La signora Mirror

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Alex era davvero preoccupato poiché la sera prima la Mirror gli era sembrata una signora distaccata e fredda, sicché il solo pensiero di dover passare del tempo da solo con lei era assolutamente terrorizzante.
Ancor meno rassicurante era il corridoio che portava al suo ufficio. Alex stava camminando e non riusciva a scorgerne la fine.
-Alex!- urlò Anthony, che lo raggiunse. -Te l'avevo detto di non restare lì.
Gli diede un pugno sulla spalla.
-Avresti dovuto ascoltarmi.
-Lo so- rispose Alex -Avevi ragione.
-Beh ovvio, io ho sempre ragione. È bene che tu te lo
ricordi. Alex rise.
-Dovresti andare, ci vediamo dopo.- disse Anthony, mettendogli una mano sulla spalla. -Buona fortuna.
Se ne andò.
Quando Alex giunse a destinazione avrebbe preferito non esserci mai arrivato. Aveva paura di quello che la Mirror avrebbe potuto fargli.
Poi si accorse di qualcosa di veramente strano: il corridoio era un vicolo cieco!
- NON PUÒ ESSERE!- sbottò Alex -MI STATE PRENDENDO IN GIRO VERO?

Si rese conto che urlare aiuta a calmarsi e a mandar via lo stress.
-Dovrei urlare più spesso.
Qualcosa però attrasse la sua attenzione. Sul muro c'era una scritta.
Si prega di bussare.
Dopo aver preso coraggio sollevò il polso e... TOC.
Quasi non si accorse di aver picchiato sul muro che subito una botola sul pavimento si aprì e Alex cadde in un baratro infinito.
Sentire il vuoto cadendo è una sensazione particolare, che forse avrete sperimentato sulle montagne russe. Eppure cadere senza seguire alcun percorso prestabilito e in assenza di un sedile è tutt'altra cosa. Ogni parte dell'ambiente in cui precipiti sembra muoversi alla velocità della luce mentre il corpo è sballottato senza logica.
Alex lo stava sperimentando proprio in quel momento, e di una cosa era certo: non gli piaceva, ma proprio per niente. Purtroppo sarebbe precipitato altre volte in futuro.
Solitamente riusciva a pensare e a ragionare, ma in quell'istante ogni capacità era bloccata.
Quando sembrava che tutto fosse ormai perduto Alex subì uno strattone e si fermò, bruscamente, a mezz'aria.
Dopodiché si avvicinò leggermente a terra, i suoi piedi toccarono il suolo e lui, paradossalmente, si sentì sollevato. Scusatemi la pessima battuta.

Tutta l'ansia per la caduta, ma non quella per l'incontro con la Mirror, lo abbandonò.
Alex era ancora al buio dentro uno spazio minuscolo, quando finalmente si aprì una porta e una luce lo accecò.
Io non definirei l'ufficio della Signora Mirror un semplice, scusate la ripetizione, "ufficio". Assomigliava di più, vista la grandezza, ad un parco. Una gigantesca prateria si stendeva a perdita d'occhio ed era attraversata da un grande fiume, emissario di un laghetto dal blu cristallino.
Una luce artificiale splendeva sull'acqua lucente e sulle grandi querce attorno al lago. Tutta questo era contenuto in una grande stanza dell'albergo, quindi niente era davvero naturale.
Per andare dall'altro lato del fiume era necessario attraversare un ponte simile ad un piccolo acquedotto romano, oltre il quale una sequoia gigante cresceva rigogliosa. Sulla sua cima vi era una casa sull'albero dalle dimensioni disarmanti, dove viveva la Mirror.
Lei era seduta ad una scrivania all'ombra dell'albero.
Quando si accorse che Alex era entrato la donna alzò la mano e lo invitò a raggiungere il tavolo.
Lui, timorosamente, attraversò il ponte. Toccò l'acqua del fiume e si guardò attorno ammaliato. Quella stanza era incredibile.
Si avvicinò alla donna.
- Ciao Alex, ti stavo aspettando. Sorrise.

Parlare con qualcuno che occupa un grado più alto del tuo in qualsiasi tipo di gerarchia è sempre molto complicato e ansiogeno. Nonostante ciò il sorriso della Mirror era genuino e questo lo rassicurò.
- Buongiorno- rispose Alex.
- Ti prego di sederti.
Lui si sedette attento a non far rumore per paura che
quella donna lo scannasse vivo. Nonostante il sorriso infatti il timore era comunque tanto.
-Allora Alex, come ti stai trovando qui da noi?
-Bene...- disse con titubanza, poiché non si trovava affatto bene siccome nessuno gli aveva spiegato perché fosse lì, e questo era abbastanza stressante e senza alcun senso. -Cioè potrebbe andare meglio se solo lei mi dicesse perché mi trovo qui.
-Però potrebbe anche andare peggio, potresti essere in un posto molto peggiore di questo. Te lo assicuro.- disse lei, giocherellando con una penna -Non hai ancora avuto occasione di chiedere spiegazioni a qualcuno?
-No, posso chiederle a lei?
-Mi dispiace, ma non mi è permesso.
-Da chi?- Chiese il ragazzo, che continuava a non
capire.
-Il Signor Grey mi ha comunicato che...-
-Scusi, perché cambia discorso?- la interruppe Alex
alzando la voce, in uno strano attimo di coraggio.
Si pentì subito della sua domanda. Sapeva infatti che probabilmente la signora si sarebbe imbestialita. Avrebbe

potuto chiamare il direttore? Alex non sapeva chi o cosa fosse, ma io vi do un consiglio: ricordatevi questa parola.
-Ho detto che non mi è permesso, e la discussione finisce qui.- rispose lei, nella cui fredda voce si percepiva irritazione, che sparì subito. Doveva discutere con Alex del perché era stato convocato lì.
-Allora- riprese la Signora Mirror -Grey mi ha comunicato che sei uscito per prendere una scopa al banco aiuto e che sei tornato solo alla fine della lezione. Come mai? Capisco che tu possa essere scosso da quello che sta succedendo, ma la puntualità è importante.
La donna si alzò, si abbassò sotto la scrivania e ne estrasse tè e biscotti.
-So che non farai in tempo a pranzare. Vorresti del tè?
Prima che Alex rispose lei lo versò in una tazza. Era gentile, dopotutto.
-Mi vuoi spiegare dov'eri?
-Dopo aver preso le scope mi sono intrattenuto a parlare con Hannah, che stava piangendo sul divano. Volevo tirarle su il morale. Poi sono andato in bagno e sono tornato in classe.
Sappiamo tutti che Alex non si era fermato davvero in bagno, ma voleva ovviamente evitare di parlare della colonna.
-Va bene. Ti credo- la donna poi cambiò discorso - Come ti trovi con il tuo compagno di stanza, tutto procede a gonfie vele?
-Si grazie, Anthony è molto simpatico.

-Con gli Ariai che sono svegli in camera tua?
-Non abbiamo avuto particolari problemi.
-Per fortuna, spesso ce ne sono con Michael. Hai per
caso scoperto già il tuo potere?
-Purtroppo no e la cosa mi preoccupa un po', perché
Anthony ha già capito il suo.
-Non ti preoccupare Alex. È normale, a dispetto di ciò
che dice Grey, avere qualche difficoltà, ma devi riuscire a controllarlo perché in futuro ci sarà un esame.
-Non ti preoccupare però perché non è complicato- continuò lei- Comunque, parlando della tua punizione per il ritardo... dovrai passare il pomeriggio con il Signor Grey per aiutarlo a svolgere i suoi doveri. Per questo ho anticipato il tuo lavoro pomeridiano. Devi andare adesso in cucina, troverai un compagno ad aiutarti.
-Ma non c'erano due ore di pausa? come faccio ad avere un compagno?
-Oh no, le due ore di pausa sono per voi che siete appena arrivati, per quelli degli altri anni gli orari sono diversi. Hanno la pausa dopo i lavori. È stato un piacere parlare con te.
- Grazie- esclamò Alex, già in piedi -Arrivederci.
Il ragazzo si voltò per andare in sala da pranzo, quando la campanella suonò e capì che non ne aveva il tempo. Doveva subito andare a svolgere il suo compito pomeridiano in cucina, in accordo con il suo programma del giorno, dove però avrebbe trovato una piacevole sorpresa ad aspettarlo.

-Alex- disse la signora Mirror, appoggiando le mani sul viso preoccupato, prima che il ragazzo se ne andasse,
- So che può sembrare strana tutta questa situazione, ma ti prego fidati di me. Questo è davvero il luogo migliore in cui possiate vivere senza soffrire.
-Di cosa sta parlando?- chiese lui, che non capiva.
Lei lo guardò con aria pensierosa, pensando al passato. -Non preoccuparti, un giorno capirai le mie parole.
la Signora Mirror prese una chiave che aveva in tasca
e, dopo averla inserita in un buco nella corteccia, fu trasportata nella casa.
Si diresse in cucina e parlò all'uomo seduto al tavolo.
-Alex è qui- la Mirror esitò- Speravo che questo giorno non sarebbe mai arrivato, ma sai cosa significa questo. Dobbiamo seguire le istruzioni di Sky.
-Non ti preoccupare- disse il direttore -Abbiamo un piano, nulla potrà andare storto.
-Se siamo qui significa proprio che le cose sono andate storte...
-Vedrai che riusciremo a sistemare le cose. Mi fido del piano di Ellifore. Abbiamo sacrificato tutto per questo, non sono ammessi errori. Faremo tutto ciò che è in nostro potere.
-Noi non abbiamo un piano, ci stiamo solo fidando di Ellifore. Se stesse mentendo? Lo vuoi fare davvero? Non abbiamo ancora ben capito le sue intenzioni. Vuole forse che Alex scappi?

-Stefany non abbiamo alternative. Lei conosce la realtà meglio di tutti noi. Ci spiegherà cosa fare, dobbiamo fidarci.
-Lo sai- continuò lui -Non voglio fare del male a questi ragazzi, ma sono disposto a fare tutto quello che Ellifore pensa sia necessario per salvare il mondo. Sia ad ucciderli, che a lasciarli scappare.
Il direttore, dopo aver pronunciato queste parole, si alzò per abbracciare la donna. Lei si appoggiò al suo cuore.
-Spero che le cose vadano per il meglio- disse. -Lo spero anche io- rispose lui.
La baciò e se ne andò.

Il Pianeta Perduto: l'ombra del direttoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora