WEED.

Chapter ten.

JUSTIN BIEBER VOICE: 

Mi sentivo come se in qualche modo fossi legato a quella ragazza; per qualche elemento misterioso io e lei sembravamo essere fatti della stessa pasta. Era difficile capirmi, ma era ancora più difficile capire lei e i suoi continui sbalzi d'umore. La conoscevo da un bel po, ma ancora non ero riuscito a capire quale lato del suo carattere in realtà fosse quello vero. C'era qualcosa di strano in lei, qualcosa che in qualche modo mi portava a dubitare della sua totale lealtà. Sembrava recitare una parte. Ma nonostante questo, c'era un lato della sua personalità che mi portava a volerla accanto a me. Non ero attratto da lei solo quando giocava a fare la stronza e indossava vestiti che mostravano la maggior parte del suo corpo, il lato che più mi piaceva di lei era racchiuso in quei momenti di timidezza,paura e dolcezza. In quegli attimi mi sembrava conoscere la vera identità di Megan Walker.

Era una di quelle persone che mostravano innumerevoli maschere per proteggere quella vera. Io volevo e dovevo solo capire chi fosse in realtà quella autentica. Ero ipnotizzato da lei, dai suoi movimenti, dai suoi sguardi e dal suo modo di fare. Ero talmente stregato da quella ragazza che ormai era diventata il mio principale pensiero. Per la prima volta nella mia vita ero legato ad una donna tramite un forte sentimento e non al suo corpo. Ogni volta che avevo avuto l'opportunità di fare sesso con lei, mi ero tirato indietro e francamente non era da me, non me ne spiegavo il motivo. Tutte le volte lei sembrava essere coi pensieri altrove, non era al  suo agio e ancor di più, non era pronta. Volevo aspettare che anche lei provasse il mio stesso desiderio, così quel momento insieme sarebbe stato per entrambi indimenticabile.

Il mattino seguente, dopo la notte nello strip club, fui svegliato da un fracasso mischiato a risate e urla che provenivano dal piano di sotto. I ragazzi appena mettevano i piedi al di fuori del letto erano incontenibili, erano i soliti ragazzi sempre pieni di energia e felicità. Io quella mattina mi sentivo strano, un po stralunato. Quella notte avevo sognato lei, Megan. Quando le persone compaiono nei nostri sogni, non è perché vogliono qualcosa da noi, è perché noi vogliamo qualcosa da loro. Tutto si rinchiude all'ultima persona che pensiamo prima di dormire e alla prima che pensiamo appena i nostri occhi sono aperti. Non è strano? Eppure è proprio li che capiamo i nostri sentimenti. L'unica cosa che voleva era che per lei fosse lo stesso. Certo, eravamo due persone completamente differenti, ma così uniti per certo versi. Onestamente non avevo bisogno di qualcuno che vedeva del buono in me. Avevo bisogno di qualcuno che vedeva del male e mi voleva ancora. E lei sembrava proprio quella persona che per anni avevo cercato senza alcun risultato.

Dopo aver fatto la doccia e rimesso in ordine la mia camera, fui pronto a scendere al piano di sotto. Le risate e le urla di gioia si erano placate, solo perché erano troppo occupati ad ingozzarsi per parlare. Non avevo molta fame, così saltai la zona cucina per andare in giardino. Avevo intenzione di allenare i miei bicipiti, fuori c'era una giornata brillante e sarebbe stato il posto adatto per praticare un po di sana palestra. Dopo un po, sentii il rumore dei piatti vuoti, segno che ormai i ragazzi avevano terminato il loro pranzo. Uscirono fuori, i loro sguardi su di me, i loro sorrisi maliziosi e l'espressione di chi aspetta un risposta. Di sicuro volevano sapere come era andata quella notte con Megan, il fatto era che non c'era stato nulla e anche se glie lo avessi detto non mi avrebbero creduto, perché mi conoscevano bene. Mi conoscevano, ma non conoscevano un lato del mio carattere che ero intenzionato a mostrare solo a Megan.

"Non ho niente da dirvi" li zittii con un occhiataccia.

"Non è successo niente tra di voi?" chiese cosciente Punk.

Io annui. "È la ragazza più difficile che abbia mai incontrato".

"Forse sei tu che la vedi diversamente, ti piace!" affermò Doug.