Quando il cielo divenne nero, l'onda di basalto si innalzò verso stelle invisibili.Era un manto compatto, un rigurgito magmatico percorso da incandescenti nervature di lava.
La terra tremò, e con essa anche il cielo. Il manto di neve si sciolse in un velo di vapore e fango acquitrinoso, che svestì la foresta della sua candida illusione: il sottobosco era disseminato di corpi putrescenti, di quella gente che i soldati non avevano fatto in tempo a seppellire.
Dalle voragini che sprofondavano nel suolo come crateri lunari si ersero mulinelli di scintille e la valle parve cedere sulle proprie fondamenta.
Fu il preludio dell'Apocalisse.
«Flynn...»
Il suo nome rimase sospeso, perché non riuscii a dire altro. In lontananza, il Vortice dell'Ira di Svarožič divenne un'unica, compatta spirale logaritmica di fiamme.
Poi, la mia voce esplose al di sopra del tumulto: «Via, via!».
Tirai le redini d'acciaio e il drago compì una brusca inversione verso il crinale dei Divoratori. Sfilammo di fianco a Gorazd e incontrai il suo volto dominato dall'estasi, il capo rovesciato all'indietro. Nell'aria torrida che fece tremare i bordi della sua sagoma, la pelle si squagliò come cera esposta al calore.
Passargli accanto fu una mossa azzardata, ma l'obiettivo del Viesczy non eravamo noi: era ciò che si trovava alle nostre spalle. La città di basalto.
Gorazd aprì le dita e voltò il capo di novanta gradi netti, la schiena innaturalmente flessa all'indietro, simile a un fantoccio dai legamenti rotti. Mi sorrise un'ultima volta, chiuse i pugni e il tempo scorse più lentamente.Iniziò con il suo corpo che si sciolse in una massa scura, la quale colò verso il basso per unirsi alla palude sottostante. La superficie incandescente si increspò in un'onda che andò a oscurare l'unica e fievole fonte di luce di quelle terre. La muraglia di basalto, il frutto di un maremoto di materiale effusivo, rimase in bilico sull'orizzonte. Il battito d'ali di Flynn divenne disperato, mentre la terra si allontanava da noi a una velocità di cui non lo credevo capace. Mi mancò l'aria nei polmoni e le vertigini mi attorcigliarono le viscere.
Nel momento in cui l'ossigeno attorno a noi fu tanto rarefatto da essere appena percepibile e il mondo sottostante così lontano da farmi chiedere se ne fosse valsa la pena, tutto quello, l'onda prese ad avanzare. Travolse la foresta di conifere, la spianata, i soldati che, da lì, erano nient'altro che un branco di formiche spaurite. Forse sarebbero sopravvissuti solo i Viesczy, quelle creature create milioni di anni prima dal sangue primordiale della Terra.
Non ebbi tempo di chiedermelo, perché persi conoscenza più volte, finché il mio corpo non smise di lottare e persi definitivamente la presa.
*
"Dall'alba alla sera, dalla sera all'alba, volano frecce temprate, scrosciano sciabole contro elmi, crepitano lance di acciaio brunito, nel campo straniero, nella terra cumana.
Sotto gli zoccoli la nera terra è seminata di ossa, irrigata di sangue. Con dolore nel campo sono periti in nome della terra di Rus'."Canto della schiera di Igor, La sconfitta di Igor
Un fetido alito di vento mi lambì la guancia.
Il mio corpo poggiava contro una superficie dura, stranamente non fredda. La puzza di bruciato che si sprigionava dal terreno saturava l'aria densa di umidità.
Aprii gli occhi e trovai un'iride di sangue a vegliare su di me. Arok era lì, che mi guardava, e se anche il mio cuore subì una brusca impennata lui non si mosse. Non lo fece neppure quando mi issai sui gomiti e mi voltai in direzione della città.
STAI LEGGENDO
BAZAL'TGOROD | Città di basalto (Vol. I)
FantasyCOMPLETA | Irlanda del sud, 1953. È il culmine della notte di Lammas quando Beatrice decide di mangiare le primule, "i fiori che rendono visibile l'invisibile". Lanciatasi all'inseguimento di uno Spriggan, un turbine di fate la conduce alle porte de...