» 22;

16 2 0
                                    

"Dimmi qualcosa di te."

Mi sento a disagio e non voglio essere l'argomento della nostra conversazione.
Non saprei che dire.
Scrollo le spalle.

"Tipo?"
"Che ne so." gli occhi vagano sovrappensieri sul mio corpo e trattengo il fiato.
Mi siedo di fronte a lui.
Fa lo stesso.

"Okay... Sono una fanatica di serie tv, libri e della scrittura, mi piace il verde per via di un cantante famoso, che è anche il mio preferito. E odio la scuola, come qualsiasi adolescente sulla faccia della terra." spiego e finalmente respiro.

Lui mi guarda di sottecchi, poi incrocia le braccia e mi guarda serio, come se volesse rimproverarmi.
"Già, come ogni adolescente sulla faccia della terra. Sono cose che già so."
"Anche il mio colore preferito?"
"No, infatti quello può essere anche una cosa interessante. Io intendevo..."
"E il tuo?" lo interrompo e nella camera buia noto la sua espressione confusa.
Sembra sorpreso e dopo essersi ripreso da non so bene cosa, dice:
"E a chi importa il mio colore preferito?"
"A me." rispondo d'impulso e mi vergogno subito di quello che ho detto.

Resto impietrita e schivo il suo sguardo, i suoi occhi ridono di me e lui sta sorridendo.
Aspetto impaziente una risposta.

"Il rosso." dice dando un'occhiata veloce ai miei vestiti. Poi li indica con l'indice. "Ma tu lo sapevi, vero?"

Arrossisco e lo guardo malissimo.
"

Come facevo a saperlo se non ci parliamo mai?"

Lui scrolla le spalle. "Non si sa mai. Magari mi stalkeri."
Solo su Instagram.

"Beh, comunque non lo sapevo. E smettila di guardarmi così." lo riprendo con tono di rimprovero.
"Non lo hai negato." afferma sorridendo in modo.
"Che cosa?"
"Che mi stalkeri."
"Cosa? Ma come ti viene in mente?" rispondo indignata.

Sono sbigottita.

Lui muove le ciglia a civettuola e sorride sgarbatamente.
Scuoto la testa in segno disperato.

È troppo sicuro di sé e questo non mi rende più sicura di me quando sono vicino a lui.

"Ho fame." dice improvvisamente dopo un pò di silenzio. "Ma a quanto ho capito non c'è un cazzo qui, giusto?"
Annuisco piano e silenziosamente, usciamo dalla camera dei miei. Finalmente!

Lo accompagno comunque in cucina e gli mostro quello che c'è in frigo.
Gli mostro gli avanzi e lui ride quando gli spiego che non sono io che cucino.

"Già perché altrimenti sarebbe pieno?"
"Sì, di roba che non mangiano e che toccherà mangiare a me." gli spiego in risposta.
Mi guarda confuso.
"Non so cucinare." aggiungo.
"E tu faresti l'alberghiero?" mi indica con fare giocoso, prendendomi in giro.
Ogni volta la stessa domanda retorica.
E mi sembra di sentir parlare mia madre.

"Tu almeno, sai cucinare?" rigiro la domanda.
Scrolla le spalle. "Qualcosa del genere."
Prende una bottiglia d'acqua e la apre.
Gli indico lo scaffale dove si trovano i bicchieri ma quando mi giro di nuovo verso di lui si è già accollato ad essa.

Lo guardo dritto negli occhi mentre beve e quando si scrolla di dosso la bottiglia, si inumidisce le labbra.
Ma i nostri occhi coloro nocciola e cioccolato sono ancora incollati.

Perdo il respiro e vorrei distogliere lo sguardo.
Questo silenzio piacevole e allo stesso tempo assillante mi fa sentire leggermente in soggezione.
Per la prima volta, quando ci guardiamo, siamo da soli e c'è tensione tra di noi.
O almeno, per me.

» Waiting Your Messages Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora