
Alzò il braccio pronta per accoltellargli il ventre, ma poi la porta d'entrata si spalancò con forza, mostrando un'Hanji, un Erwin e un Eren incazzati, uno più dell'altro.
"Ma guarda guarda...quando si dice, prendere quattro piccioni con una fava...".
Con uno scatto abbassò il coltello, ma come si sa, i proiettili sono più veloci delle lame. Erwin sguainò la sua fedele pistola - ultimo ricordo tangibile del suo passato da generale - e sparò sulla schiena di Petra. La donna gridò di dolore, cadendo di faccia sul pavimento. Hanji ed Erwin si precipitarono su Levi e lo liberarono. Eren si mosse con più titubanza, più interessato a Petra, ancora viva ma dolorante. Ai suoi piedi ci stava la personificazione del male assoluto, il motivo di anni e anni di dolore. Doveva liberare il mondo da quel demone.
"Brutta puttana..."..
Le afferrò i capelli e la trascinò lontano dagli altri tre, in modo da avere più spazio per soddisfare la propria rabbia. La donna cercò di alzarsi in piedi, ma Eren la bloccò al muro e la trattò come si faceva con i sacchi da boxe: riempirla di pugni e calci. Petra urlava e gemeva implorando pietà, ma il ragazzo nemmeno la udì troppo impegnato a picchiarla a sangue. Dopo minuti interi le gambe della donna cedettero e lei cadde col culo sul pavimento e la schiena al muro, annaspando in cerca d'aria.
"Ti prego...", biascicò.
"Scometto che te l'ha detto anche Levi prima di essere violentato".
E il colpo di grazia fu un calcio ben assestato sulla faccia, indossando un paio di anfibi la cui punta era di metallo. Petra morì così, con la bocca aperta e gli occhi rivolti al cielo, il volto deturpato e quasi irriconoscibile. Eren si voltò, e la prima cosa che fece fu stringere al proprio petto Levi, accarezzando piano i fianchi e il ventre. L'uomo mise la testa nell'incavo del suo collo, in una muta richiesta di protezione. Eren la accettò e mentre lo stringeva più a sé cominciò a fare dei succhiotti nei punti in cui Petra li aveva fatti, non solo per nascondere quello che lei aveva fatto, ma anche per ristabilire la gerarchia, far sapere al mondo che Levi era tornato ad essere di sua proprietà, in un linguaggio conosciuto solo a loro. Alfa e Omega erano tornati di nuovo uniti.
"State bene?", gli sussurrò piano Eren, come per non rovinare il momento.
"Sì...sei uno straccio".
"Lo so, lo so".
L'uomo inclinò la testa e baciò il fidanzato sulle labbra, socchiudendo gli occhi.

Sei mesi dopo...

"Non riesco ancora a credere che Eren ed Erwin escano di prigione oggi!", esclamò felice Hanji.
"Naturale" rispose Levi "se non fossero state per tutte le conoscenze di Erwin resterebbero in prigione fino a capodanno per l'omicidio di Petra".
"Lo so" guardò in direzione del petto dell'uomo "ma Kuchel ha ancora fame?".
"Sì".
Staccò la tetta dalla neonata e si risistemò la maglietta, cullando la bambina. Era un fagottino di piccole dimensioni, magrolina ed esile, con i capelli neri arruffati e gli occhi verde smeraldo. A causa del suo corpicino così debole aveva rischiato di morire durante il parto, ma appena presa in braccio i dottori avevano cominciato a farle visite ed iniezioni varie, riuscendo a salvarla per il rotto della cuffia. Portava una tutina bianca con scritto sopra SONO L'AMORE DI PAPÀ, con calzini gialli ai piedi. Levi ed Hanji uscirono dall'auto, vedendo il portone della prigione aprirsi, facendo uscire Erwin ed Eren. Questo come vide Levi corse verso di lui, fermandosi in tempo, appena vide la bambina.
"Levi...lei è...?".
"Sì. È Kuchel".
La porse al padre, e questo la prese in braccio, soffocando a malapena le lacrime.
"Adesso non esagerare".
"Non sto piangendo! Sto sudando dagli occhi!".
"Se certo, moccioso che non sei altro".
"Mi chiamo Eren!".


Angolo Autore:

Ciaone a tutti!!!!
Eh sì, siamo giunti alla fine di questa fanfiction. È un dolore immenso doverla concludere, ma purtroppo nella vita ogni cosa ha una fine. Ho in mente altre ereri da fare, ma per ora mi prenderò una pausa dallo scrivere, per poi riprendere con un nuovo progetto, stavolta incentrato su Transformers Prime. Ciaoo!!

Mi chiamo Eren! ~Ereri~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora