Brian mi guardava spazientito e batteva il piede sul pavimento mettendomi ansia.
"Cosa vuol dire che non balli?" Domandò corrugando la fronte mentre mi squadrava dalla testa ai piedi.
"Non ballo." Dissi scuotendo la testa lateralmente come per dire no. Brian si portò le mani sul viso, quel gesto mi fece sorridere perché era al quanto buffo. Lui mi ordinò di ballare aggiungendo che se non l'avessi fatto sarei stato eliminato. Persi un battito. Non potevo farmi eliminare. Ero sulla strada per realizzare il mio sogno e non potevo buttare tutto all'aria così. Però non riuscivo a muovermi ero come paralizzato dalla paura, si dalla paura di sbagliare i passi e sembrare un idiota, perché c'era questo rischio. C'era un brusio di fondo e delle persone correvano da una parte all'altra del palco. Brian stava parlando con una ragazza bassina, probabilmente era una dello staff. Approfittai della confusione per andare nel backstage e rilassarmi o almeno a provarci. Dopo un paio di minuti mi raggiunse Simon leggermente affannato. Lo guardai avvicinarsi alla sedia di plastica nera su cui ero seduto.
"Ti stavamo cercando ovunque!" Esclamò allargando le braccia per poi sedersi accanto me. Mi poggiò una mano sulla spalla e cercò di convincermi a tornare sul palco, ma era più forte di me. Mi sudavano terribilmente le mani a causa dell'agitazione e il mio battito cardiaco aumentò. Le parole di Simon servirono solo ad agitarmi di più, cercava di farmi capire l'importanza della cosa: o ballavo o venivo eliminato.
"Tra dieci minuti devi essere sul palco o verrai eliminato." Disse in fine con un tono di voce piatto, forse c'era una punta di speranza, ma non molta. Andò via lasciandomi più disperato di prima. Mi coprii il viso con le mani e cercai di rimettere in ordine i miei pensieri perché con questo caos non avrei risolto nulla.
All'improvviso sentii dei passi e mi sentii mancare. Non potevano già esser passati dieci minuti, o forse si? Alzai la testa di scatto. Era solo una ragazza, non erano né Simon né Brian. Mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo attirando l'attenzione della ragazza. I miei occhi scuri incrociarono i suoi chiari. Sentii le guance arrossire lievemente e abbassai il capo guardandomi i piedi. I passi della ragazza si facevano sempre più vicini.
"Ciao." Mi salutò dopo essersi schiarita la voce. Aveva un suono molto melodico e dolce. Era una di quelle voci che non si dimenticano facilmente. Alzai la testa ed abbozzai un sorriso, anche se non era neanche un decimo del suo. La sua dentatura era perfetta e di un bianco brillante, doveva essere stata da poco dal dentista.
"Piacere sono Avril." Si presentò sorridendo. Mi ritrovai la gola secca e non riuscii a parlare. La ragazza mi guardò dubbiosa per poi ridacchiare e sedersi accanto a me.
"Che ci fai qui tutto solo?" Mi domandò dondolando avanti e indietro le gambe. Era una ragazza giovane, avrà avuto all'incirca la mia età.
"Ho-ho un problema col ballo." Dissi con tanto sforzo. Lei annuì con lo sguardo fisso su un punto lontano.
"Io amo ballare." Aggiunse dopo un silenzio che mi parve infinito. La guardai alzando un sopracciglio. Avril di risposta scoppiò in una rumorosa risata, come se avessi appena fatto una battuta.
"Che problema hai?" Chiese dolcemente e posando la sua piccola mano sulla mia spalla. La sua corporatura non era molto grande e robusta, anzi sembrava abbastanza gracile. Di getto iniziai a raccontarle del mio problema. Mentre raccontavo lei annuiva, come se capisse quello che provavo.
"Basta impegnarsi, vedrai che resterai sorpreso da quello che sei in grado di fare." Commentò passandosi una mano tra i lunghi capelli castani. Continuò a darmi dei consigli su come liberare la mente e muovermi, ma non conoscendo i passi non poté dirmi molto. Era molto graziosa e carina, poi non smetteva di sorridermi. Parlammo per qualche minuto, ma mi sembrano ore. Ogni volta che sfiorava la mia pelle uno strano calore emergeva dal fondo del mio cuore. Infine le squillò il cellulare. Lei lo tirò fuori per leggere il messaggio mentre sul suo volto apparve un'espressione infastidita. Sbuffò facendo alzare i capelli che le si erano spostati sul viso.