SETH
Da quando aveva inforcato quegli occhiali da sole non riuscivo a vederle gli occhi, ma sapevo che li aveva sbarrati, labbra socchiuse. Stringeva la borsa talmente forte che le nocche impallidirono.
Ammutolire Eliza Hill era una cosa quasi impossibile e il fatto che ci riuscissi così spesso nell'ultimo periodo mi divertiva parecchio.
«Tutto bene?» chiesi facendo un passo avanti.
Come suo solito, ci mise un nanosecondo a schiarirsi la gola e raddrizzare le spalle. «Benissimo.»
«Perfetto.»
«Ottimo» replicò.
«Continuiamo tutto il giorno così?»
Scrollò le spalle. «Non saprei, io potrei.»
«Non ho tutto il giorno.»
Feci un passo indietro e tornai a marciare alla volta di casa sua. Lei mi seguì.
Restammo in silenzio per qualche minuto poi schiuse le labbra: «Esattamente, cosa intendevi dire quando hai detto che è cambiato tutto?»
Gesù, sembrava lo facesse apposta per farmi uscire di testa definitivamente. «Intendevo dire quello che ho detto.»
«Caspita, sei riuscito a formare una frase che non fosse composta da tre parole, riuscendo comunque a non dargli un senso. Questo è un talento!»
Sospirai pesantemente. «Il senso c'è, eccome, Eliza» solo che era lei a non volerlo vedere.
Per me era così lampante, in realtà lo era sempre stato. Dal primo momento in cui durante una serata al Nightmares – di cui proprio non volevo parteciparvi, costretto dal mio amico d'infanzia Aaron – era arrivata così dal nulla, saltellando leggiadra sulle sue gambe lunghe e snelle, i capelli mori che le arrivavano circa sopra il seno e una luce che balenava negli occhi così vogliosi di conoscere nuove persone, ma allo stesso tempo così responsabile. Ero rimasto affascinato da lei appena era entrata nel mio raggio visivo, non avevo mai voluto dare un nome a quel sentimento, ed ero stato pronto a voltargli le spalle perché lei meritava di meglio, ne ero a conoscenza. Non potevo avvicinare una come lei a me, sarebbe stato come avvicinare una falena al fuoco e sarebbe finita per bruciarsi.
Mi ero ripromesso di lasciarla volare via, di non provare nemmeno a tenerla fra le dita, ma il giorno in cui era stata tenuta in ostaggio nel suo vecchio appartamento, aveva cambiato ogni cosa.
La paura che mi aveva serpeggiato lungo la spina dorsale, quel martellante e incessante groviglio all'altezza dello stomaco, mi aveva aperto gli occhi definitivamente: provavo qualcosa di forte nei confronti di Eliza, il che era folle, cazzo. Io cercavo di evitare altri problemi o altre complicazioni e lei, be' lei era composta dal quaranta percento di testardaggine e il restante sessanta percento da frecciatine arroganti e pungenti. Con Eliza le follie erano assicurate.
Starle vicino non era certo evitare i problemi, anzi significava ballarci dentro, eppure quando le stavo accanto ogni preoccupazione scemava, la corazza che indossavo sempre, scivolava giù fino alle suole delle scarpe. Era stupido ed estraneo al mio essere, per questo capivo la sua diffidenza verso i miei confronti, ma ad un certo punto doveva pur credermi.
Non mi accorsi di essere arrivato a destinazione finché Eliza si fermò di colpo indicandomi la palazzina sopra le nostre teste. «Arrivata.»
«Vedo.»
Issò gli occhiali sulla testa e finalmente potei vederle le iridi color nocciola, le pupille grazie ai raggi solari erano contornate da una spruzzata di verde scuro.
STAI LEGGENDO
Mostrami l'amore (#2 Nightmares Series)
ChickLitEliza Hill ama divertirsi, ama stare con gli amici e ama frequentare il suo pub di fiducia: il Nightmares. È soprannominata "l'Uragano Hill" perché dovunque vada, ha il dono di usare la sua lingua tagliente per parlare a sproposito e mietere vittime...