"Alzò Igor lo sguardo al sole lucente e vide che da esso veniva un'ombra che copriva le schiere.
E disse Igor alla sua družina: «Fratelli e družina, è meglio morire che essere fatti prigionieri. Montiamo perciò, o fratelli, sui nostri veloci destrieri per guardare l'acqua dell'azzurro Don!»."Canto della schiera di Igor, Il presagio dell'eclisse
I rumori della battaglia morente e delle ultime vite spezzate mi arrivarono in echi sussurranti, mentre le fronde rosa tenue oscillavano nel vento. Un petalo di ciliegio si staccò dal ramo e vorticò nell'aria, finendo per posarsi accanto ai miei piedi. Era sporco del sangue di Gorazd.
Mi era sempre sembrato nero, ma quando si adagiò sul terreno il manto di neve si tinse di ramificazioni vermiglie come foglie d'autunno.
Accennai un sorriso e una lacrima mi solcò la guancia. Ero così stanca.
Appoggiai la schiena contro il tronco dell'albero e chiusi gli occhi fin quando la notte non divenne alba, e il sole schermato dalla cappa di nubi non squarciò la barriera ormai indebolita.
Mi abbeverai del tepore naturale, cedendo al sollievo che annientò ogni mia difesa. Avevo creduto che il caldo sarebbe stato solo un lontano ricordo, che non avrei più visto la luce fagocitare la notte, e ora potevo farlo, potevo sciogliermi in un pianto disperato sotto gli occhi dell'astro diurno.
Chiamai Flynn, Trèinor, Idraèlle, i nomi di tutti coloro che avevano riposto la loro fiducia in me e che io avevo deluso. Urlai contro Gwen, l'unica vera origine di tutto quel dolore che mi stava straziando fin nelle ossa.
Mi fermai solo quando quei pochi minuti di albore si offuscarono e un velo d'ombra si distese sulla spianata.
«No... no, non andartene anche tu...»
Ma la mia preghiera si smorzò nell'incredulità: la Luna, un disco nero che si frappose fra me e il Sole, era circondata da una corona di luce tenue. La vista dell'eclissi mi irritò la retina e dovetti distogliere lo sguardo, obbligandomi a spostarlo sul petalo di ciliegio, sulla macchia cremisi che si era allargata nella coltre.
E le parole di un'antica filastrocca rintoccarono nel vento gelido della terra di basalto.
Quando il Sole Nero si alzerà nel cielo
e foglie rosse si depositeranno nella neve
l'inchiostro si ritirerà dalle pagine
e una nuova penna riscriverà la storia.Sul bordo dell'orizzonte vidi comparire una macchia scintillante, un miraggio che, pur nella sua lontananza, riuscì ad abbagliarmi.
Avrei provato ad alzarmi, se solo fossi riuscita a sentire le gambe. Attesi che la macchia si tramutasse in un essere dalle forme definite: un serpente, un gargantuesco esemplare dall'armatura di squame d'oro, si trascinò nel terreno mediante la serie di zampe possenti. Era buio, ma la sua presenza fu sufficiente a illuminare la valle. Mi coprii il volto, perché guardarlo fu come guardare il sole stesso.
Quando arrivò di fronte a me, si erse sugli arti anteriori ed ebbi appena il tempo di vederlo muovere, lentamente, le ali da cui si dipanò una nuvola di pulviscolo brillante.
E il mondo intessuto nella filigrana delle fantasie umane si spense.
*
Udii la voce di Flynn cantare un'aria familiare, il primo verso mescolato al tiepido e frizzante vento dell'estate: Areir is me tearnamh ar neoinn...
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BAZAL'TGOROD | Città di basalto (Vol. I)
FantasyCOMPLETA | Irlanda del sud, 1953. È il culmine della notte di Lammas quando Beatrice decide di mangiare le primule, "i fiori che rendono visibile l'invisibile". Lanciatasi all'inseguimento di uno Spriggan, un turbine di fate la conduce alle porte de...