sinfobie

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-cuori e sincronie-


Le note riempivano quella piccola stanza in cui a malapena ci si poteva muovere, piena zeppa di scaffali e scatoloni sparsi in modo disordinato. Il giovane Hemmings, che di scuola ne voleva davvero poco, aveva deciso quel giorno di andare nel suo negozio di musica preferita a cercare l'ultimo cd di quella band australiana che si ostinava ad ascoltare in modo ossessivo. Vecchi vinili, cassette e cd: in quel piccolo negozio si poteva trovare di tutto e sicuramente il ragazzo biondo ne era consapevole, dato che passava la maggior parte del suo tempo fra quei cimeli di musica. Era entrato dalla porta decorata con un bellissimo poster di Janis Joplin e subito l'odore di chiuso l'aveva invaso, ma fortunatamente ci era abbastanza abituato, così corse immediatamente alla ricerca del proprietario di quel piccolo negozio.

Non appena si avvicinò alla porta che conduceva al retrobottega, poté sentire ancora più forte delle note di pianoforte che si incastravano fra di loro in perfetta sintonia. Un po' titubante, il biondino di nome Luke aprì la porta, cercando di non interrompere quella meravigliosa melodia che lo stava attirando e travolgendo come il mare in tempesta.

Luke non si era mai sentito così. Non aveva mai provato quella stretta al cuore che aveva in quel momento per nessuna canzone a questo mondo, neanche una di quella band australiana. Era come se dentro lui stesse crescendo una sorta di malessere che in qualche modo era comunque piacevole. Una sofferenza che aumentava sempre più ad ogni singola nota prodotta dal piano.

Seduto su uno sgabello, con gli occhi chiusi e i ciuffi rossi a coprigli il volto, il pianista sembrava soffrire esattamente quanto Luke stesso, che per la troppa emozione, si era anche dovuto sedere in una sedia qualsiasi là vicino, in mezzo agli scatoli che contenevano la merce nuova.

Le lunghe dita del proprietario della bottega, notò il giovane, si muovevano abili ma delicate sul bianco e sul nero di quel piano come una farfalla si posa sul più bello dei fiori, danzando e vagando prima di trovare quello giusto, per poi andarsene di nuovo verso un altro. Ed era così quella musica: composta da tanti fiori meravigliosi che componevano un campo primaverile che non lasciava indifferente proprio nessuno, neanche Luke, che nell'ipod a casa aveva solo musica spacca timpani.

E mentre il cuore di quest'ultimo si stringeva in una morsa dolorosa di cui non poteva più fare a meno, la melodia iniziò a scemare, diventando sempre più lenta e leggera.

"Luke, hai saltato di nuovo la scuola?" chiese il pianista, concludendo con le ultime battute e finendo la sua esecuzione. Il biondino, ancora un po' scosso, ci mise un bel po' di secondi prima di ritornare sulla terra. Si strinse le mani, come per cercare conforto e con la voce un po' tremante disse "Era bellissima quella cosa che hai suonato Ed."

L'uomo, di circa ventidue anni, che si chiamava Ed Sheeran e aveva i capelli rossi come una carota, gli sorrise amorevolmente, prima di alzarsi le maniche mostrando i suoi innumerevoli tatuaggi,e prendere in mano uno degli scatoloni. "Tua madre mi ammazza se sa che sei di nuovo nella mia bottega a quest'ora."

Luke non si curò affatto delle sue parole, avvicinandosi al pianoforte che lo aveva incantato. Sfiorò i tasti, premendone anche qualcuno di essi a caso. "Come si chiamava quella melodia?" chiese, immaginando di poterla suonare lui stesso.

Il proprietario della bottega lo guardò curioso, affascinato dall'interesse mostrato dal ragazzino. Sapeva bene che Luke non aveva per niente quei gusti musicali e vederlo così preso dalla musica classica non poté che intenerirlo.

"Non ha nome quella composizione." rispose, sistemando gli scatoloni in ordine di arrivo. Luke non si girò neanche, ma si sedette sullo sgabello del piano, continuando a premere tasti a caso. "Chi l'ha scritta?" chiese ancora.

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