I love you so much tant I can't forget you.

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- Ehi, piccolo.. – Una voce roca, candida e dolce allo stesso tempo. La stanza dalla quale proveniva era di stampo antico, elegante, sembrava tanto la camera da letto di un nobile. Le pareti non erano propriamente bianco panna, ma andavano verso un lieve giallino.
Attaccato a questo c’era uno specchio alto più o meno due metri, stretto e lungo, dove si specchiava il grosso letto matrimoniale, nel quale dormivano due persone. Lui, moro, ben fatto, le coperte lo coprivano solamente per metà, lasciando fuori la schiena magra e scolpita.
L’altro, invece, aveva di unico dei capelli ricci, sembravano essere morbidi anche solamente alla vista di questi. Lui era coperto del tutto, spuntava dalle coperte solamente il volto, gli occhi verdi socchiusi che guardavano il ragazzo dal quale era stato appena chiamato.
– Ehi.. – rispose semplicemente, stringendosi nel piumone. Il moro si avvicinò a lui, lasciandogli dei dolci baci umidi sul collo, soffiandoci sopra poco dopo. – Dormito bene? – le domande che gli faceva ogni mattina. Si preoccupava per lui ogni secondo, ogni istante, lo amava semplicemente. Non avrebbe voluto lasciarlo mai.
– Sinceramente? Ho dormito davvero bene. – Sussurrò con voce fievole, senza alzarsi, quasi per non rovinare il momento.
Gli sorrise. Quel sorriso che era solito a fare quando era felice. – E tu, Zayn? – mugolò nel silenzio il riccio, alzando un braccio e cingendogli il bacino, andando a sfiorargli così la schiena con i polpastrelli delle dita. – Meravigliosamente. –
Ed era vero. La sera prima si erano lasciati andare alla passione, arrivando a fare l’amore fra le quattro mura di quella stanza che oramai sapeva a memoria la loro passione. Zayn fece incrociare le loro gambe fra le coperte, avvicinando le labbra a quelle dell’altro, sfiorandole semplicemente.
– Vado a preparare la colazione, amore.. – lo baciò finalmente, staccandosi qualche secondo dopo, si alzò dal letto, e si stiracchiò. – Quelle natiche sono solo mie. – ribadì con dolcezza il riccio. – Sì, Harry, solo tue. – Scoppiò a ridere, facendo rimbombare nella stanza quella risata cristallina.
Trovò a terra dei boxer, quelli della sera prima, mettendoseli addosso, e infine scese verso la cucina. Prese due grossi bicchieri, riempiendoli di succo d’arancia. Mise nel tosta pane quattro fette per toast, prendendo fuori dal frigo della pancetta e due uova. Ripose queste in un tegamino, dopo averci colato dentro dell’olio, per far sì che non si attaccassero. Sentì i passi del ragazzo scendere le scale, abbracciando il cuoco provetto da dietro.
– Che profumo.. – sussurrò, sfiorandogli l’orecchio con la lingua, mordendo poco dopo il lobo.  – Potrei diventare un cuoco, invece che studiare psicologia, non credi? – chiese divertito, prendendo due piatti e poggiando le fette di pane su questi, e subito dopo ripose vicino le uova e la pancetta. Prese entrambi i piatti, girandosi, ancora con Harry alle spalle, e li appoggiò finalmente sul tavolo.
– Sto morendo di fame..  – sussurrò Zayn, facendosi cadere sulla sedia, prima di prendere il ragazzo dai fianchi: lo aveva messo seduto sulle sue gambe. – Allora, oggi che si fa? – domandò, prendendo in mano una fetta di pano, portandosela alle labbra, morandola. – Qualsiasi cosa tu voglia, immagino. Io ti seguo, amore mio.. –
Harry avvicinò il viso a quello del moro, prendendo in bocca l’altra estremità del toast, facendo sfiorare così leggermente le loro labbra. Zayn fece lo stesso, dando un morso, e così di nuovo Harry, arrivando a baciarsi già con una certa passione, di prima mattina. – Piccolo mio.. – mugolò il moro fra le labbra dell’altro, stringendolo a se con tale possessione da farlo quasi soffocare.
Le loro lingue si cercavano, si sfioravano, danzavano fra loro con passione e decisione, quasi fossero secoli che non si sentivano. Il loro sapore era unito, unico e buono, tale che non avrebbero mai voluto staccarsi l’uno dall’altro. – Hai intenzione di tornare a letto, mh? – gli chiese il riccio dolcemente, accarezzandogli i capelli alla nuca. – Non sarebbe una brutta idea.. – Gli lasciò un ultimo bacio, prima di dargli una pacca sulla coscia sinistra.
– Forza alzati, sto davvero morendo di fame. – Non appena Harry scese, infatti, addentò un po’ di pancetta e subito dopo l’uovo. – Vedo, porco! – esclamò divertito il più piccolo, portandosi l’altra fetta di pane alla bocca, mangiandola molto più  lievemente dell’altro, come sempre dopo tutto. – Quando hai il prossimo esame? – sussurrò. – Uhm.. fra qualche settimana, ma ho già studiato tutto, dovrebbe andare bene, come sempre. – Si diede un po’ di arie.
Non aveva mai fallito nessun esame di psicologia fino ad allora. – Idiota. – Sorrise Harry. Subito dopo si alzò , poggiando le labbra sulla guancia di Zayn. – Io vado a farmi una doccia, dopo andiamo al parco. – Ed eccolo che aveva scelto. Amava quando era lui a scegliere, perché al moro sarebbe andata bene qualsiasi cosa avesse scelto. A lui importava stare con lui. Importava parlarci, poterlo baciare, anche solamente sfiorargli un tempia e guardarlo negli occhi.
Era la cosa più bella che gli fosse capitata in tutta la sua vita. Era il ragazzo che aveva sempre aspettato, e su questo non c’era alcun dubbio. Anche loro avevano avuto gli alti e i bassi, ma era una relazione fantastica. Entrambi sapevano che nessuno dei due poteva vivere senza l’altro e che perciò non si sarebbero mai lasciati per nessuna ragione al mondo. Zayn sarebbe voluto morire con lui, avrebbe combattuto per lui, per renderlo felice, per stare con lui per sempre, fino alla fine dei suoi giorni. E sapeva che Harry ricambiava, anche se non si erano mai dette apertamente quelle cose.
Glielo si leggeva negli occhi. Velocemente finì di mangiare, e prese a sparecchiare, mettendo i piatti nel lavandino. Li avrebbe lavati non appena sarebbero tornati a casa, senza impegni, non c’era fretta. Risalì le scale, sentendo lo scroscio dell’acqua scendere sul corpo perfetto del suo ragazzo. Riordinò la camera, facendo il letto e mettendo apposto i loro vestiti, prima di aprire l’armadio e vestire con qualsiasi cosa trovasse. Dei semplici jeans, una maglietta a maniche corte, ed una felpa piuttosto grossa sopra. Il suo sguardo si indirizzò verso il riccio, che era uscito dalla doccia, con solamente un asciugamano addosso, precisamente dai fianchi fino al ginocchio.
– Sei bellissimo, amore mio. – Sussurrò, prendendogli il volto fra le mani per poterlo baciare. – Vestiti piuttosto pesante, fuori fa un po’ freddo e il tempo non è dei migliori. – Disse, andando verso il bagno. Mise il viso sotto l’acqua, passandosi una mano fra i capelli per bagnarli quel minimo, visto l’assenza di gel. Si guardò per qualche secondo allo specchio, leccandosi il labbro inferiore, che era leggermente sporgente a quello superiore, che sembrava farlo quasi sempre imbronciato, anche se aveva un sorriso davvero unico e splendido. ‘Meraviglioso’ come diceva Hazza. ‘Il sorriso del mio Zayzay.’ Continuava poco dopo.
Un brivido gli attraversò l’intero corpo, facendolo fremere. Quando ritornò in camera, lo trovò già vestito, stava indossando giusto la felpa. Si infilò le scarpe insieme a lui, porgendogli il braccio. – Allora, principessa, mi onora di questa passeggiata insieme a lei? – sorrise, con il mento all’insù e piuttosto altezzoso. Harry tossì, prendendogli il braccio, e sorridendo. – Ma certo principe, ne sarei davvero onorata. – Qualche secondo di serietà, prima di scoppiare a ridere, mentre si dirigevano verso la porta. Prese le chiavi, si richiuse questa alle spalle, e iniziarono finalmente la loro passeggiata. Il tempo, infatti, come aveva detto Zayn, non era dei migliori, ma non importava, l’importante era rimanere insieme. – Forse riesco a trovare un lavoro al bar vicino alla tua università. Ricordi che ho fatto domanda? Probabilmente il ragazzo che lavorava lì se ne va, e così si libera un posto.. – Harry gli sorrise dolcemente, mentre faceva scendere la mano verso quella del moro , incrociando così le loro dita, sottili e che si univano e completamente perfettamente.
– Davvero? Così durante la pausa pranzo potrai venirmi a trovare, mentre sono invaso da tutti quei libri.  – sorrise, stringendogli maggiormente la mano, alzando lo sguardo verso la strada deserta. – E potrai guadagnare qualcosa. – Aggiunse. – Sì, così potrai pagarti l’università. – Zayn sospirò, scuotendo il capo. – Ti ho detto che faccio da solo, davvero, devi pensare a te, a quello che vuoi fare tu, senza pensare a me, d’accordo? Io guadagno qualcosa alle serate che faccio ogni tanto e bast.. – Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase, che l’altro lo interruppe. – Sai bene che non bastano, Zay. E io voglio davvero darti una mano, so quanto ci tieni a diventare uno psicologo. E non negarlo, si legge nei tuoi occhi quanto ami questo lavoro. E io amo te, di conseguenza voglio che tu sia felice, e ti aiuterò. - 
Era così dolce in quel momento, che quasi il più grande sentì le lacrime agli occhi. – Stronzo, mi fai pure commuovere.. – borbottò divertito, passandosi una mano sul viso, asciugandosi le lacrime, arricciando il labbro. – Va bene. Ma se resta qualcosa, dobbiamo assolutamente tenerlo da parte per te, va bene? – L’altro annuì, sorridendogli dolcemente. I due continuavano a tenersi per mano, camminavano, restando vicini, senza preoccuparsi troppo dello sguardo dei passanti. Il silenzio era splendido, i loro sguardi si incrociavano ogni tanto, esprimendo tutto l’amore che provavano l’uno contro l’altro. Il parco fu subito da loro, le foglie gialle erano cadute sul terreno, rendendolo una grande distesa di foglie secche, ma un paesaggio meraviglioso che avrebbe incantato qualcuno.
Gli alberi erano perciò spogli, le panchine lievemente bagnate. Zayn si sedette sopra una di queste, facendo segno al suo ragazzo di mettersi sopra alle sue gambe, e così fece. – Vorrei.. stare così per sempre. – Quella voce che uscì dalle labbra del riccio era fievole, piccola, quasi inudibile, ma sincera. Appoggiò la fronte contro la sua spalla, così il moro prese ad accarezzargli i ricci alla nuca, cercando di farlo rilassare. – Non potrei davvero chiedere di meglio che questo, piccolo.. –
Era tutta la sua vita. Se l’avesse perso, gli sarebbe sicuramente caduto l’intero mondo addosso. Non voleva nient’altro se non lui. Era la sua aria. Colui che riusciva a mandarlo avanti giorno, colui che gli dava la forza di combattere e lottare per qualsiasi ostacolo si contrapponesse fra lui e qualcos’altro che doveva raggiungere.
– Ti amo. – Aggiunse qualche secondo dopo. – Ti amo più della mia stessa vita, Harry.. – Ed eccolo che ricominciava a parlare, quelle parole dolci che gli uscivano tutte le volte che c’erano quei momenti di amore tra loro. Ad un tratto il riccio si alzò , mettendosi vicino a lui, perché un uomo si era avvicinato alla panchina. Zayn notò il suo ragazzo arrossire, e gli sorrise. – Ragazzo? – L’uomo aveva parlato. Il moro si girò verso di lui, facendogli un segno con il capo. – Con chi stai parlando? – Il ragazzo scoppiò a ridere divertito. – Con il mio ragazzo, non vede? -  Il suo viso era orgoglioso, mentre stringeva la mano della persona che amava più di tutte. Si girò un attimo verso di lui, sorridendogli, prima di girare nuovamente lo sguardo verso l'uomo che aveva un'aria piuttosto strana e corrugata.
– Io non vedo… nessuno. - Sembrava essere serio, maledettamente serio, non stava scherzando. - Che cosa? E' lui, è qui, come può non vederlo?! – Urlò il moro.  Stava già impazzendo, si girò dall'altro canto, ma non Harry non c’era più. - .. Era qui un attimo fa. C'era. - L'uomo gli si avvicinò , poggiandogli una mano sulla spalla. – Malik.. –
La sua voce era grave, piuttosto triste. – E’ un anno che va avanti questa storia, devi tornare  in te, devi dimenticarlo. Harry è morto da cinque anni, Zayn. Lo amavi, lo amavi con tutto te stesso. Ma devi dimenticarlo. E’ ora di andare avanti piccolo. – Erano le parole più orribili che potesse sentire, la disperazione si impossessò di lui. Cominciò a piovere, l’acqua colava sui corpi dei due, ma sembrava non esistere. La tristezza era troppo grande. Non poteva crederci, non era vero, lo stava prendendo in giro. Si guardò di nuovo intorno, ma non c’era traccia dell’altro.
– H-Harry.. – Sussurrò con un filo di voce, le sue lacrime si confondevano con la pioggia, quella pioggia sempre più violenta.
– Ha-Harry.. amore mio.. – Continuava a ripetere. – Torniamo dentro, forza.. Zayn. Lo psicologo Lambert ti aspetta. – Gli circondò le spalle con un braccio, prendendo a camminare sotto quel fiume di disperazione che durava oramai da cinque anni.
Dalla morte di quel ragazzo di 19 anni. Morto a causa di un incidente stradale causato dal suo stesso ragazzo.

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