Capitolo Secondo

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Ban non sapeva più che farci, King non mangiava quasi nulla, non lo si vedeva mai all'interno della taverna, nessuno sapeva dove fosse, e poi come per magia ricompariva il mattino dopo nel suo letto, come se fosse sempre stato lì.

Decise allora di andare nella camera del re delle fate a controllare, e lì trovò una piccola scatola nascosta sotto il suo cuscino, così scelse di aprirla.
Ciò che vi trovo dentro fu raccapricciante: era una lama, ma non una lama qualunque era sporca, sporca di sangue.

Richiuse il piccolo cofanetto e lo rimise al suo posto perché nessuno si accorgesse di nulla, non si preoccupò nemmeno di quanto fosse alto da terra e salto giù per la finestra per poi dirigersi il più velocemente possibile verso la foresta.

Lo chiamava a gran voce, ma non ottenne mai alcuna risposta: Harlequin sembrava essere sparito nel nulla.
Corse verso una radura, dove poté scorgere un lago enorme, l'acqua era bellissima, limpida, ma pareva così profondo, sì molto profondo.

Era ancora nascosto tra gli ultimi alberi, quando lo vide: King era lì di fronte a lui, ma non pareva aver avvertito la sua presenza. Era sdraiato su un albero poco lontano di fianco al lago, con i vestiti completamente bagnati appiccicati alla pelle chiara, i capelli umidi che gocciolavano sul suo viso di bambino. Lo osservò per un po': era lì, su quel ramo grosso e robusto e stringeva tra le mani un ciondolo che pendeva da una catenella attaccata al suo collo. Gli sarebbe piaciuto vedere quel ciondolo, gli sarebbe piaciuto capire cosa fosse, perché lo guardava così, e soprattutto perché mentre lo fissava con i suoi occhi ormai vitrei da tempo, alcune lacrime silenziosamente gli scivolavano sul volto.

La sua efebica bellezza gli piaceva da morire. Si nascose leggermente di più e guardò meglio il ragazzo: tremava.
Non poteva solo essere scosso dai singhiozzi, non si trema così per un pianto, lui stava tremando per il freddo, ne era certo: l'acqua che prima gli inumidiva i capelli era divenuta brina, effettivamente, erano di parecchi gradi sotto lo zero.
Lo vide a poco a poco chiudere gli occhi, forse aveva ceduto, forse questa volta si sarebbe riposato un po'.

Si avvicinò stando attento a non fare rumore, per non destare quel ragazzo così adorabile che a lui pareva dormire.
Quando fu abbastanza vicino all'albero, lo prese tra le braccia, raccolse la sua casacca da terra, e lo portò verso la taverna. Dentro non c'era nessuno, probabilmente erano tutti impegnati con le commissioni, così ebbe il via libera e portò il più piccolo nella propria stanza, adagiandolo sull'amaca su cui giaceva Chastiefol.

Il corpo della fata, era freddo e tremante, Ban non riusciva proprio a spiegarsi perché il suo tanto amato King avesse fatto una cosa simile. Vide i suoi occhi ambra schiudersi piano, senza avere un minimo di luce al loro interno, erano spenti, come fossero fatti di vetro, come se non avessero più un motivo per cui brillare. Senza dire nulla prese una coperta e la adagiò sul più basso, poi uscì e si chiuse la porta alle proprie spalle.
Andò in cucina per preparare qualcosa di caldo: lo avrebbe convinto a sfogarsi, a dirgli ciò che lo tormentava così tanto.

ban x king 【yaoi】- diario di sangue Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora