ᴱⁿˡⁱˢᵗᵉᵉ

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James evitò Steve per tutto il tempo. Temporeggiò più che poteva, ma alla fine avrebbe dovuto dirglielo.
A qualche chilometro di distanza, il suo migliore amico riprovò l'arruolamento.
Il dottore aveva Steve davanti agli occhi mentre leggeva la sua scheda - asmatico, quarantacinque chili, scarlattina, problemi al cuore. L'anamnesi di Steve Rogers era particolarmente negativa per poter entrare nell'esercito, ma lui continuò a non darsi pace.
"Di cosa è morto tuo padre?" gli domandò il medico, informandosi sulla sua storia clinica.
"Gas mostarda. Era nella divisione fanteria, io speravo di poter essere assegnato lì".
"E tua madre invece?".
"Era infermiera nel reparto tubercolosi, l'ha presa anche lei".

"Mi dispiace, ragazzo

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"Mi dispiace, ragazzo. Non sei idoneo".
"La prego, faccia qualcosa" lo implorò Steve esasperato dalla situazione.
"Lo sto facendo, ti salvo la vita". Il dottore timbrò sulla sua scheda, congedandolo.
Steve lasciò lo studio medico, andando al cinema. Cercò di guardare il film, ma ogni cosa lo riportò al suo sogno di poter diventare come suo padre, un giorno.
Non aiutò il fatto che un ragazzo si ostinava a parlare nella sala, negando ai presenti la visione del lungometraggio.
Steve era un ragazzo di ventiquattro anni, alto solo un metro e sessanta, ma che si comportava come se fosse l'opposto.
"Vuoi chiudere quella bocca?!" urlò al ragazzo per farlo stare zitto.
Questo si alzò, innervosito. Quindi lo portò fuori dal cinema per picchiarlo.
"A chi hai detto di stare zitto?" domandò al ragazzo di piccola statura, tirandogli un pugno in faccia.
Steve si rialzò, usando il coperchio di un bidone della spazzatura come scudo.
"Non ti arrendi facilmente, vero?".
"Ho tutto il giorno libero" commentò, tentando invano di colpire l'altro ragazzo, scivolando sul marciapiede.

 "Ho tutto il giorno libero" commentò, tentando invano di colpire l'altro ragazzo, scivolando sul marciapiede

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Qualcuno accorse in suo soccorso, mettendo il ragazzo ko per poi farlo andare via. Era Bucky, il suo migliore amico.
"A volte penso che ti piaccia farti prendere a pugni".
"L'avevo messo alle corde" rispose Steve, asciugandosi il sangue dalla faccia. James prese la scheda che gli era caduta dalla tasca.

"A quante volte siamo arrivati?" lesse la domanda di arruolamento, sgranando gli occhi

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"A quante volte siamo arrivati?" lesse la domanda di arruolamento, sgranando gli occhi.
"Adesso vieni da Paramus?". Steve non rispose, ricomponendosi.
Guardò l'amico dal basso verso l'alto. Indossava la divisa.
"Sei stato assegnato?" James annuì. Non poté nasconderglielo ulteriormente.
"107esimo. Sergente James Barnes. Salpo per l'Inghilterra domani all'alba".
"Avrei dovuto esserci anche io" James lo cinse a sé per la spalla, facendolo sorridere.

"Stasera usciamo

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"Stasera usciamo. È la mia ultima serata libera".
"E dove andiamo?".
"Nel futuro" James passò una pagina del New York Times al suo amico, che lesse velocemente l'articolo sull'esposizione mondiale del domani.
Steve si diede una ripulita, uscendo poi con Bucky e due sue amiche.
"Che cosa hai raccontato di me?" gli domandò, curioso.
"Solo le cose buone". James prese per mano la ragazza che stava frequentando in quel periodo. Dolores non l'aveva più richiamato e lui non ci aveva sperato più di tanto.
Questa era più carina e soprattutto più intelligente. Forse l'avrebbe persino aspettato durante la guerra e l'avrebbe sposata al suo ritorno.

Arrivarono all'esposizione del futuro di Howard Stark, un ingegnere meccanico produttore di innovazioni scientifiche volte a cambiare il mondo. Nel contempo, Steve tentò di fare amicizia con la ragazza, amica di Bucky che però non lo guardò.
James osservò la mostra, sgranando gli occhi non appena l'auto esposta si sollevò dal pavimento.
"Che cosa ne pensereste se, nel giro di pochi anni, la vostra macchina fosse in grado di non toccare il suolo?".

L'auto restò sospesa per qualche secondo, precipitando a pochi centimetri dal pavimento

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L'auto restò sospesa per qualche secondo, precipitando a pochi centimetri dal pavimento.
"Come ho detto: tra qualche anno". Stark rise, parlando al microfono. Anche il pubblico si fece una grossa risata, mentre James chiese a Steve di portare a ballare le ragazze.
L'amico era svanito nel nulla e Bucky lo cercò a lungo, trovandolo ancora una volta a fare domanda per l'arruolamento.
"Non hai capito il senso di un'uscita a quattro. Dai, vieni. Portiamo le ragazze a ballare" gli diede una pacca sulla spalla, ma Steve fu particolarmente riluttante.
"Iniziate ad andare. Vi raggiungo più tardi" James alzò gli occhi al cielo, capendo le sue intenzioni.

"Ti scopriranno, o peggio, ti arruoleranno. Questa è una guerra...".
"Lo so che è una guerra.." iniziò a dire il piccoletto "...che cosa vorresti che facessi in alternativa? Che raccatti pezzi di metallo con il carrettino rosso?".
"Si, che cosa ci sarebbe di male?".
"Non me ne starò chiuso in una fabbrica, Bucky. Non fa per me. Ci sono uomini che sacrificano le loro vite. Io non ho nessun diritto di fare meno di quegli uomini" James tirò un grosso respiro, vedendo il suo migliore amico più risoluto che mai.
Si preparò a tornare dalle ragazze, consigliando a Steve di non fare nulla di stupido fino al suo ritorno.

"E come potrei? La stupidità te la porti tutta con te" James soffocò una risata, tirando a sé il suo amico per poterlo abbracciare

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"E come potrei? La stupidità te la porti tutta con te" James soffocò una risata, tirando a sé il suo amico per poterlo abbracciare.
"Cretino. Sii prudente. Non vincere la guerra finché non arrivo io" Bucky fece spallucce, trascorrendo il resto della serata a ballare, a divertirsi per l'ultima volta.
Il giorno dopo, tutto sarebbe cambiato. La sua vita, i suoi obiettivi.

𝐁𝐨𝐫𝐧 𝐭𝐨 𝐛𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐖𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐒𝐨𝐥𝐝𝐢𝐞𝐫 | Libro TerzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora