Capitolo 13

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Amy

Non so come sia possibile, ma a volte davvero le cose cambiano repentinamente.
La mia vita ha preso una piega del tutto diversa. Della Amy triste non c'è più nulla.
Le mie pagine sono piene di follower e molti di loro mi chiedono consigli e ricette; alla scuola di pasticceria tutto prosegue per il meglio, anzi se possibile sono migliorata e ciò mi fa sentire molto più sicura ed ottimista. E poi c'è lui, Daniel che in questo momento si guarda intorno impaziente perché sta morendo di fame ed è molto, molto buffo. È il nostro secondo appuntamento, il primo fu un disastro ma divertente, fortuna che lui ci sa fare e in un modo o nell'altro la serata si è aggiustò con un bel gelato in una delle gelaterie più famose qui a San Diego.
«Possibile che quando ti chiedo un appuntamento va sempre male?»
Inarco un sopracciglio «Stai insinuando che porto sfiga?»
Afferra un pezzetto di pane «No, ma questa cosa inizia a darmi sui nervi. Il primo appuntamento è come un bigliettino da visita: lo guardi e se lo trovi interessante te lo infili in tasca, ma il secondo...»
«Esiste un secondo bigliettino da visita?» sto per ridergli in faccia.
«Spiritosa. Volevo solo dire che speravo che questa serata non fosse un disastro come la prima ma purtroppo devo ricredermi».
Bevo un sorso d'acqua e quando Daniel scorge un cameriere alza la mano, arrabbiato.
«Mi dica, signore».
«Se per un antipasto bisogna aspettare più di mezz'ora, per il primo e il secondo quanto ci vorrà? Sa com'è, lunedì ho una riunione importante!»
Il ragazzo balbetta delle scuse e corre via, con la coda fra le gambe.
«Mi dispiace tantissimo Amy».
La sua espressione amareggiata mi colpisce e con un gesto del tutto naturale intreccio la mia mano alla sua. Daniel le guarda per un istante e quasi penso che stia per lasciarla, invece inizia visibilmente a rilassarsi e con il pollice mi accarezza.
«Sei una persona molto comprensiva, vero?»
Annuisco «Non sempre, ma spesso».
«Quanto saresti comprensiva se ti proponessi di svignarcela e andare in qualsiasi altro posto?»
«Ma è sabato sera» rido sotto i baffi, perché in realtà non vedo l'ora di scappare da questo ristorante.
«Ci sono tantissimi posti in cui potrei portarti».
Mi avvicino a lui con la testa e noto che fa lo stesso.
«Pizza e spiaggia?» sussurro.
I suoi occhi si illuminano all'istante e si sporge verso di me per baciarmi, lo fa spontaneamente, in un impeto momentaneo. Sento le sue labbra sfiorarmi e mi tiro indietro, sarebbe troppo facile così.
«Scusami, mi sono fatto prendere dal momento» si ricompone «è che tu mi stupisci sempre e non so come, mi leggi nel pensiero». Ci alziamo all'unisono e attendo che lui chiarisca la situazione al proprietario che sembra davvero dispiaciuto.
«Finalmente! Cristo Santo, muoio di fame, dobbiamo assolutamente fermarci da qualche parte, prendere una pizza e mangiarla».
«Da quante ore non metti qualcosa nello stomaco?»
«Da stamattina» ammette sofferente.

La spiaggia di notte è un luogo magico. La brezza marina ci accarezza la pelle e le piccole onde del mare con il loro suono rilassante creano un'atmosfera dolce.
Mangiamo la pizza come due affamati e quando i nostri stomaci sono pieni ci stendiamo. Quello che ci ritroviamo a guardare è un cielo sereno e pieno di stelle, la luna si riflette nel mare e ci tiene compagnia in questa serata che per me è bellissima.
Appoggio la testa sul petto di Daniel e penso che non ci sia niente di più bello; in questi momenti anche le parole sembrano superflue.
Non avrei mai pensato di trascorrere del tempo in questo modo con il ragazzo che ora mi tiene stretta. Daniel appoggia la testa sulla mia e sorride, calmo.
«Sai, quando ero piccolo mi piaceva tantissimo guardare le stelle. Ogni estate io e la mia famiglia ci fermavamo una notte a dormire in spiaggia con le tende, amavo quella tradizione e aspettavo tutto l'anno che arrivasse quel momento. Mi piaceva l'idea di stare sulla spiaggia con il cielo a mia disposizione. Mi sono sempre sentito al sicuro mentre lo osservavo, mi ha sempre rilassato guardare le stelle e sognavo di poter entrare da una porta immaginaria, camminare tra di loro e ammirarle da vicino».
Adoro i momenti in cui mi racconta un po' di lui, significa che si fida di me e che si sta aprendo.
«Sono magiche. Quando mi sono trasferita qui la prima cosa che ho fatto è stata venire in spiaggia, stendermi e osservare il cielo. Ricordo di essermi sentita libera e meno sola».
Restiamo per un po' in silenzio a contemplare le stelle, fin quando Daniel non esprime un desiderio. «Vorrei poterti baciare, non poterlo fare mi sta facendo uscire di testa. Ti vedo tutti i giorni a lavoro e vorrei chiuderti nel mio ufficio per baciarti fino allo sfinimento, poi, quando usciamo si crea un'intimità come questa e io non riesco a non pensare ad altro e so che se lo facessi ti sentiresti come se venissi meno ad una promessa che forse hai fatto più a te stessa ma Amy non resisto più, possiamo fare una passeggiata così forse non ci penserò, e sottolineo forse, oppure adesso mi volto verso di te e mi impadronisco delle tue bellissime labbra».
«Dici sul serio?»
È difficile non poter ammettere che anche io adesso vorrei un suo bacio.
«Conto fino a tre».
«Cosa?»
«Uno...».
Alzo la testa per vedere se fa sul serio.
«Due».
Mi siedo e faccio per alzarmi.
«Tre». 
Proprio quando sto per mettermi in piedi mi tira per un braccio facendomi cadere addosso a lui. «Troppo tardi» sussurra e in un attimo le sue labbra sono sulle mie.

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