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Dopo quella scena mi allontano, devo assolutamente bere dell'acqua. Cammino verso gli spogliatoi, infilo la mano nella tasca dei pantaloni per prendere il Badge per aprire la porta ma, la tasca é vuota! Entro nel panico più totale, controllo in tutte le mie tasche ma non c'è assolutamente nulla.

-Che hai perso?

Mi si affianca Fabio preoccupato.

-Il Badge
-l'hai appoggiato da qualche parte?
-no, ce lo avevo in tasca!
-Okay, adesso mantieni la calma, ti aiuto a cercarlo va bene? Devi usarlo ora?
-Dovevo andare a prendere dell'acqua in spogliatoio
-Ti presto il mio
-Grazie, davvero
-Di nulla

Mi da il suo Badge ed entro nello spogliatoio, sono preoccupata, non l'ho perso ne sono sicura, qualcuna deve avermelo preso mentre ero distratta, dio che casino!
Mi appoggio alla panchina e bevo dell'acqua dalla bottiglietta che mi ero portata da casa.
La porta dello spogliatoio si apre e si chiude, qualcuno entrato, di sicuro é Fabio, avrà trovato il mio badge.

-Fabio? Sei tu? L'hai trovato????

Nessuna risposta, richiedo ma ancora niente, non mi sono immaginata il rumore della porta che si apriva, non sto di certo diventando pazza, estraggo velocemente la pistola dalla fodera e la tengo salda tra le mani.

-Chi é!?

Finalmente qualcuno risponde, e la risposta mi fa gelare il sangue, di nuovo.

-Il tuo incubo al momento.

Esce dalla parete la detenuta Zahir, tiene in mano una pistola, entrambe ci stiamo puntando l'arma contro.

-Abbassa l'arma...

Cerco di mantenere la calma.

-Io mantengo sempre le mie promesse, e questa é una di quelle che mantengo.
-Nom fare cazzate...
-Hai iniziato tu, nessuno ti ha chiesto di venire qui e rovinarmi la tranquillità
-Non ho chiesto io di venire qui...e io non ti ho fatto nulla!
-Io stavo ammazzando quella figlia di puttana che mi stava rovinando la vita, e tu mi hai fermata, e sai quanti anni mi hanno dato per quello? 20, 20 cazzi di anni, io non starò qui altri venti anni.
-Se ammazzi me...starai qui per sempre...
-Almeno mi sono liberata di te, brutta figlia di puttana.

Riesce a disarmarmi e mi ritrovo nuovamente contro al muro  con la pistola puntata alla gola, riesco a prendere la "canna' della pistola e a spostarla dal mio corpo, anche se la forza di lei é molta di più rispetto alla mia e in quel momento siamo un tira e molla.
La mia mano finisce sul polso in cui tiene la pistola e riesco a girarglielo per metterlo dietro alla schiena ed inverto le posizioni facendola finisce col petto contro al muro e le levo la pistola facendola cadere lontana da noi, le porto anche l'altro polso dietro e cerco velocemente le manette nella mia cintura.
Ricevo un calcio sulla gamba che mi fa urlare di dolore, in quel momento percepisco la rabbia invadere completamente il mio corpo, prende il controllo di me, e mi ritrovo a diventare aggressiva.
La prendo per i capelli facendole sbattere la faccia di lato al muro e la tengo ferma mebtre le metto le manette e questa volta le tiro un calcio con la stessa energia con cui me l'ha tirato lei.
La sposto dal muro quasi spingendola e le punto la pistola alla tempia.

-Ti assicuro. Che finché lavorerò qui. IO sarò il tuo incubo, non tu il mio.

La spingo fuori dallo spogliatoio e la sbatto in isolamento senza nemmeno provare un po' di pena, come proverei nei confronti delle altre.
Sono cosi arrabbiata che non mi accorgo neanche che il calcio da lei tirato mi ha rotto i pantaloni e ferito la gamba, sto perdendo sangue  i miei pantaloni e scarpe sono pieni di sangue.
Quando inizio a essere meno arrabbiata percepisco il dolore e zoppico fino all'infermeria, dove Sandoval mi accoglie e mi mette dei punti.
Odio questo dannatissimo lavoro.

{al fondo del precipicio} //ZulemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora