12. Forse il karma sta cercando di dirmi qualcosa

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Quando torno a casa, mi fiondo direttamente in camera. Rivolto l'armadio da cima a fondo, mentre Daisy, Jake e nonna Marlow giudicano le mie scelte.
«Troppo corto», commenta mia sorella mentre sorseggia una lattina di Coca Cola.
«Troppo lungo», dice invece Jake della mia scelta successiva.
«Troppo formale», si aggiunge nonna Marlow.
«Troppo scuro».
«Troppi brillantini».
«Troppo casual».
«E va bene!» grido. «Mi arrendo, avete vinto voi». Mi lascio cadere di schiena sul letto, atterrando in un mucchio di vestiti che sono tutti "troppo" in qualcosa, a detta dei miei familiari.
«Forse questa storia con Ethan non ha futuro... è il destino a parlarti, Em», dice Daisy, e io la guardo male.
«E questo cos'è?» Nonna Marlow recupera da terra un vestito semplice azzurro, con le spalline sottili e dei bottoncini sulla parte superiore.
«Veramente carino, Em!» Commenta Jake. Daisy storce il naso, ma è costretta ad ammettere che è un vestito adorabile. Mi cambio alla svelta, poi mi lancio verso le scale. Volo fino all'ingresso, dove infilo le scarpe. Raccolgo la borsa, mi ravvio i capelli, controllo rapidamente il trucco, poi mi volto verso i miei familiari.
«Sono pronta». Lo dico più per incoraggiarmi che altro. «So che lo sono».
«Quando pensi di dover dire qualcosa di terribilmente importante: taci», mi consiglia Daisy. Annuisco, in ansia.
«Cerca di non arrossire troppo», dice invece Jake.
Nonna Marlow si limita a sorridermi, poi mi dà un bacio sulla fronte. «Cerca l'equilibrio dentro di te e stabilizza i tuoi chakra».
Faccio il saluto militare ed apro la porta. «Che il karma sia con me».

Ethan non ha scelto un ristorante come mi aspettavo, ma il diner più carino del nostro quartiere, il Doc's. E preferisco di gran lunga un luogo casual come questo, dove non devo riflettere troppo su quale forchetta usare, ma posso concentrarmi su ciò che dico. E ne avrò bisogno. Il soffitto è interamente coperto di luci al neon azzurre e rosate, che illuminano il locale delle stesse tonalità. I tavolini sono separati da divanetti vintage di pelle nera uniti tramite gli schienali, così che ogni postazione è dotata di una certa intimità. Il bancone è a ferro di cavallo, e percorre l'intero locale. Dietro alle vetrate si può trovare ogni tipo di prelibatezza: torte, dolcetti, muffin, cupcakes, tramezzini...
«Stai davvero bene», mi dice Ethan non appena ci siamo seduti. Sento le guance andarmi istantaneamente a fuoco, e mi pento per non aver ascoltato Daisy quando mi ha consigliato di mettere il fondotinta.
«Vorrei quasi sposarti», mi fa l'occhiolino, e io rido per il riferimento.
«Preferirei che non riportassi a galla la mia dignità ferita. Lasciala dov'è», scherzo.
Ethan ride, poi mi chiede cosa voglio mangiare. Ordiniamo due hamburger, una porzione di patatine e due bicchieri di Coca Cola. Mentre aspettiamo che il cameriere arrivi con le bevande, io inizio a torturarmi le dita sotto al tavolo. Detesto il silenzio, e sento sempre il bisogno impellente di riempirlo con qualsiasi stupidaggine mi passi per la testa.
«Allora...»
«Dunque...»
Parliamo contemporaneamente, e dopo un secondo di imbarazzo scoppiamo a ridere.
«Prima tu», gli dico.
«Volevo solo dirti che sono davvero felice che tu abbia accettato di venire a cena con me, e che mi sono divertito un sacco oggi al minigolf».
Per un secondo mi perdo a fissare i suoi bellissimi occhi verdi, poi mi ricordo che sarebbe carino rispondere.
«Anche io sono stata molto bene», gli dico.
Okay, Emma, stai andando bene. È così difficile essere normali.
«Sai, con tutto quello che è successo con Taylor ne avevo veramente bisogno. Uscire, svagarmi, è stato... bello. Vorrei che ci fossimo conosciuti prima, magari le cose sarebbero andate in modo diverso».
Ethan Moore sta insinuando che potrebbe esserci qualcosa di più tra noi?
Allarme: surriscaldamento sistemi. Raffreddare, raffreddare.
Forse il karma sta cercando di dirmi qualcosa. Forse è la mia occasione. Ora o mai più.
«Ethan, tu mi-»
L'arrivo del cameriere col nostro ordine interrompe la mia confessione, e non posso fare altro che chiedermi se sia un bene o un male. È sempre il karma? Probabilmente sono solo gli influssi di nonna Marlow. Glielo dirò dopo. Gli confesserò che sono innamorata di lui da ben quattro anni. Posso farcela.
Per una volta nella mia vita mi sforzo di mangiare piano e in modo composto, per quanto un hamburger lo permetta. Ovviamente, però, è la mia vita, e i propositi per fare una figuraccia sono sempre dietro l'angolo. Annego una patatina nella maionese, ma quando la faccio riemergere, per il peso della salsa o che ne so io – in fisica faccio pena – questa ondeggia come un trampolino e schizza la camicia di Ethan. Bianca. I miei chakra provano il forte desiderio di suicidarsi.
«Scusami tantissimo! Ci penso io». Mi piego – realizzando ovviamente troppo tardi che è un errore madornale – sul tavolo, col sedere all'aria, e con un tovagliolo mi premuro di spargere ancora meglio la maionese sulla sua camicia, creando una macchia grande quanto la mia disperazione.
«Emma...» prova a dire Ethan, ma io sono in blocco totale e continuo a sfregare, forse per cancellare la mia vergogna. E di nuovo, una botta in testa sembra la migliore soluzione...Sento qualche fischio alle mie spalle, ma non ci faccio caso e continuo con la mia impresa disperata, finché Ethan non mi afferra i polsi. Il mio cuore ha un'impennata, e sollevo sbigottita gli occhi su di lui.
«Che-che c'è?» balbetto.
«Non preoccuparti per la macchia, ma ti consiglio di tornare... col sedere sul divanetto».
«C-cosa?» annaspo, rossa fino alla punta dei capelli, e mi rendo conto che un gruppo di ragazzi sta facendo dei gesti discutibili alle mie spalle. Probabilmente perché ho esposto tutta la mercanzia. Mi porto una mano alla faccia, imbarazzata come non mai, poi torno seduta. Ho perso tutto il coraggio necessario per la mia confessione.
«Non preoccuparti per la macchia», dice Ethan, poi mi scosta le mani dal volto e mi guarda negli occhi con un sorriso mozzafiato. «Sono così contento di essere finito in punizione con te venerdì, che te la faccio passare liscia. Sei stata proprio una bella scoperta, una ventata d'aria fresca in un periodo terribile».
Trattengo il fiato per non so quanto tempo, poi, ritrovato il coraggio grazie alle sue parole, proprio quando ho sulla punta della lingua quel «mi piaci, Ethan», lui pronuncia una frase lapidaria come una sentenza di morte: «Spero davvero che sia l'inizio di una grande amicizia».
Amicizia.
Il sorriso mi muore in faccia, ma Ethan non sembra farci caso, e chiama il cameriere per pagare il conto. Tutte le speranze vanno in frantumi di fronte ai miei occhi, e di nuovo mi sento una dodicenne alle prese con la sua prima cotta che non vuole saperne di lei. Almeno Cedric non ha avuto occasione di dirmi che non era interessato a me. Quattro anni fa pensavo che sarei stata meglio se me lo avesse detto in faccia, ma la me diciassettenne, dopo questa esperienza, ha capito ufficialmente che vivere col dubbio è meglio.
«Cosa vuoi fare adesso?» mi chiede Ethan quando siamo nel parcheggio. Tutto il mio entusiasmo è svanito, soppiantato da una tristezza infinita, ma non posso assolutamente permettere che mi veda così.
«Ti dispiacerebbe accompagnarmi a casa? Devo mettere in ordine di colore tutte le mie scarpe prima che a Daisy venga un colpo».
«Certo...»
La sua espressione confusa per la stupidaggine che ho appena detto non mi fa neanche sentire a disagio. Ormai ho il cuore a pezzi.
Non appena arrivo in camera mia, mi chiudo la porta alle spalle e crollo sul letto, a faccia in giù sul cuscino. Le lacrime arrivano subito, silenziose ma devastanti, e non sembrano intenzionate a smettere presto. È successo di nuovo. Mi piace qualcuno a cui non interesso. Sono io? È un mio problema? Che frustrazione.
Dopo non so quanto tempo, qualcuno bussa piano. Mi tiro su di scatto, asciugandomi le lacrime, anche se il riflesso nello specchio a muro mi dice che non basta a rendermi presentabile. Spero solo che non sia Grayson, non ho voglia di spiegare.
«Arrivo», mormoro, la voce nasale. Sulla soglia c'è nonna Marlow. Non devo dirle niente, che già mi sta abbracciando. Piango tra le sue braccia, e insieme ci dirigiamo verso il letto. Mi stringe a sé come quando ero piccola, e l'unica cosa che dice mi scalda il cuore, alleviando un po' il dolore: «Ricorda sempre che sei speciale, Emma, e niente e nessuno potrà mai cambiare questa verità».

Ciao fiori di campo!🙊

Qualcuno è contento dell'esito di questo capitolo, qualcun altro no...
Tu in che categoria ti trovi?

Povera Em... ma non è una che si dà per vinta facilmente!

Pensate che Ethan lo abbia detto senza pensarci, oppure era proprio quello che intendeva?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto 🥰

Come sempre vi ricordo la mia pagina Instagram (@xholdonpainends) in cui pubblico anticipazioni e contenuti extra. Venite a seguirmi!💘

Ci vediamo lunedì! 💘

Al prossimo capitolo!🔜

-A

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