Capitolo 22: Colpa

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Appena arrivo alla villa poso la bici nel garage e mi getto sul divano del salotto, essendo troppo stanco per fare qualsiasi cosa mi addormento.

Mi ritrovo a scappare nell'oscurità, non riuscivo a vedere niente, ero completamente perso, nelle mie caviglie sentivo delle spine stracciare la mia pelle e il sangue colare sui miei piedi nudi, non sapevo chi fosse il mio inseguitore, ma sentivo i battiti del mio cuore diventare sempre più veloci e frenetici.

All'improvviso nell'oscurità compare uno sguardo accusatore, gli occhi sembravano quelli di mio padre, una mano gigante esce dall'oscurità e con il dito indice indica dietro di me, verso il mio inseguitore.

Mi giro con lentezza spaventato da quello che potrei vedere e appena i miei occhi si posano su di esso mi irrigidisco, davanti a me c'era una bici.. La bici che avevo rubato..

Perché ero stato così stupido?

Sento la mano di mio padre che iniziare a calare sopra di me, sento il suo gigantesco peso schiacciarmi a terra, non riuscivo più a respirare, la pressione mi stava soffocando.

Nella mia mente compare la figura di mia madre, ma lei non mi aveva mai aiutato, osservava solo da lontano e restava in silenzio, non gli importava cosa mi faceva quel bastardo..

Come al solito riprendo conoscenza con il fiatone, mi metto a sedere e vado a bere in po' d'acqua fresca, mi sentivo debole e svuotato da ogni sentimento, odiavo pensare a lui, avrei preferito fosse morto..

Accendo la TV del salone e abbraccio un cuscino mentre cerco di rimanere sveglio, domani mi aspettava un'altra giornata di scuola e non avevo voglia di fare altri incubi prima di entrare in quell'incubo reale..

Speravo che presto arrivassero le pastiglie che avevo ordinato di nuovo in farmacia, mi mancavano le dormite senza sogni, un po' di tempo per riposare in quella calda oscurità piena di nulla..

L'ombra che ci unisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora